Davide contro Golia: il governo di Antigua e Barbuda ha deciso di sfidare il gigante americano. L’esecutivo del piccolo paese caraibico è passato al contrattacco denunciando – al momento solo in maniera informale - gli Stati Uniti al WTO (World Trade Organization), l’organizzazione del commercio internazionale. Il motivo dello scontro? Naturalmente il ‘black-Friday’: per Antigua le confische dei domini e le restrizioni da parte del Dipartimento di Giustizia statunitense sono illegali, in violazione delle norme di diritto internazionale.
Il piccolo stato caraibico è noto per rilasciare licenze a molte poker room, bookmakers e casinò online, in tutto il mondo. Anche Absolute Poker ha ottenuto una licenza dal paese atlantico. E proprio la room ha dichiarato che la priorità sarà la restituzione dei fondi ai giocatori e che coopererà con il Dipartimento di Giustizia per completare questa operazione.
Secondo il consulente legale di Antigua, Mark Mendel “le misure adottate dalle autorità statunitensi sono volte ad un protezionismo ingiustificato e illegali, dal momento che il gioco d’azzardo è consentito nei casinò degli USA, così come le scommesse sui cavalli sono permesse online in diversi stati”.
Mendel riserva parole di fuoco sugli arresti effettuati dal Distretto di New York: “Io non penso che ci sia paese al mondo che fa incarcerare persone per un’attività commerciale legale secondo il diritto internazionale. E’ come se Antigua mettesse in galera cittadini americani per il commercio di ananas…”. Per Antigua gli USA hanno voluto favorire le proprie imprese, ad iniziare dai casinò di Las Vegas.
Harold Lovell, ministro delle finanze è sulla stessa linea: “sono preoccupato che le autorità degli States stanno continuando a perseguire i fornitori di gioco online non nazionali, con sede fuori dai confine USA, in chiara violazione delle norme internazionali sul commercio”.
I contrasti tra i due stati sono stati originati dal 2006, quando fu approvata dall’amministrazione Bush la normativa UIGEA. La posizione critica di Antigua è stata approvata e sostenuta dal WTO ma il Governo degli Stati Uniti ha ignorato le direttive della comunità internazionale, sostenendo che le restrizioni erano ‘necessarie per la salvaguardia della moralità pubblica'.