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Antonino Cannavacciuolo - pizza

“L’Italia è un posto fantastico, ma la pizza è più buona a New York”

Qualora, appena letto il titolo, aveste intenzione di sporgere denuncia, sappiate che chi scrive è solo un umile cronista, mentre la frase è stata pronunciata da David Tuchman, commentatore americano di PokerGO.

Tuttavia non è neanche il caso di drammatizzare, perché il fattaccio è accaduto durante il commento di una lunga ed estenuante diretta streaming alle WSOP. Cerchiamo allora di contestualizzare, per capire meglio cosa è successo.

Il commentatore di tornei di poker: un mestiere difficile

Diciamo subito che commentare in diretta i tornei di poker è un lavoro di cui la stragrande maggioranza delle persone sottovaluta la difficoltà. Per intenderci, anche una partita di calcio ha i suoi momenti di stanca, idem il tennis, però gli spunti per tenere desta l’attenzione del pubblico sono sempre piuttosto frequenti. Nei tornei di poker in live streaming, invece, i tempi morti sono la stragrande maggioranza del totale, e in un torneo heads up questo aspetto si accentua ulteriormente. Dunque è normale che i commentatori debbano attingere a tutto il proprio mestiere per non far calare troppo l’attenzione del pubblico, magari cambiando spesso argomento.

David Tuchman e la “bestemmia” culinaria sulla pizza

Torniamo allora al punto. Siamo nel corso della semifinale del torneo Heads Up da 25.000 dollari, alle WSOP 2022. Al tavolo ci sono il campione italiano Dario Sammartino e il futuro vincitore del torneo, Dan Smith. In cabina di commento per il network PokerGO ci sono David Tuchman e Brent Hanks.

Come detto in precedenza la diretta di un evento del genere non è affatto semplice da condurre, anche perché nell’altra semifinale c’è il tedesco Vogelsang che tanka come se non ci fosse un domani e dunque i commentatori sono quasi sempre costretti a prendere tempo in qualche modo.

La presenza di Dario Sammartino al tavolo funge da pretesto per aprire una parentesi sull’Italia. Tuchman così esordisce tessendo le lodi dell’Italia, a cui è legato anche per uno stretto legame affettivo. “L’Italia è un posto fantastico. Sai, mia nonna era italiana. Ora è morta da qualche anno, e anche il funerale è stato fatto qui perché era emigrata da molti anni in USA. Comunque l’Italia è un posto fantastico, te la raccomando fortemente, amico.”

A questo punto Brent Hanks viene assalito da una improvvisa curiosità e chiede: “La pizza è più buona laggiù?”

E Tuch, con estrema sicurezza, risponde:

“NO, LA PIZZA È PIÙ BUONA A NEW YORK”

Pur partendo dal presupposto sempre valido che i gusti non sono sindacabili, e dopo essersi spogliati di qualsiasi pregiudizio nazionalista, quanto affermato da David Tuchman non può non farci sobbalzare sulla sedia. Non foss’altro perché la pizza, così come viene consumata oggi in tutto il mondo, è una diretta derivazione di quella inventata a Napoli circa 6-700 anni fa. Poi a questa meravigliosa pietanza è stato fatto di tutto, dalle varie scuole di pensiero (romana, napoletana etc) alle numerose contaminazioni, alle patatine con Ketchup, fino al famigerato ananas che tanto ha fatto tiltare un celebrity chef come Antonino Cannavacciuolo.

Però, ecco, a parte i gusti e le infinite varianti a disposizione, ci sono degli elementi oggettivi che non si possono ignorare. La qualità delle materie prime, per esempio. E già qui mi risulta difficile immaginare come a New York possano trovarsi mozzarelle o pomodori migliori di quelli che si trovano a Napoli ma anche a Roma, Treviso o Mazara del Vallo.

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Impossibile stilare classifiche

Ad ogni modo, per scrupolo professionale, prima di pubblicare questo articolo ho controllato tutte le classifiche e i ranking possibili e immaginabili, riguardanti la pizza. Tuttavia, non essendoci un organismo univoco e riconosciuto, è molto difficile anche azzardare dei ranking. Che comunque non sono ciò che ci interessa, anche perché dubito che Tuchman si riferisse alla pizzeria gourmet, che ovviamente può esserci a New York come a Napoli, a Helsinki o ad Ulan Bator.

La pizza al taglio, la prova del nove

Il vero termometro, però, è la pizza intesa come street food, nella sua coniugazione più popolare. Lì, nel trancio – o in questo caso slice – che troviamo all’angolo della strada, si nasconde la verità.

Inutile specificare che non ho potuto girare TUTTE le pizzerie al taglio di New York. Tuttavia mi sento di dire che la qualità media che si trova in giro per l’Italia – anche con la varietà di scuole di pensiero che possiamo vantare – è qualcosa di imparagonabile.

Qualora aveste qualche dubbio a riguardo, ecco una simpatica inchiesta girata in loco, qualche anno fa, da “Il Mattino”

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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