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La Camera respinge divieto della pubblicità nel gioco: scatta la "rissa". L'assist (involontario) dei Grillini alle slot e all'illegale

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Il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio, volto a introdurre il divieto totale della pubblicità del gioco in Italia. Pochi minuti fa però è stato respinto, cancellato dall'ordine del giorno in Aula alla Camera. Ed è scoppiata la bagarre, con comportamenti ad alta tensione all'indirizzo del sottosegretario del Ministero dell'Economia, con delega ai giochi, Pierpaolo Baretta.

Dopo la legge dell'anno scorso che limitava gli spot televisivi in tv solo nella fascia serale (creando già gravi danni ai concessionari), Beppe Grillo e i suoi ragazzi erano tornati alla carica e volevano la “testa” definitiva del gioco online, in nome di una sorta di "santa inquisizione", snobbando il punto di equilibrio raggiunto solo 12 mesi fa.

Ma l’aula della Camera – come riporta GiocoNews – ha respinto l’emendamento dall’ordine del giorno.

Un atteggiamento che, se venisse applicato in qualsiasi settore dell'economia, farebbe scappare ogni investitore - italiano e straniero. I danni collaterali sono però ingenti lo stesso.

La sensazione è che nel nostro paese quando i politici devono coprire scandali o distogliere l'attenzione su determinati problemi, la strategia migliore è puntare il dito contro il gioco pubblico.

"Offerta illegale ancora potente"

“Nel settore del gioco la presenza di reti illegali è diffusa perché le reti illegali nascono prima di quelle legali”. E’ quanto dichiarato da Roberto Fanelli (direttore giochi di Adm) pochi minuti fa all’agenzia Agimeg, durante un convegno a Salerno.

“Il primo scandalo scommesse c’è stato nel 1979 e le scommesse sono state legalizzate nel 1998. Vuol dire che si scommetteva molto prima della legalizzazione del settore. Così come la rete dei videopoker o dei siti di gioco online. Una rete legale che “insegue” quella illegale.

Ma l’esistenza della rete legale dà garanzia di un gioco regolare, rappresenta una tutela per consumatori e categorie più deboli. Per poter diventare un operatore legale bisogna avere dei requisiti d’ingresso e bisogna dimostrare di mantenerli. Un insieme di norme amministrative, comportamentali e legislative che garantiscono la legalità del gioco e consentono di poter mettere un punto di qualità su un’attività che comunque ha un suo rischio innato. Purtroppo, per una serie di motivi, le reti illegali hanno comunque oggi una loro consistenza e rilevanza".

Le logiche da Medioevo

Parole che dovrebbero far riflettere, ma per i grillini dovremmo tornare ai tempi dell'oscurantismo, Medioevo: il gioco legale pubblico dunque dovrebbe fare tre passi indietro, tornare agli anni ruggenti '80/90 quando poteri oscuri potevano agire in maniera indisturbata? E' questo il progresso?

Solo un decennio fa, online gli italiani scommettevano e giocavano solo su siti non autorizzati dot com, senza controllo e tutele, mentre le entrate fiscali erano tutte a vantaggio di paesi esteri (Gran Bretagna, Malta, Gibilterra, Curacao, Isola di Man, Alderney etc.) e penalizzavano il nostro erario.

I Monopoli di Stato e i suoi concessionari, a seguito di un lunghissimo e faticoso percorso, anche a suon di investimenti pubblicitari, sono riusciti a spostare l'ago della bilancia del mercato del gioco online verso la domanda legale ed autorizzata.

Divieto della pubblicità lascia campo libero all'offerta non autorizzata!

Purtroppo l'onorevole Massimo Enrico Baroni e tutto il M5S volevano vanificare qualsiasi cosa, spazzare via il campo, liberarlo (in modo involontario) di nuovo, con un effetto sconcertante: lasciare campo libero – di fatto - all’offerta illegale, mettendo sullo stesso piano concessionari e siti esteri, alcuni dei quali finanziati da capitali di dubbia provenienza. Tutto in nome della demagogia politica.

Sentite il direttore di ADM Fanelli cosa pensa: “La rete legale va difesa non per ragioni di gettito: il motivo principale è quello di offrire al pubblico una garanzia di regolarità, correttezza e trasparenza di un’attività di gioco. Del resto, l’attività repressiva sul gioco illegale non è sufficiente a debellare il gioco illegale”.

Perché l'italiano medio deve saper distinguere l'offerta legale da quella illegale

Ed allora la soluzione è quella di bannare e oscurare i concessionari autorizzati come vuole il Movimento 5 Stelle?

