Petrella ha sottratto 15 milioni di franchi svizzeri (circa 13,9 milioni di euro) dai conti dei clienti per soddisfare la sua mania per il gioco d'azzardo, sperperando tutto ai tavoli del Casinò di Lugano e di Campione d'Italia.
Il suo stipendio annuo di 200.000 franchi non bastava a placare la sua dipendenza dal gambling, a tal punto che nel settembre 2014 si è auto denunciato alla magistratura ticinese, quando oramai la truffa era palese e la situazione divenuta ingestibile.
L'uomo è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione. I giudici non hanno riconosciuto le attenuanti derivanti dallo stato psicologico precario (provocato dalla grave dipendenza) ma hanno preso atto della totale collaborazione da parte dello stesso imputato, durante l'inchiesta.
La truffa, a danno della banca Julius Bär e degli investitori (per lo più italiani), non ha attivato però solo la magistratura penale ordinaria: la Commissione Federale delle Case da Gioco (CFCG) ha multato il Casinò di Lugano per oltre 2 milioni di franchi svizzeri. Si tratta però del minimo applicato per questo tipo di sanzioni.
Secondo la stampa elvetica, la Commissione federale avrebbe riscontrato nell'inchiesta (aperta nell'ottobre del 2014) presunte lacune nei controlli.
La CFCG, considerate le risultanze dell'inchiesta amministrativa condotta, ha quindi concluso per una violazione della cosiddetta "concezione sociale" infliggendo la multa.
Il Casinò di Lugano ha impugnato la decisione ed è tuttora in attesa del verdetto del Tribunale Amministrativo Federale.