Pochi giocatori nel mondo del poker hanno subito critiche e attacchi come Sorel Mizzi. Negli ultimi dieci anni il professionista canadese è stato quasi costantemente al centro di polemiche e accuse a causa delle continue irregolarità commesse nel poker online.
In principio fu l'account sharing: era il 2007 quando Sorel propose a Chris Vaughn di vendergli l'account per poter giocare al suo posto in un importante MTT di Full Tilt giunto ormai alle fasi finali. Vaughn acconsentì e Sorel effettuò l'accesso da migliaia di chilometri di distanza, mettendo subito in allarme la security della poker room. Vinse il torneo ma poco dopo fu bannato per tre anni e il premio fu confiscato dall'account di Vaughn e consegnato al runner-up.
Per quanto grave, questa è solo una delle tante infrazioni commesse da Mizzi. Recentemente è stato infatti scoperto a giocare a poker online dagli Stati Uniti, per di più con un account diverso dal suo. Inutile dire che entrambe le pratiche siano assolutamente vietate dal regolamento di qualsiasi poker room.
Tra ammissioni, giustificazioni e provocazioni, Sorel Mizzi ha parlato di questo e molto altro nel podcast del solito Joe "ChicagoJoey" Ingram.
"È un peccato che le persone mi giudichino solo in base alle cose negative, come il multiaccount. È davvero un peccato", ha esordito Sorel Mizzi per presentarsi agli spettatori del podcast. Successivamente Ingram gli ha fatto notare che nel corso della trasmissione sarebbe stato costretto a porgli domande scomode, a partire dal caso di account sharing del 2007. Sorel non si è tirato indietro, ma anzi, si è messo a parlare per diversi minuti per spiegare le sue ragioni e soprattutto per ricordare che all'epoca "tutto era diverso".
"È successo 10 anni fa, all'epoca era una cosa normale comprare un account deep in un torneo. Tutti giocavano da più account. Io ne parlavo con i miei amici tranquillamente, volevamo addirittura aprire un sito, iniziare un'attività per vendere gli account! Non era ritenuto sbagliato. La realtà è che non è giusto nei confronti degli altri giocatori, ma all'epoca pensavo che non sarebbe cambiato niente, che questa era l'essenza del poker online: non sai mai contro chi giochi realmente".
Parole pesantissime, soprattutto se pronunciate da un professionista che ha vinto milioni di dollari online. Se è vero che all'epoca c'erano meno controlli da parte delle poker room, è altrettanto vero che le sue dichiarazioni sono ingiustificabili. Lo stesso Ingram lo fa notare a Mizzi, che ribadisce: "Nessuno diceva niente all'epoca. Ricordo di aver fatto una last longer bet (una prop bet su chi dura più a lungo in un torneo, ndr) su un forum dicendo chiaramente che avrei giocato con un nickname differente dal mio e non ci fu un solo commento negativo contro di me, nonostante questa esplicita ammissione".
"Dieci anni fa era così. Ma tutto si evolve, anche il poker online. Non sono un santo, su questo non ci piove. Ma per me non era una questione di fregare le persone, semplicemente mi sembrava divertente utilizzare un account che era già deep in un torneo. Era normalissimo, lo facevano tutti. Questo non significa che io sia giustificato, soprattutto ora che lo vedo con la mentalità di un adulto".
Per spiegare quanto fosse differente il poker online nel 2007, Sorel ricorda un episodio dal suo punto di vista molto significativo: "Ricordo che lanciai una moda nei tornei rebuy: tutti i giocatori dovevano andare all-in al buio alla prima mano. Era una cosa stupida ma un giorno Pokerstars decise di bannarmi per due settimane per far capire a tutti che non era tollerato. Prima di introdurre le regole, le poker room bannavo. Funzionava così all'epoca".
Nel corso del podcast, Sorel Mizzi ribadisce più volte un concetto: è sbagliato giudicare le sue azioni senza conoscere la sua storia. "Quando ho commesso certi errori, dieci anni fa, ero un ragazzino che aveva appena mollato la scuola e vinceva centinaia di migliaia di dollari. Semplicemente non mi ponevo problemi di natura morale. Erano tempi differenti. Per giudicare una persona dovresti prima conoscere la sua storia. Non puoi prendertela con un cane se fa la pipì sul divano e non puoi prendertela con Sorel Mizzi se a 18 anni faceva multiaccount. Non sai come sono stato educato".
A proposito dell'educazione in famiglia, ricorda: "Mia madre mi ha incoraggiato fin da piccolo a battere il sistema. Non ci faceva fare niente di completamente illegale, ma ci andava vicino. Per questo volevo fare il giocatore di poker: perché in un certo senso stai battendo il sistema se riesci a mantenerti senza fare un lavoro normale. Le persone sono hater, amico, questa è la realtà. Mi stanno colpendo dove sanno di farmi male".
L'atteggiamento da vittima, soprattutto da parte di chi che ha trasgredito consapevolmente le regole, non piace a nessuno. Joe Ingram comunica a Sorel che nella chat stanno piovendo insulti nei suoi confronti, ma il canadese non si scompone e accetta di spiegare cosa è successo durante le WCOOP dello scorso anno, quando fu scoperto a giocare dagli Stati Uniti.
"Verso la fine delle WCOOP dovevo prendere una decisione", ha raccontato. "Volevo giocare il Main Event e altri tornei ma ero negli Stati Uniti. Alla fine l'ho fatto, ho giocato con un account che non era il mio. Non è una giustificazione, ma vivevo in un edificio a Las Vegas dove c'erano solo giocatori di poker che facevano la stessa cosa. Io avrei voluto giocare con il mio account, sarebbe stata la mia prima opzione, ma per evitare rischi ho preferito giocare con un altro account".
Un'altra ammissione che farà sicuramente discutere, ma non finisce qui: oltre alle ammissioni, infatti, Sorel Mizzi ha lanciato anche moltissime provocazioni.
La più grande verrà trattata in un articolo che uscirà domani mattina, ma anche ciò che ha detto sull'utilizzo dei software di supporto non è certamente trascurabile: "Non sono fiero di aver giocato con un altro account, ma al tempo stesso sono convinto di una cosa: al giorno d'oggi un giocatore che utilizza Poker Tracker è molto più avvantaggiato di un giocatore che utilizza un account diverso dal suo. Non mi sto giustificando, ma da professionista la vedo così. Non credo di avere un edge utilizzando un altro account".
Dichiarazioni dure e difficili da commentare. Sicuramente i professionisti vincenti dell'online che non hanno mai trasgredito le regole si sentiranno quanto meno offesi dalle parole di Sorel Mizzi.
Fine prima parte.