Senza dubbio avete sentito parlare del mito che bisogna avere una “faccia da poker” per giocare bene. Oggi ho intenzione di svelarvi un piccolo segreto. Il poker non è riuscire a leggere i tic facciali - ma è riuscire a leggere le persone. Qual è la differenza vi chiederete?
Bene, quando sentite la frase, “leggere il vostro avversario”, non significa necessariamente che dovete cercare degli indizi nel suo linguaggio del corpo. Molto più spesso, le tells che state cercando provengono dai modi di puntare dei vostri avversari.
C’è un famoso giocatore di poker lì fuori che dichiara di poter “vedere attraverso la vostra anima”.
No, non può. Fidatevi di me.
Alcuni dei migliori professionisti vogliono che crediate a questo tipo di inganno così che possano acquistare un vantaggio psicologico su di voi. La verità è che un giocatore di poker d’elite non si concentra molto sul linguaggio del corpo.
Invece, cerca di capire come ragionate in base alle mani che giocate e a come le giocate.
Non sta cercando qualche oscura fiammata dalle narici o qualche tic agli occhi per prendere una decisione, ma potete scommettere che sta scavando nella sua memoria e mettendo a confronto alcune note prese dalle mani precedenti.
Si starà facendo domande del tipo: “Quanto ha puntato l’ultima volta che stava bluffando?” o “Quando floppa il set, di norma fa check per intrappolarmi o punta per proteggere la sua mano?”
Quindi questi tell fisici che ai commentatori televisivi piace rimarcare sono per la maggior parte un sacco di cavolate! Guardatemi in televisione e vedrete che faccio tutti i tipi di facce più strane. Buona fortuna se cercate di indovinare cosa significhino.
Leggere le tells e leggere le persone sono due abilità distinte che spesso sono messe insieme ma sono in realtà molto differenti. “Leggere le tells” è l’abilità di riconoscere come le persone appaiono quando stanno bluffando rispetto a quando dicono la verità. “Leggere le persone” ha più a che fare con l’abilità di capire come qualcuno pensa in base ai vari indizi che potete mettere insieme.
DANIEL NEGREANU
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