La corrente classica di pensiero suggerisce di rilanciare da early-position soltanto con le mani più forti, come AA – KK – QQ e AK. Ma i giocatori professionisti di lunga esperienza sono soliti aprire il gioco da questa posizione anche con un range decisamente più ampio, vista anche l’importanza di mixare il proprio gioco al fine di rendersi meno prevedibili possibile.
Tale atteggiamente permette, inoltre, di ricevere una certa action quando si hanno davvero delle carte buone. Un esempio di tale approccio ce lo offre David “The Dragon” Pham in una mano giocata al Main Event delle World Series of Poker 2009 disputato al Rio Hotel di Las Vegas.
Con bui 50$/100$, Pham trova j 9 da early position. Pur essendo una mano marginale, David decide di rilanciare comunque di 300$. “Di solito quando rilanci da utg o utg+1 vuol dire che hai una buona mano“, spiega Pham, “ma a me piace giocare mani a caso, talvolta anche 3-4 suited”.
Il player sull’hi-jack fa call con a q e anche lo small blind si adegua. Il dealer distribuisce dunque il flop che si rivela essere: q 5 3 , mancando completamente le carte di Pham, eccetto per un misero progetto di backdoor flush. Lo small blind fa check e Pham punta comunque 700$. Il giocatore sull’high-jack chiama mentre lo small blind folda.
“Ho puntato perchè volevo vedere come reagivano” continua David, vincitore tra l’altro di due braccialetti WSOP. “Quando l’hi-jack ha fatto call, ho pensato subito che avesse una Q. Avevo capito che era un buon giocatore e in quella situazione quelli bravi sanno che non si deve rilanciare con top-pair. Meglio fare uno smooth-call prima: in questo modo si può evitare di mettersi in una situazione di pericolo avendo solo una coppia. Se avesse rilanciato e io avessi re-raisato, si sarebbe creato un piatto troppo grande per quel genere di punteggio. In base a questo ragionamento, quindi, avevo la quasi totale certezza che avesse una Q”.
Il turn è a che completa un possibile colore e che dà a l’avversario di Pham una top two-pair. Entrambi comunque decidono per il check. Il river è un 2 che fa chiudere il flush a David.
“The Dragon” punta allora 1.500$, ossia circa il 60% del piatto. “Sapevo che se avessi fatto check, lui mi avrebbe seguito”, spiega ancora Pham. “Ma sapevo anche che se avessi puntato 1.500$ lui non avrebbe foldato, perchè era una value-bet e io ho la reputazione di essere uno di quelli che gioca anche due carte a caso”.
“Se mi fosse andato sopra, invece, probabilmente avrei passato perchè a quel punto lui poteva avere benissimo il K di quadri. Comunque dipendeva anche da quanto puntava: non è raro che io faccia anche call ad una bet grossa se intuisco che dall’altro lato ci sia qualcuno che sta tentando di bluffare.”
L’avversario fa dunque call e Pham si aggiudica il piatto. Rivedendo i vari passaggi della mano, appare chiaro che il suo stile imprevedibile abbia portato l’altro a commettere un errore sul turn e infatti anche David lo sottolinea: “Se avesse puntato sulla quarta carta, avrei probabilmente foldato oppure rilanciato ancora”, aggiunge Pham che conclude “sicuramente avrei escluso il call”.