Dopo lo scoppio dello scandalo Full Tilt, l’ex amministratore della red room, Ray Bitar, ha conosciuto la dura vita in carcere e una confisca da 40 milioni di dollari. Fondi che il Dipartimento di Giustizia statunitense (DoJ) ha utilizzato per rimborsare i players del sito.
L’ex CEO di Full Tilt è stato condannato a un anno e mezzo, dopo aver rischiato una reclusione fino a 35 anni. La sua collaborazione con le autorità è stata decisiva sulll’ entità della condanna.
Bitar possedeva un impero e questo aspetto fa riflettere e continua a porre grossi dubbi sulla legittimità dell’ erogazione dei dividendi che avveniva attraverso le holding di controllo di Full Tilt Poker, ai soci. A discapito dei depositi dei giocatori.
L’accordo con il DoJ, prevede una confisca di oltre 40 milioni di dollari, in gran parte fondi liquidi distribuiti in 18 conti bancari: 7 in Irlanda, 2 in Scozia, 5 a Malta, 2 in Germania e 2 in Texas (USA).
Bitar ha dovuto cedere inoltre 4 immobili in California, 2 in Indiana e una parte della sua proprietà alle Bermuda.
Confiscate anche le sue quote in 23 società, tra le quali Tiltware (proprietaria del software di Full Tilt), Pocket Kings ed altre compagnie collegale alla red room. Cedute partecipazioni anche in altre nove società di capitali commerciali, operanti in settori extra gaming. La sensazione è che tra gli 11 imputati del processo del Black Friday, sia stato l’unico a pagare fino in fondo.