Non ci vuole molta fantasia per capire che - con ogni probabilità - non saranno rispettati i termini stabiliti dal Decreto Milleproroghe sul bando di gara per l’assegnazione delle concessioni per le future rooms live. Oramai sono in pochi a credere a questa eventualità.
Il Governo Monti aveva previsto per il 30 giugno, la scadenza per disciplinare il settore del poker dal vivo e il conferimento delle concessioni AAMS che avrebbero dovuto garantire nuovi flussi di cassa all’Erario. Il tempo però stringe.
Prima del bando, la logica impone che dovrà essere pubblicato il regolamento, in attuazione dell’articolo 24 della Legge Comunitaria approvata nel 2009. In realtà tutto era già stato previsto nel 2008 in un decreto legge poi convertito.
Facendo due rapidi conti sono ben quattro gli anni di ritardo. Il settore vive nell’ anarchia, con gravi problemi di ordine pubblico, senza mettere in conto i mancati introiti per l’erario e di ripercussioni negative sull’occupazione.
Onde evitare ricorsi, il testo del regolamento dovrà essere inviato a Bruxelles alla Commissione Europea per il procedimento di notifica agli altri paesi membri che avranno tre mesi di tempo per presentare eventuali osservazioni. In caso di esito positivo, il testo del decreto potrà essere pubblicato in Gazzetta o sul sito dei Monopoli (avrà valore di legge, come previsto da una norma del nuovo decreto fiscale).
Solo dopo questo complesso iter, il Governo potrà indire il bando di gara. Pertanto, entro il 31 marzo dovrà essere inviato a Bruxelles il regolamento. Ma sul testo non si hanno alcune notizie e gli ultimi rumors sono negativi.
La sensazione è che a condizionare il tutto siano i soliti pregiudizi dell’opinione pubblica e rigorosi veti politici. Sfogliando i giornali e leggendo gli interventi dei nostri parlamentari, di qualsiasi schieramento, sembra che l’unico problema del nostro paese - in questo momento - non sia né la corruzione dilagante, né gli sprechi di denaro pubblico bensì il gioco.
Il Governo Monti presto dovrebbe approvare un testo unico per la disciplina del settore gaming pubblico (introducendo anche alcune norme legittime di trasparenza per gli operatori) ed un decreto ad hoc sulla pubblicità.
In un contesto del genere, con l’opinione pubblica contraria, sembra impensabile proporre l’apertura di almeno 500 rooms live legali (in realtà l’articolo 24 ne contempla 1.000) come aveva previsto l'ex ministro Tremonti.
Inoltre i potenziali investitori sembrano indecisi: senza un regolamento chiaro, nessuno è disposto (giustamente) a pianificare al buio. Il poker sportivo, così strutturato, rischia di non offrire grossi margini alla casa da gioco. L’esperienza dei casinò insegna: in molti paesi (vedi Svizzera ad esempio) il texas hold’em è visto solo come un modo per attirare nuovi giocatori; a fare la fortuna del banco sono altri giochi.
E' possibile coprire i costi di gestione per le rooms italiane solo con il rake dei tornei? Il sistema rischia di non essere economico e non sembra esserci la volontà politica a trovare una soluzione tecnica, a svantaggio del fisco e dei livelli occupazionali.