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Alessandro Ruta e Marco Fava

Assopoker Cup, resoconto da un non-giocatore di un personalissimo "Ufficio Facce"

"E anche questa Assopoker Cup ce la siamo"… No! Tutto il contrario. Raramente mi sono trovato così bene come in questi 3 giorni (meno di 48 ore in realtà) a Campione d'Italia in cui si celebrava il ventennale del sito leader in Italia per quanto riguarda il poker, appunto, ma non solo.

In realtà anni fa, lo ricordo, avevo addirittura creato un gruppo su Messenger (erano veramente anni fa…) con gli amici/colleghi che avrei ritrovato per l'Assopoker Cup, proponendo una sorta di reunion tipo Buffa e Tranquillo su Sky.

Bella idea, asfaltata subito dalla realtà. E in seguito troppi impegni, troppe cose a cui stare dietro, altroché. Paternità, invecchiamento, rincoglionimento.

Assopoker Cup, dentro una famiglia speciale

Poi l'invito, apprezzatissimo. Non ci volevo credere, in realtà. Io, invitato per un evento del genere? Ma sono nella famiglia di Assopoker solamente dal 2023: ho vissuto una minima parte di questa avventura fantastica che altri (Domenico, Andrea, Luciano, Riccardo: chiunque direi) hanno contribuito a rendere speciale per vent'anni.

Proprio per questo allora doppiamente apprezzato.

Io Assopoker lo leggevo, lo sbirciavo, mai entrato nel forum, ma accidenti quanti ricordi di tornei vissuti assieme su vari fronti. Io inviato Gazzetta dello Sport oppure nello staff di Gioco Digitale, all'epoca gloriosa del Poker Grand Prix.

Ho avuto fortuna ad infilarmi in questo mondo, da sempre io appassionato di storie, di umanità varia ed eventuale, di quello che Enzo Jannacci e Beppe Viola chiamavano "Ufficio facce", indovinare dal volto di una persona che mestiere facesse, cosa combinasse nella vita. Facce da poker, perché no? Poi al tavolo tutti uguali.

Un torneo non è uno Spin (grazie al c...)

Fatta la premessa, la precisazione è d'obbligo: io non so giocare a poker.

Il poker mi ha insegnato tantissimo, ma non ci so davvero giocare. Nel senso di applicarsi, di studiare le mani, i range di apertura, le 3-bet, le 4-bet, annotarsi mentalmente le situazioni e di conseguenza adattare la mia strategia. Zero. In realtà non ho mai avuto una strategia al tavolo, per questo sono un giocatore leggibile e perdente.

Eppure resistere per 16 livelli, come mi è capitato all'Assopoker Cup, mi ha rinfrancato. Certo, come sempre quando devo stare fermo per ore nello stesso posto la noia ha preso il sopravvento, assieme al sonno, sabato sera e poi domenica pomeriggio mentre esultato per un decisivo gol di Ostigard nel nostro Fantacalcio redazionale.

Stimolante il tavolo sabato, lo ha già descritto Domenico nel suo bel resoconto: siamo stati a tre posti di distanza per 6 ore di gioco. Ci tenevo anche a dirgli qua, come già fatto in privato: "Mannaggia Dome e a quel 9-5, il tipo che ha perso la mano ha continuato a brontolare praticamente fino alla fine del day 1, alla mia sinistra".

Si scherza, naturalmente; l'hai giocata da manuale, anzi forse potevi addirittura portargli via tutto (del resto quella stessa persona stava per muckare la mano vincente, poco dopo).

Una decina di mani vinte in due giorni, giocando sempre con carte buone o addirittura spillando direttamente dei punti. Ho visto due volte gli Assi, in un caso ho raddoppiato contro 8-8, nell'altro ho tirato su un buon piatto rischiando forse troppo al flop.

Ho anche eliminato un giocatore, la domenica, dopo il redraw, settando al flop e trovandomi oppo all-in per una dozzina di bui con progetto di colore. "Dov'è la taglia?", ho scherzato.

Purtroppo per me negli ultimi 4-5 anni ho giocato quasi solo Spin and Go e simili. Ma i tornei non sono Spin and Go.

Consapevole del trappolone

Sono uscito al livello 16 in un'inevitabile situazione di lotta di bui in cui di BB mi trovo coppia di J, solo SB completa e io so benissimo che è un trappolone. A inizio day 2 era il chipleader del tavolo, è sceso parecchio a un certo punto, ma mi domina alla grande in chips. Ha sempre raisato, perché adesso ti appoggi e basta?

