
Il dibattito è aperto da anni: il poker è o non è considerabile come uno sport? I puristi (del poker e dello sport) dicono di no, ma anche i fautori del suo ingresso nel club dei cosiddetti "mind sports" hanno delle frecce al proprio arco. In passato ci sono stati diversi tentativi - soprattutto da parte di FIGP - di spingere per l'ingresso nel poker tra le discipline riconosciute dal CONI, come per esempio già accaduto con il Bridge.
Quest'ultimo ha infatti già tale status e infatti la FIGB (Federazione Italiana Gioco Bridge) fa stabilmente parte del Comitato Olimpico Nazionale Italiano. Sulla scia del bridge, il poker potrebbe un giorno compiere lo stesso percorso. Una notizia che arriva dal Regno Unito, tuttavia, non fa certo ben sperare.
La Corte d'Appello di Londra ha emesso ieri una sentenza con la quale si disconosce il bridge come sport. Si trattava di un ricorso contro una decisione di Sport England, organo consultivo del governo britannico che decide sui finanziamenti ai vari sport, e che aveve negato al bridge lo status di disciplina sportiva.
Nel suo statuto, confermato come lecito dalla sentenza di ieri, Sport England afferma che lo sport, per essere considerato come tale, deve "includere una componente di attività fisica". Infatti, fra gli sport ammessi dall'istituzione inglese figurano biliardo e badminton ma anche freccette, pesca all'amo, volo in mongolfiera, aeromodellismo e anche il dodgeball, una variante moderna della "palla prigioniera".
Niente da fare invece per il Bridge e vanificato il ricorso presentato dall'English Bridge Union, che sosteneva come questo gioco faccia bene alla salute.
Una decisione forse brutale, che mette benzina sul fuoco di un dibattito destinato a rimanere aperto e - forse - insoluto. Considerando che parliamo di un gioco in cui la componente aleatoria è sensibilmente più bassa rispetto al poker, la sorte per la legittimazione sportiva del nostro amato giochino non pare delle più rosee.