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A Parigi, scandalo in stile “Molly Bloom”, noto attore coinvolto in giro di partite clandestine high stakes: la sentenza di condanna

Il proibizionismo stimola sempre business e pratiche illecite. L’ennesima conferma arriva dalla Francia dove è scoppiato sulle pagine dei principali quotidiani lo scandalo delle partite clandestine private high stakes. Un giro molto ricco (alcuni giocatori sono arrivati a perdere fino a 700.000 euro a sera) che ricorda lo scandalo di Molly Bloom ad Hollywood e New York.

Patrik Bruel: il noto attore ha partecipato ad alcune partite ed è stato ascoltato come testimone ma è estraneo alle indagini

A Parigi hanno partecipato a queste partite high stakes diversi uomini d’affari, professionisti ed anche personalità famose dello spettacolo.

I fatti riguardano un’inchiesta giudiziale del 2012 e grazie ad una sentenza pubblicata solo pochi giorni fa dalla Corte di Cassazione, è stata resa nota al pubblico. In particolare, le luci dei media si sono accese sulla vicenda per la partecipazione all’action del noto attore Patrick Bruel (famoso in Francia come lo può essere Celentano in Italia), grande appassionato di poker e azionista/testimonial di una famosa poker room.

In un’audizione giudiziale Patrick Bruel è stato ascoltato come testimone: “Ho giocato occasionalmente con gli amici prima iniziassero in questo giro di partite delle pratiche discutibili. Si sono uniti all’action elementi che non mi piacevano ed ho quindi preferito lasciare il giro. Non ero più lì e quindi non posso essere coinvolto in tutto questo”.

L’attenzione degli investigatori si è concentrata sugli organizzatori di queste partite, in particolare di un certo Jean-Jacques G. che secondo Le Parisien aveva “legami con ambienti criminali”. “Una personalità – cita il giornale parigino – per molti anni al centro dell’organizzazione di giochi di poker clandestini high stakes”.

Jean-Jacques G. copriva il “banco” (anche se nel poker teoricamente non esiste), faceva da garante dei debiti che venivano contratti durante le partite dai giocatori. “garantiva il pagamento delle vincite e il rimborso dei debiti”.

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Secondo la stampa si giocavano somme folli, addirittura alcuni giocatori avrebbero perso tra €500.000 e €700.000 in queste serate underground. I giornalisti addirittura hanno descritto gli appartamenti (che ospitavano l’action clandestina) come caverne “dove girava una grande quantità di denaro e di armi da fuoco”. Un mondo borderline.

Fino alla sentenza della Cassazione del 27 giugno 2018 però la vicenda è finita sotto traccia.

L’inchiesta si è basata soprattutto sulle intercettazioni telefoniche da parte degli inquirenti che hanno messo sotto controllo i telefoni degli organizzatori e dei giocatori. Grazie proprio a queste registrazioni la polizia ha provato che le partite non erano “private” in senso stretto, ma il giro era aperto a reclutare parecchi players anche fuori dal ring. Alcuni dealer sono stati condannati altri invece assolti a seconda del loro comportamento.

Jean-Jacques G. è stato condannato in primo grado a 4 mesi di reclusione e una multa di €30.000. La Corte d’Appello ha ridotto la pena a 1 mese più €40.000 di ammenda. Infine la Cassazione ha chiuso il caso riducendo il tutto ad una multa di €40.000.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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