Prima di approdare al tavolo finale del Main Event WSOP, Filippo Candio si rese protagonista di uno scoppio piuttosto clamoroso ai danni di Joseph Cheong, seguito da un'esultanza che in molti giudicarono eccessiva: in molti, ma a quanto pare non lo statunitense.
Lui stesso è tornato a parlarne qualche giorno fa, visto che in questa edizione delle World Series a Mike Matusow è stato dato un giro di penalità per esultanza eccessiva, decisione che ha avuto un certo eco mediatico oltreoceano in quanto Daniel Negreanu l'ha pubblicamente stigmatizzata.
Secondo il canadese certe reazioni non dovrebbero essere punite, perché fanno parte del gioco e ne enfatizzano in qualche modo l'aspetto ludico, che se soffocate - è questa la teoria di Daniel - rischiano soltanto di trasformarlo in qualcosa di troppo serioso e quindi di allontanare i giocatori anziché il contrario.
Dal canto suo Cheong non entra nel merito di quella vicenda, ma sottolinea come la reazione dell'italiano in occasione del Main Event WSOP (scomposta pur nella sua genuinità) non meritasse a suo avviso alcun tipo di punizione: "Non me ne sarebbe potuto importare meno della reazione di Candio - ha scritto infatti - non ha avuto alcun effetto negativo su di me e non penso che avrebbe dovuto essere penalizzato".
Letta così la sua opinione potrebbe anche essere fraintesa, ma in realtà i due sono rimasti in buoni rapporti anche in seguito a quel Main Event, e "subiime" al riguardo scende ancora più nel dettaglio, spiegando il proprio punto di vista: "Non è che sia venuto ad esultarmi in faccia provocandomi o cose del genere. Credo sia molto più fuori luogo e fastidioso quando un giocatore ne rimprovera un altro per come ha condotto una mano".
Al riguardo ci saranno sempre opinioni discordanti, e in effetti non è così banale tracciare una linea che stabilisca chiaramente quando un'esultanza abbia oltrepassato il confine di quello che può essere considerato come legittimo.
Di sicuro, vista l'importanza del torneo ed il momento in cui quella bad beat ebbe luogo non tutti gli avversari avrebbero digerito altrettanto facilmente la reazione del giocatore italiano, ma evidentemente Cheong ha una "soglia del dolore" più alta: in fondo, alla fine quel torneo lo ha quasi vinto...