Brian Balsbaugh, l'agente dei campioni, nella giornata di ieri su Twitter aveva previsto un altro tsunami in arrivo sul gioco online offshore negli States: "le voci circolano a Las Vegas: non sarà come il black friday ma quasi, l'inchiesta avrà un impatto enorme sul mercato delle scommesse sportive statunitensi".
Passate poche ore dall'annuncio di Balsbaugh, i federali sono passati dalle illazioni ai fatti con una retata senza precedenti negli USA, dove scommettere è un reato. Rispetto al poker (la pratica è permessa ma non le transazioni finanziarie per i siti online), il betting è vietatissimo. E' possibile scommettere sugli sport americani solo all'interno dei casinò del Nevada.
Coinvolto nel brutto affare anche un ex red pro di Full Tilt Poker: il 29enne Paul Sexton. Tra gli arrestati anche un altro player: Steve Diano (48 anni) sempre presente negli eventi WSOP.
Ancora una volta l'inchiesta (denominata World Wide Wagers) è partita dall'ufficio del DOJ di New York (per la precisione dal distretto del Queens) ed i procuratori della Grande Mela, dopo aver indagato per 18 mesi, hanno rinviato a giudizio 25 persone, tra cui i proprietari di Pinnacle Sports, il primo bookmaker mondiale di scommesse offshore, punto di riferimento per gli appassionati statunitensi.
La Procura di New York sostiene che George Molsbarger e Stanley Tomchin siano gli azionisti di riferimento di Pinnacle Sport, ma il bookmaker ha smentito in queste ore il coinvolgimento di qualsiasi persona legata ufficialmente alla società. Sono finiti nell'inchiesta anche altri bookies nord americani: Jazz Sports, Wager4You, PlayHere e BetCris.
L'accusa principale è esercizio di scommesse sportive illegali, in un network che si diramava tra New York, New Jersey, Pennsylvania, Nevada e California.
Nell'operazione sono stati sequestrati beni immobili e più di 7,6$ milioni di dollari. Sono 15 le persone coinvolte nel giro di scommesse ed altre 10 che agivano in qualità di agenti e intermediari bancari (nell'immagine in basso la rete ricostruita dagli inquirenti).
Le persone interessate dal procedimento, in un anno e mezzo, avevano gestito circa 50 milioni di dollari di puntate su eventi di sport professionisti ed universitari americani ed anche sull’ippica.
Ha collaborato nelle indagini anche il Nevada Gaming Control Board e solo a Las Vegas sono state arrestate otto persone, tra le quali anche un pezzo da novanta come Mike Colbert, direttore di Cantor Gaming, noto operatore sulla Strip che gestisce il betting per vari casinò di SinCity: Hard Rock, Palms, M Resort, The Venetian, Cosmopolitan, Palazzo e Tropicana. La società – anche se non è coinvolta nell’inchiesta – potrebbe perdere la licenza statale.
Questa nuova offensiva contro il gioco online offshore è senza dubbio un avvertimento anche per il mondo del poker e tutti quei network che ancora operano negli States.