Con l’ordinanza n. 2053 del 2024, la seconda sezione civile della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine nel diritto civile applicato al gioco d’azzardo: il debito contratto da un giocatore per fiches non pagate a un casinò non può essere legalmente riscosso.
Secondo i giudici, si tratta di un’obbligazione naturale, ossia un impegno morale che può essere adempiuto spontaneamente, ma che non può essere imposto per via giudiziaria.
In questo Articolo:
- 1 Il caso: il casinò e il decreto ingiuntivo respinto
- 2 La Cassazione: vendita di fiches e gioco sono un tutt’uno
- 3 Le motivazioni: il “nesso funzionale” e la causa concreta
- 4 La differenza con i prestiti di terzi
- 5 Onere della prova: palla al casinò
- 6 Le conseguenze: obbligazione naturale e nessuna azione legale
- 7 Cosa è un'obbligazione naturale, le implicazioni nel gioco
Il caso: il casinò e il decreto ingiuntivo respinto
Tutto nasce dal ricorso di una società di gestione di una casa da gioco concessionaria italiana che aveva ottenuto un decreto ingiuntivo contro un cliente. L’uomo non aveva onorato il pagamento delle fiches acquistate tramite assegni poi risultati scoperti.
Il giocatore si era opposto, sostenendo che si trattasse di un debito derivante da gioco d’azzardo, quindi non tutelabile in sede civile.
Tribunale e Corte d’Appello gli avevano dato ragione, revocando il decreto. Il casinò aveva così deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo che la cessione di fiches fosse una compravendita autonoma, distinta e indipendente dal gioco successivo.
La Cassazione: vendita di fiches e gioco sono un tutt’uno
La Suprema Corte ha però confermato le sentenze di merito, chiarendo che la vendita di fiches non costituisce un contratto autonomo, ma è funzionalmente e strumentalmente collegata al gioco d’azzardo.
In altre parole, il rapporto economico tra casinò e cliente nasce e vive solo in funzione del gioco: le fiches non hanno una causa propria, ma servono esclusivamente per partecipare all’attività ludica.
Da qui la conseguenza giuridica: se il gioco è privo di tutela legale (art. 1933 c.c.), lo stesso vale per ogni contratto ad esso connesso.
Le motivazioni: il “nesso funzionale” e la causa concreta
Gli “ermellini” hanno richiamato un orientamento ormai consolidato: è debito di gioco non solo quello tra giocatori, ma anche quello tra il giocatore e la casa da gioco per l’acquisto della moneta convenzionale (gettoni o fiches).
La “causa concreta” dell’intero accordo – cioè lo scopo effettivo perseguito dalle parti – è proprio la partecipazione al gioco d’azzardo.
Ecco perché, anche se formalmente l’operazione appare come una vendita, nella sostanza rientra nella categoria dei debiti di gioco, privi di tutela giudiziaria.
La differenza con i prestiti di terzi
La Cassazione ha inoltre distinto chiaramente i casi in cui i fondi per giocare vengono forniti da soggetti terzi – per esempio una società finanziaria oppure una sala da gioco.
Nel caso della finanziaria, il contratto di finanziamento è autonomo, ha una sua causa lecita e resta valido anche se il prestatore sa che il denaro sarà usato per scommettere o giocare.
Diversa è la situazione del casinò, che è parte direttamente interessata all’esito del gioco. Quando fornisce le fiches al cliente, l’operazione si "fonde" con il gioco stesso e quindi perde qualsiasi autonomia giuridica.
Onere della prova: palla al casinò
Un passaggio importante della decisione riguarda l’onere della prova. La Corte ha stabilito che spetta al casinò dimostrare che le fiches siano state utilizzate per finalità diverse dal gioco. In mancanza di questa prova, vale la presunzione che i gettoni siano stati impiegati per giocare, e dunque il credito resta inesigibile.
Le conseguenze: obbligazione naturale e nessuna azione legale
In conclusione, la Cassazione ha definito il credito vantato dal casinò come una mera obbligazione naturale.
Ciò significa che il giocatore può scegliere di saldare volontariamente il proprio debito, ma il gestore della casa da gioco non può agire legalmente per ottenerne il pagamento.
L’ordinanza 2053/2024 consolida così un principio ormai consolidato: quando il casinò fornisce fiches a un cliente, l’operazione è parte integrante del contratto di gioco e, come tale, soggetta alla stessa sorte giuridica di inesigibilità prevista dall’articolo 1933 del codice civile.
In sintesi:
- Il debito per fiches non pagate è un debito di gioco, quindi non esigibile in giudizio.
- Il casinò può solo sperare in un pagamento spontaneo.
- L’onere della prova di un uso diverso delle fiches grava sul casinò.
- I prestiti di terzi, invece, restano validi e devono essere rimborsati.
Il gioco a credito quindi risulta essere un grosso problema per i casinò italiani, perché non possono essere tutelati dall'ordinamento giuridico.
Cosa è un'obbligazione naturale, le implicazioni nel gioco
Nel diritto civile italiano, un’obbligazione naturale è un impegno che nasce da un dovere morale o sociale, ma che non può essere fatto valere in tribunale.
In altre parole, chi ha contratto un debito di questo tipo non può essere costretto a pagare, ma se decide di farlo spontaneamente, non può poi chiedere la restituzione di quanto versato.
Il principio è sancito dall’articolo 2034 del codice civile, che distingue le obbligazioni “imperfette” — fondate su doveri etici, morali o di correttezza sociale — da quelle “civili”, che invece generano un diritto azionabile.
L’applicazione ai debiti di gioco
Nel caso del gioco d’azzardo non tutelato dalla legge, come stabilito dall’art. 1933 c.c., il debito contratto dal giocatore (per esempio verso un altro giocatore o verso il casinò che gli fornisce fiches) è qualificato come obbligazione naturale.
Questo significa che:
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il creditore (ad esempio il casinò) non può agire in giudizio per ottenere il pagamento;
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il debitore (il giocatore) non è giuridicamente tenuto a pagare, ma se lo fa di sua volontà, il pagamento è valido e irrevocabile;
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il debito resta, quindi, risulta un dovere morale, non legale.
Le conseguenze pratiche
Sul piano concreto, il riconoscimento di un’obbligazione naturale protegge il giocatore da azioni esecutive o cause di recupero crediti, ma allo stesso tempo tutela la libertà di adempiere spontaneamente.
Per il casinò, invece, significa non poter trasformare in titolo esecutivo il valore delle fiches o del denaro prestato per giocare: il credito esiste solo “sul piano morale”, non su quello giuridico.
