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FU_15, da 5 anni in Honduras per giocare a poker ed aiutare gli altri

[imagebanner gruppo=pokerstars] Nel mondo dei tornei di poker, il nome di Nicholas "FU_15" Maimone è conosciuto da tempo, tanto che a suo nome può vantare vincite lorde per oltre sei milioni di dollari: anni fa lo statunitense ha deciso di trasferirsi all'estero continuando a giocare a poker, ma anziché puntare su Canada, Messico o Costarica ha scelto l'Honduras, uno fra i Paesi più poveri e pericolosi del Sud America.

"Qui la gente vive con meno di 4.000 dollari l'anno, ed in molti non hanno neppure accesso all'acqua potabile - ha raccontato a Lee Davy per PokerListings.com - quando vivevo negli Stati Uniti avevo una bella casa ed una bella automobile, ma sentivo che alla mia vita mancasse qualcosa. Venni in Honduras per un viaggio di piacere, e mi proposero di restare. Inizialmente non accettai, ma poi tornato a casa mi dissi, perché no?".

Fin da giovanissimo Maimone ha avuto successo nel poker, come quando nel 2009 fu 15esimo nel Main Event delle World Series Of Poker, vincendo 633.000 dollari. Quel denaro non era tutto suo, visto che all'epoca era stakato ed anche in negativo fino a quel momento: ciò nonostante, gli rimase abbastanza per diventare un giocatore professionista, e come si suol dire il resto è storia.

Nick Maimone
Nick "FU_15" Maimone durante una tappa EPT (photo courtesy PokerNews.com)

Cresciuto in una famiglia fortemente cattolica e con altri sei fratelli, Maimone non si è mai fatto mancare gli agi tipici del giocatore di poker di successo, ma col trascorrere degli anni ha sentito di desiderare qualcosa in più data la sua posizione privilegiata, che pure si è guadagnato.

"Molti dei professionisti che si sono trasferiti all'estero per giocare a poker non si immergono nella cultura locale, né parlano la loro lingua - sottolinea - potrebbero farsi coinvolgere ed aiutare i poveri, fare in modo che il loro poker serva a qualcosa, non passare la loro vita semplicemente grindando di fronte ad un computer".

Lui lo fa aiutando soprattutto i bambini, malgrado non si faccia mancare i lussi di cui può disporre, compresi gli occasionali tornei all'estero fino a quelli legati alla vita di ogni giorno. Maimone quindi non pensa che un giocatore di successo dovrebbe spogliarsi di ogni bene e donarlo agli altri, ma che si può bilanciare il tutto donando una parte del proprio tempo e denaro per chi ne ha più bisogno, ricevendo un senso di appagamento che evidentemente il solo denaro almeno a lui non ha dato.

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"Questo posto ha una brutta fama, soprattutto legata agli omicidi che coinvolgono i membri delle gang, ma a me in cinque anni non è mai accaduto niente - spiega - molto è dettato dalla disperazione e dalla miseria, qui è più facile trovare della Pepsi e della Coca Cola che non dell'acqua, e non c'è certo la consapevolezza che quel genere di cose facciano male".

In questo senso, Maimone - che in Honduras si è anche sposato circa un anno fa - a proposito dei rischi associati ad un luogo comunque pericoloso si dimostra tanto ottimista quanto fatalista: "Non mi piace essere morbosamente attaccato alla vita, nel momento in cui verrà il mio momento lo accetterò - conclude - preferisco provare a fare qualcosa di nobile, anziché starmene chiuso in un ufficio ad aspettare di morire d'infarto un giorno".

Ma in fondo, anche in un luogo come l'Honduras, con le dovute cautele chi è lì per dare una mano difficilmente può essere malvoluto dalle persone che lo circondano, e così per "FU_15" il soggiorno da quelle parti sembra essere destinato a durare ancora un bel po'.

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