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Daniel Negreanu: “Fedor Holz? Bravo, ma non basta vincere qualche torneo per diventare una leggenda”

Daniel Negreanu ha vissuto un’estate molto intensa alle WSOP 2016, giocando tutti i tornei a cui riusciva fisicamente ad iscriversi e centrando la bellezza di 9 piazzamenti a premi. Contrariamente a Phil Hellmuth, quindi, non si può certamente parlare di una prestazione deludente alle World Series, anche se è innegabile che da un top player come Kid Poker ci si aspetti sempre l’acuto. Questa volta il canadese non è riuscito a vincere nessun braccialetto e ha centrato “solamente” un tavolo finale (nel 1.500$ Seven Card Razz, 4°).

Nonostante non sia soddisfatto di questo risultato, specialmente dopo aver bustato il Main Event che l’anno scorso lo vide protagonista, Daniel ha rilasciato un’interessante intervista a Lee Davy di Calvinayre.com nella quale ha trattato un gran numero di argomenti: dal merito nel sentirsi definire “leggenda” alla run di Fedor Holz, passando per il One Drop, Phil Galfond, la saga di Rocky e molto altro.

Davy ha detto a Negreanu che il calciatore John Arne Riise lo ha definito una leggenda del poker. Ma cosa ci vuole per guadagnarsi questo titolo? “Prima di tutto, devi resistere all’esame del tempo“, ha spiegato Daniel. “Questo vuol dire entrare nella Hall Of Fame del poker. Ci saranno sempre persone che otterranno successi pazzeschi nel corso di un anno. Vincono un paio di Sit&Go da 100.000$ di buy-in (i tornei high roller con field ristretti, ndr) e tutto d’un tratto diventano gli Dei del poker. Questo non significa essere una leggenda. Questo status lo ottieni solo quando ti confermi su un lungo periodo”.

Daniel Negreanu

Il riferimento sembra a Fedor Holz, giovane player tedesco in grado di vincere quasi 15 milioni di dollari in questi primi sei mesi e mezzo del 2016. A domanda specifica, Daniel non si tira indietro: “Qualche anno fa Erik Seidel ha vissuto una run simile; poi è toccata a Dan Colman; ora Fedor Holz. È garantito che succeda. Se hai 20-30 tornei con 40 iscritti, avrai sempre run di questo tipo. Il fatto con Fedor, che è un grande giocatore, è che il successo porta ulteriore successo. Lui ha molta sicurezza in sé, fa giocate particolari, insegue le carte. Quando stai runnando così bene, si aprono nuove frontiere alla tua abilità di portare il gioco a un livello superiore. È incredibile da guardare, è un ottimo spettacolo per il poker”.

L’opinione di Negreanu su Holz appare quindi positiva, ma il canadese ci tiene a precisare: “Se continuerà a ottenere questi risultati nei prossimi anni, allora sarà qualcosa di importante. Le possibilità che ci riesca, comunque, sono minime“.

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Phil Galfond
Phil Galfond

Nel corso dell’intervista, Daniel ha lanciato diverse frecciatine alla generazione di poker player provenienti dall’online ma quando gli è stato chiesto quale di questi ha le maggiori possibilità di entrare nella Poker Hall of Fame non ha avuto dubbi: “Phil Galfond è il primo che mi viene in mente. La Poker Hall of Fame è diventata qualcosa di differente da ciò che si prospettava all’inizio. Ora non si guarda più alle skills ma all’apporto dato al gioco. Con questa premessa credo che Phil Galfond sia un ottimo esempio per i giocatori più giovani. Ha anche giocato a cash game ai livelli più alti per lungo tempo. Credo che quando compirà 40 anni avrà già un piede dentro la Poker Hall of Fame“.

A proposito degli internet players che tanto critica, Daniel Negreanu ha spiegato che potrebbero essere loro il motivo per cui il Big One For One Drop è diventato un torneo a inviti nei quali non ci saranno giocatori professionisti. “Antonio Esfandiari ha spiegato come stanno le cose. Ha parlato con Guy Laliberté e ha capito che la colpa è di quei giovani professionisti che tankano e fissano gli avversari. Molti businessman non vogliono essere scrutati per quattro minuti per poi dover aspettare altri sette minuti dopo aver agito. Non lo vogliono perché non è divertente. Quei giovani professionisti che sono arrabbiati perché non potranno partecipare al One Drop di Montecarlo, devono capire che il problema è il loro comportamento. Se fossero stati divertenti, coinvolgenti e avessero reso l’atmosfera più piacevole, probabilmente non ci sarebbe mai stato un One Drop a inviti“.

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Infine, Kid Poker si lascia andare a una metafora piuttosto polemica: “Sto guardando tutta la saga di Rocky. Rocky è tutto cuore, ma deve affrontare Ivan Drago, la macchina. Lui ha gli HUD, ha i software di supporto, si inietta gli steroidi, è più grosso e conosce tutti i numeri: è pura scienza. Ma alla fine Rocky ci mette il puro cuore e vince contro la scienza. Mi ricorda molto come sono io contro tanti giocatori dell’online. Loro hanno la matematica dalla loro, ma non hanno quella conoscenza e quel cuore che ha Rocky”.

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