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La tecnica Rope-a-dope nei tornei di poker

Introdotta alla vasta platea dei giocatori da Dan Harrington nell’omonima collana sulla strategia per i tornei di poker, la tecnica "Rope-a-dope" arriva in realtà dalla boxe, e precisamente dall’incontro del 1974 tra Muhammad Ali e George Foreman.

L’indimenticabile campione mondiale dei pesi massimi, resosi conto di non poter sconfiggere Foreman con la sua solita agilità e mobilità, decise infatti di adottare un drastico cambiamento di stile, passando ad un atteggiamento molto più passivo che sfiancò pian piano il rivale, fino a rendergli possibile chiudere il match con un KO all’ottavo round.

Trasportata quindi al poker, la tecnica - il cui nome significa letteralmente “prendi al laccio l’imbecille” - prevede allora che tutto il lavoro venga lasciato fare all’avversario, nei casi in cui abbiamo sin dall’inizio un punto molto forte e l’altro ci creda invece su una mano debole.

Road to Campione

Un esempio classifico di quanto appena detto può essere costituito da un set floppato contro un giocatore iper-aggressivo: facendo call sulla maggior parte delle street, lasceremo che l’oppo si trascini da solo verso il baratro, pagandoci profumatamente la nostra monster hand con gran parte del suo stack.

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Tuttavia, anche una strategia del genere può evere degli effetti collaterali negativi: facendo infatti semplicemente call, e permettendo quindi all’avversario di puntare, noi perderemo sia il controllo delle pot-odds e sia gli lasceremo libero arbitrio circa il prezzo da pagare per vedere le community card successive. Se becchiamo appunto il set ipotizzato in precedenza, e se sul board si crea man mano un progetto con quattro carte a colore o a scala, il rinunciare alla possibilità di proteggere la nostra mano potrebbe farci infilare in spot estremamente difficoltosi.

Essendo tale tecnica - così come d’altronde tutte le altre nel poker - oppo-dependant, un errore di valutazione del nostro avversario potrebbe costarci molto caro. Se, infatti, ci sediamo ad un tavolo da poker e la nostra prima impressione su un particolare giocatore è che sia un maniac, allora potremmo inevitabilmente pensare che lui sia il candidato perfetto per il Rope-a-dope. Ma se ci sbagliamo oppure l’altro si accorge di cosa stiamo facendo, allora egli potrà sfruttare la cosa a suo favore prendendosi tranquillamente le sue free card e lasciandonci imbrigliare da soli nella nostra stessa trappola.

In definitiva, quindi, la tecnica Rope-a-dope va certamente presa in considerazione, quanto meno quale arricchimento del proprio bagaglio tecnico. Tuttavia, per un sua concreta applicazione ai tavoli da poker, il consiglio è quello di agire sempre in maniera attenta e selettiva.

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