Se l'utente medio non viene portato a conoscenza dell'offerta legale, come può riconoscere il prodotto autorizzato da quello illegale? Alla fine su internet è libero di accedere a qualsiasi tipo di sito, oscuramento o no.

Come può sapere l’italiano medio quale casinò/bookmaker può aprirgli e gestirgli un conto in modo legittimo, seguendo le leggi vigenti e quale invece non è autorizzato a farlo?

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C’è chi pensa che l’efficacia del divieto di advertising sui tabacchi sia una ragione sufficiente per giustificare un provvedimento del genere. Ne siamo così sicuri? Conoscete realmente il settore dei giochi? Sono due mercati totalmente differenti.

In questo caso, la facilità di accedere all’offerta illegale è disarmante, basta accendere il pc e digitale le parole poker/casinò/scommesse su Google.

Le inchieste delle Procure italiane sull'offerta illegale...

E' un aspetto che non va sottovalutato soprattutto in questi giorni: invito tutti di informarsi sui processi in corso, in particolare sull'inchiesta “Gambling” portata avanti dalla Procura di Reggio Calabria e i suoi sviluppi giudiziari. Forse capiranno meglio.

Danneggiando l'e-gaming legale farebbero un bel favore (involontariamente) ad alcune società le cui proprietà sono ancora oggi misteriose.

Monopoli: la differenza tra giro d'affari e spesa

Spesso per una manciata di voti in più si vuol fare confusione su turnover del gioco pubblico e spesa (margini). Può aiutarci a capire certe dinamiche interne, Alessandro Aronica, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli:

Il gioco ha subito – riporta Agimeg - un’evoluzione, anche tecnologica, dal lato dell’offerta e quindi anche dal lato della domanda. Quando si parla del gioco, si parla di “giro d’affari di 80 miliardi”. Negli anni 2000 il gioco si è trasformato molto. In questi anni – ha ricordato Aronica – si diffondono i videopoker e successivamente i giochi online, a metà degli anni ’90 le lotterie istantanee. Che cosa ha fatto lo stato in questa stagione storica? Lo Stato italiano decide di adottare non un approccio proibizionista, non di repressione, ma più complesso.

Dal momento che esiste una domanda di gioco latente e che si incontra nel buio dell’illegalità, cerco di capire se posso costruire un’offerta pubblica che tolga spazio all’illegalità e che incontri questa domanda di gioco della società.

In questi 10 anni il settore legale cresce significativamente. Dall’illegalità la spesa migra al settore legale. Questo effetto si stabilizza negli anni successivi, fermandosi intorno ai 17 miliardi di euro, anche fino ai giorni nostri. Questi giochi in cui si spende questa somma importante, sono però giochi che sviluppano un volume di puntate molto maggiore rispetto al passato, per la velocità dei giochi attuali. Questo settore compare quindi come aver preso un’enorme dimensione, in realtà bisogna guardare la spesa, come detto rimasta stabile. I 90 miliardi non rappresentano una grandezza economica ma tecnica, interna al settore. La grandezza economica è la spesa, una cosa cinque volte più piccola – 17 miliardi – dei 90 miliardi". 

Dicono di voler combattere la diffusione delle slot ma le favoriscono...

I grillini ed altre forza politiche dicono di voler combattere la diffusione delle slot nel nostro paese. Bravi, giusto limitare l'offerta e aumentare i controlli soprattutto riguardo la piaga del gioco minorile. Ma fatelo nel modo giusto, imponete l’uso di codici fiscali o tessere sanitarie per l’accesso alle macchinette e soprattutto per monitorare e limitare la spesa. Non serve un genio per capirlo.

Ma cosa c'entra il divieto totale della pubblicità? Quel divieto affonderebbe solo il gioco online legale e pertanto favorirebbe l'offerta concorrente, il gioco live, la rete terrestre delle slot e Vlt che hanno un payout nettamente inferiore alle slot online.

Otterrebbero l'effetto contrario rispetto a quanto dichiarato (lotta alla ludopatia).

Se è questo un modo di risolvere i problemi, con una ricetta ad hoc, ricca di demagogia e populismo, allora è meglio mettere in conto fin da ora i danni che verranno nei prossimi anni, a tutti i livelli. In Italia purtroppo non si vede all’orizzonte un movimento riformista - nel vero senso della parola - in materia di gioco pubblico. Il bigottismo vince sempre e comunque.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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