Forse non dovremmo stupirci più, eppure la superficialità di alcuni esponenti politici in materia di gaming continua a colpirci. Ed è ancora possibile nel 2016 che gli interventi in materia di gioco continuino ad essere discussi dalle Commissioni parlamentari più assurde (ovviamente ci riferiamo ai criteri di competenza per materia), come "Igiene e Sanità"?
Questo sembra passare dal Parlamento italiano ma la dice lunga sul quadro "organico" e la politica "coerente" dello Stato nel gambling. In questi giorni è in via di discussione la legge ordinaria italiana recante "Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea".

Leggete bene: "appartenenza dell'Italia all'Unione Europea". Quindi è bene ricordarci che facciamo parte dell’UE non solo quando arrivano i finanziamenti da Bruxelles, ma anche quando dobbiamo rispettare i Trattati.
Bene, come noto, è in discussione l’articolo 5, proprio per adeguare la nostra normativa ai principi dell'UE, in materia di tassazione sulle vincite dei nostri giocatori nei casinò europei. Querelle che è stata a lungo motivo di forti contrasti tra i poker players italiani e l'agenzia delle Entrate, con molte assoluzioni e parecchie spese (evitabili) a carico dei contribuenti.
C'è stata poi la Sentenza Blanco-Fabretti della Corte di Giustizia Europea e l'obbligo da parte dell'italia di adeguare la propria normativa onde evitare multe o procedure d'infrazione da parte di Bruxelles, per l'ennesima forzatura anti-europea da parte delle autorità italiane in materia fiscale.
Nella legge in esame, è stato introdotto l'articolo 5 che parifica la tassazione delle vincite nei casinò esteri. In poche parole, essendo i giocatori italiani già tassati alla fonte nelle sale da gioco dell'Unione Europea, non sono tenuti ad alcun obbligo dichiarativo quando vincono ai tavoli da gioco, per due motivi: prima di tutto un'eventuale tassa supplementare sul suolo italiano violerebbe il principio europeo di divieto di doppia imposizione, inoltre (aspetto ancor più grave) sarebbe discriminatorio nei confronti dei casinò europei rispetto a quelli italiani.
Chi ha proposto questo articolo non si è inventato nulla, ha solo letto le sentenze a carico dello Stato Italiano.
Tutto oramai chiaro da anni: "non potete tassare i giocatori di poker" dicono dal Lussemburgo, ma nonostante tutto ciò, è intervenuta la senatrice del Partito Democratico Manuela Granaiola che interpreta a suo modo la sentenza della CGE: "“Il pronunciamento della Corte di giustizia europea, da cui ha preso le mosse l’intervento normativo in esame, non ha tenuto in considerazione, probabilmente perché tale aspetto non è stato posto adeguatamente in rilievo, che la ratio della normativa italiana attualmente vigente in materia è quella di contrastare il gioco d’azzardo”.
La senatrice però evidentemente non è a conoscenza della corposa giurisprudenza della CGE che da 15 anni (la prima Sentenza fu la Zenatti) ribadisce come sia assolutamente di facciata la ratio di "contrasto al gioco d'azzardo" che viene applicata in Italia. La CGE è sempre intervenuta in materia di scommesse, riconoscendo una politica coerente del nostro stato, senza dubbio di incentivo al gambling. C'è stato poi l'ultimo precedente proprio per il poker grazie al ricorso presentato da Blanco e Fabretti.
I giudici europei sono stati i primi ad aprire gli occhi e mettere in evidenza che nel nostro paese viene attuata nel settore del gioco semmai una politica volta a "incentivare le entrate fiscali" e quindi a favorie la diffusione del gambling, altro che di contrasto.
Una politica sotto gli occhi di tutti (basta entrare in un bar o in una tabaccheria per rendersene conto). I giudici europei non sono degli sprovveduti e conoscono molto bene le politiche italiane in materia.
Vengono ignorati almeno 15 anni (se non di più) di interventi da parte della Corte, a testimonianza delle continue intrusioni improvvisate da parte dei politici italiani nel settore.
A rispondere alla senatrice ci ha pensato il senatore di Forza Italia Floris: “i contenuti del disegno di legge in esame sono disciplinati dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234: esso reca disposizioni volte a prevenire l’apertura o a permettere la chiusura di procedure d’infrazione, e pertanto le scelte normative ad esso sottese sono in qualche modo necessitate dalle indicazioni provenienti dalle istituzioni europee, e non il frutto di valutazioni di merito del legislatore nazionale”.
Insomma, ci sarà un motivo se i giudici europei sono sempre stati coerenti nel riconoscere la politica di "espansione" fiscale nel gambling per incentivare l'aumento del gettito nel settore in Italia. Ma ancora si continua a fare demagogia e confusione, solo per un pò di visibilità e qualche voto in più, costi quel che costi: alla fine le multe di Bruxelles le pagano come al solito i contribuenti.