Dale Philip è un giocatore professionista di Edinburgo ma è lui stesso il primo ad ammettere che questa definizione gli sta un po' stretta. Perché Dale non è solo un grinder, e al tempo stesso non è solo un cittadino scozzese. Si considera infatti un nomade digitale e un cittadino del mondo, ovvero una persona che ha scelto uno stile di vita alternativo per poter lavorare viaggiando. Negli ultimi tre anni ha visitato più di 50 paesi in quattro continenti, mantenendosi con le vincite ottenute giocando online e (fino al 2014) con la sponsorizzazione di Pokerstars.com.
La sua storia è molto particolare, e anche il prestigioso The Independent ne ha parlato in un articolo dedicato. In primis perché la figura del nomade digitale sta diventando sempre più popolare: al giorno d'oggi migliaia di persone sognano di poter lavorare in remoto con il proprio portatile mentre affondano i piedi nella sabbia di qualche spiaggia paradisiaca. Ma l'appeal della storia di Dale Philip deriva in gran parte dalla professione che ha scelto per diventare un nomade digitale: solitamente si tratta di programmatori, blogger e fotografi, mentre lui è un grinder del poker online.
Nell'articolo, Dale spiega che non ha bisogno di molto per svolgere la sua attività. Gli basta il suo computer e una connessione a internet stabile: "Gli hotel sono i peggiori luoghi dove grindare, perché di sera la connessione rallenta a causa di tutti gli utenti connessi", spiega il professionista scozzese. "Sorprendentemente, ho avuto problemi con internet in paesi ricchi come la Spagna e l'Australia, mentre in luoghi come Vietnam e Cambogia avevo connessioni velocissime".
La sua routine di nomad-grinder è molto semplice: ogni giorno si ritaglia il numero di ore prefissate per poter giocare ai mid e high stakes del cash game online. Quando termina la sessione spegne il pc e inizia a visitare il luogo in cui si trova. Dal 2011 a oggi ha visto mezzo mondo mentre il suo conto in banca continuava a crescere. Una vita da sogno, Dale ci tiene a specificare che i guadagni non sono più quelli di una volta: "Il boom del poker online è ormai passato. Ora ci sono molti meno giocatori online e quelli che ci sono hanno un livello di abilità più alto, quindi è più difficile batterli".

Per dare l'idea del cambiamento, Philip dice che nel 2010 guadagnava senza grandi fatiche £10.000 al mese, mentre oggi considera £2.000 al mese un buon profitto. Visto che viaggiare ha dei costi fissi notevoli, Dale si sta chiedendo cosa fare della sua vita professionale. Ma essendo un nomade digitale, la sfera lavorativa e quella privata sono strettamente connesse: "Sono tornato a Edimburgo per la prima volta da tre anni. Sarebbe molto difficile abituarmi a una vita normale dopo che sono stato in giro per il mondo per più di sei anni. Sto male all'idea di dovermi svegliare ogni giorno alle sette di mattina, indossare un abito da lavoro e stare tutto il giorno seduto in ufficio".
Come Dale Philip, anche un grinder italiano fece il giro del mondo giocando a poker. Parliamo di Christian "IwasK.Mutu" Favale, che nel 2013 percorse 100.000 km in 100 giorni continuando a grindare il cash game di Pokerstars.it con regolarità. Possibilità di visitare luoghi straordinari e conoscere nuove persone, libertà di movimento e accesso alle room dot com: il nomade digitale è la nuova frontiera per la figura del poker pro?