E’ uno dei pochi fortunati a poter dire di stare aspettando questo momento, il tavolo finale delle WSOP 2009 di novembre, con quel misto di ansia, determinazione e inconsapevolezza che comunque vadano le cose di certo non dimenticherà mai.
Con quei sentimenti che solo chi davvero prenota una sedia col Destino può dire di aver provato. E Kevin Schaffel, che partirà con il sesto stack, ha già dimostrato di non essere un bluff, finendo secondo al WPT Legends of Poker di Los Angeles e diciannovesimo al recente EPT di Londra. Un’ottimo rush per lui, che tuttavia prima della scorsa estate vantava già vincite pari a 170.000 $ in carriera: “Sicuramente non mi attendevo di fare così bene a così breve distanza dalle WSOP, è stata una sorpresa anche per me. Non sai mai quando puoi arrivare tanto lontano in un torneo, serve fortuna, ma quando le cose vanno bene ti senti fiducioso, e ogni decisione che prendi ti pare quella giusta”.
Anche i suoi compagni di avventura, Antoine Saout e James Akenhead hanno ben figurato, disputando entrambi il tavolo finale delle WSOPE: “La cosa più curiosa di tutto questo è la popolarità. Alle WSOPE mi sono trovato accanto a J.C. Tran che mi ha detto ‘Stai avendo un buon periodo’ e sono rimasto sorpreso, perché non avevo idea che sapesse chi fossi”.
A differenza di altri suoi avversari, però, Kevin ha deciso di non prendere lezioni da nessuno per mettere a punto il proprio gioco: “Ho deciso di non farlo, che sia giusto o meno. E’ da molto che gioco, e una volta che sarò lì sono certo che sarò in grado di fare qualcosa di buono. Non voglio compiere decisioni basate sui suggerimenti di qualcun altro, che un giorno potrei rinnegare. Ho il mio stile di gioco e continuerò ad applicarlo, così se anche dovessi commettere degli errori non potrò imputarli che a me stesso”.
E che Kevin abbia imparato a proprie spese quanto il successo possa dare alla testa, ce lo spiega così: “Ho iniziato a giocare a 11 anni, ma il mio primo torneo l’ho fatto dopo il liceo. Era un torneo di Limit Hold’em da 500$ di buy-in, eravamo in cento iscritti e lo vinsi, portandomi a casa 19.000 $ e facendo la cosa più stupida. Dico questo perché credevo di essere diventato una sorta di nuovo Phil Hellmuth, e così l’anno dopo gettai nel poker tre o quattro volte quella cifra”. Ma la svolta stava in qualche modo per arrivare: “Continuai a giocare tornei minori, con scarsi risultati. Poi nel 2004 mio cugino mi offrì il buy-in per partecipare al Main Event delle WSOP. Era il mio primo grande evento, e finii 42esimo. Da allora iniziai a concedermi alcuni tornei l’anno, smisi con il Limit e mi concentrai sul No Limit Hold’em cash”.
Comunque andrà di qui a tre settimane, una cosa è certa: a quel tavolo finale nessuno è al sicuro. Dice infatti Schaffel: “Il più corto di noi avrà 30 big blinds, io stesso ne avrò 50 e il chip leader ne avrà un terzo del totale, quindi ciascuno di noi avrà bisogno di buone carte per poter vincere”. E se sulle carte buone o meno nessuno potrà farci niente dovendosi affidare al puro caso, Kevin Schaffel giungerà al tavolo finale da giocatore sponsorizzato PokerStars, una bella certezza in più anche in ottica futura.
Ormai per i November Nine il tempo stringe e non è più il momento per studi più o meno utili: il tavolo sognato per una vita sta per materializzarsi davanti a loro, e lì si faranno la storia di uno ed il rimpianto di molti. Se quell’uno sarà proprio Kevin, per scoprirlo non ci rimane che attendere.