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Si è appena seduto alla mia sinistra il vecchio amico Marco Bognanni, ho fatto in tempo a salutarlo e a dargli appuntamento alla prima pausa per due chiacchiere o per l'antico sketch assieme a Cesarone Antonini "Anche Bognanni compra ai Grandi Magazzini", magari ripreso da Davide Di Luca e Giorgio Sigon in sala.

Intanto però sono andato all-in con i miei due J e trovo ovviamente coppia di Q. Sì, era un trappolone, "Ehi ti ho letto bene ma vado dentro lo stesso!". Ho 25 bui, tra un po' sarò con l'acqua alla gola, un po' perché sono stanchissimo e un po' perché non so giocare. La cosa bella è che chiudiamo entrambi colore a cuori, lui però ha la Q. Dominato anche in quello.

Saluto, mi sono divertito come non mi capitava da tempo. Fuori quasi a testa alta, senza fare cazzate o tuffi come invece mi era successo tante altre volte con bluff imbarazzanti pescati da gente molto più smaliziata e abituata.

Fava - Ruta - Assopoker Cup
Marco Fava e Alessandro Ruta (con il cappello) ridono dopo l'eliminazione all'Assopoker Cup (foto Marco Varrone - Assopoker.com)

Assopoker Cup, il contorno fa la differenza

Per fortuna non sono stato nemmeno il primo a uscire, nel gruppetto degli assogiocatori. "Ehi, se vuoi ti paghiamo il re-entry", mi dicono Matteo e Marco, credendomi di farmi un piacere. "Grazie ragazzi, piuttosto spendetevi il mio buy-in in birre", rispondo loro.

Mi godo il torneo da fuori. Ho rivisto tutti i miei amici e colleghi, tranne qualche assente giustificato, in poche ore e somatizzare devo dire che non è stato facile. Perché noi per aggiornare il sito siamo in contatto tutti i giorni, ma tot punti differenti del pianeta: in ordine sparso Spagna, Malta, Sardegna, Como, Venezia, Bologna, Padova, Toscana...

Il Pizzo che è sempre il Pizzo; persino TheoVe che è stato tipo la seconda persona che ho conosciuto in questo mondo del poker nel lontano 2009 quando bloggava (a Campione era in veste di dealer); Enrico Marchetto con cui siamo finiti a parlare di Hitchcock al tavolo; "lo Zar" Visalli e le sue pillole di saggezza.

Dal vivo è proprio tutta un'altra cosa. Ed è bellissimo ringiovanire se non di vent'anni almeno di quindici e riscoprirsi bene o male sempre gli stessi, ma con tantissime cose da dirsi.

L'ultima volta per me a Campione d'Italia era stato nel 2014, alla vigilia dei Mondiali, per un altro evento PGP. Era tutto completamente diverso e, paradossalmente, identico al tempo stesso, tranne il terzo piano che è diventato una sorta di astronave coi colori di Pokerstars.

Sarà questo maledetto effetto-nostalgia, in cui non trovo nulla di male, ma l'Assopoker Cup ha fatto centro forse ancora di più dal punto di vista umano che pokeristico o agonistico. E quasi quasi mi torna voglia di partecipare ad altri tornei. Lo dico per chi è interessato a vincere facile.

Foto in copertina Alessandro Ruta (con il cappello) e Marco Fava durante l'Assopoker Cup (foto Marco Varrone - Assopoker.com)

Puoi leggere qui il racconto dell'Assopoker Cup di Domenico Gioffrè

Giornalista - Autore
Alessandro Ruta, milanese, classe 1982 ma di novembre, quindi niente Mondiale: una ventina di libri scritti, parecchie migliaia di articoli redatti per Gazzetta dello Sport, Il Giorno, Il Giornale e Mediaset tra gli altri, anche in lingua straniera. Tennista mancato, milanista ma non ultrà, grande appassionato di cinema e fantasy sports, lettore vorace di quasi tutto (sì, anche La Recherche e Infinite Jest). A tempo perso professore di italiano e stella della tv dei Paesi Baschi, visto che dal 2015 vive vicino a Bilbao per motivi soprattutto sentimentali. Lì commenta il ciclismo in basco parlando di Italia, ritiene Rino Tommasi, Gianni Clerici e Gianni Brera le sue fonti di ispirazione. Guida auto piccole con cambio manuale.
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