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Barry Greenstein: “Ivey è diventato paranoico, crede di essere spiato e non utilizza il cellulare”

Il ritorno di Phil Ivey (e Tom Dwan) sulle scene pubbliche è avvenuto la scorsa settimana in Montenegro, durante la kermesse Triton Super High Roller. Il professionista americano non giocava un torneo live da quasi un anno e non andava a premio da più di due. A Budva, però, ha dimostrato innanzitutto di non essersi dimenticato come si vince, dato che in un high roller di Short Deck Poker ha trionfato per $605.000 e in un altro ha chiuso terzo per 1.6 milioni di dollari; in secondo luogo, il 10-volte campione WSOP ha smentito chi lo dava per broke, partecipando a tutte le partite di cash game high stakes che si sono tenute durante la trasferta montenegrina del circuito asiatico. Parliamo di partite con ante di 13.000 euro…

Ivey, dunque, sembra stare molto bene, nonostante le tante voci sul suo conto e la lunga assenza dai tavoli (pubblici). Eppure, stando a quanto dichiarato da un suo caro amico, il peggio non sarebbe ancora alle spalle. Barry Greenstein ha infatti rivelato che King Phil sarebbe tutt’altro che sereno in questo momento della sua vita, non per una questione pokeristica ma per la nota disputa legale con i due casinò che lo accusano di aver barato a Baccarat.

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Phil Ivey in Montenegro, dopo il ritorno al successo in un torneo live

Phil Ivey e l’edge sorting

Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, ecco un breve riassunto: tra il 2011 e il 2012, Phil Ivey ha vinto rispettivamente 7 milioni di sterline e 10 milioni di dollari al Crockford Casino di Londra e al Borgata di Atlantic City. Nel primo caso si è visto rifiutare il pagamento delle vincite, nel secondo è invece riuscito a lasciare il casinò con il malloppo, salvo poi sentirsi ordinare dal giudice del primo grado di giudizio di restituire tutto.

La disputa legale si basa tutta sull’edge sorting, una pratica che Ivey e una donna asiatica hanno utilizzato per vincere quelle cifre da capogiro. Molto semplicemente, dopo aver notato un difetto di fabbrica sul dorso dei mazzi da carte utilizzati nel Baccarat, Phil si è avvalso della vista da aquila della sua complice per  individuare alcune carte e ribaltare l’edge del casinò a suo favore.

La doppia causa va avanti ormai da anni e se da un lato sembra impossibile che Ivey riesca mai a farsi pagare i sette milioni di sterline dal Crockford Casino di Londra, è altrettanto improbabile che il Borgata non vinca la sua, di causa, costringendolo a restituire dieci milioni di dollari.

Phil si trova quindi in bilico tra più di venti milioni di dollari: questa è la cifra che pensava di aver vinto nelle scorribande tra Inghilterra a New Jersey, mentre potrebbe ritrovarsi a dover rinunciare definitivamente ai 7 milioni di sterline del Crockford e ai 10 milioni vinti al Borgata. Una situazione tesa, che all’apparenza non sembra però preoccupare più di tanto il campione di Riverside. Invece, secondo il suo amico Barry Greenstein, questa vicenda avrebbe avuto gravi ripercussioni sulla sua vita privata.

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Barry Greenstein: “Phil Ivey è diventato paranoico”

“Phil Ivey è probabilmente il più forte al mondo”, ha dichiarato Greenstein nel podcast con Joe Ingram. “Una volta discutemmo di una mano, io ero convinto di aver giocato nel modo migliore, lui era certo che avessi sbagliato. Andò a dormire e il giorno dopo mi disse di aver analizzato nella sua testa ogni singolo dettaglio, non solo della mano ma anche della partita. Poi aveva deciso che io avevo giocato in maniera non ottimale. Il segreto di Phil Ivey è nella sua mente. Ci sono giocatori che si affidano ai computer, poi c’è Phil Ivey che ha un computer nella testa. Una delle persone più intelligenti del poker”.

Dopo l’attestato di stima, Greenstein ammette che Ivey non se la passa molto bene a causa delle questioni legali.

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“Ci scriviamo ogni mese”, dice il Robin Hood del poker. “Ma c’è un problema: lui è sempre in Asia e non vuole parlare al telefono. Ci scriviamo ma se gli chiedo di questioni serie, come le dispute legali con i casinò mi dice chiaramente che non ne vuole parlare al telefono. Su questo è intransigente”.

“Teme che qualcuno lo possa spiare”

Barry conclude il discorso spiegando che Ivey è convinto di essere spiato da qualcuno che possa utilizzare le sue conversazioni. Come e per conto di chi, non è dato saperlo.

Phil ha paura di essere intercettato. Una volta mi disse in modo molto serio che ti possono ascoltare anche se il tuo telefono è spento. Io gli dico sempre di non essere paranoico, ma in base a quanto ho visto successivamente, sembra che abbia ragione…”

Non è chiaro a cosa si riferisca Greenstein su ciò che ha visto successivamente. Forse Ivey è stato ricattato da qualcuno? Oppure le sue conversazioni private con l’ammissione dell’edge sorting sono arrivate direttamente ai vertici dei casinò? Sono questioni personali su cui si possono solo fare congetture, ma una cosa è certa: come aveva già detto Fedor Holz, dietro alla poker face che lo ha reso famoso, Phil Ivey nasconde tanta preoccupazione per la disputa legale contro il Borgata. E come biasimarlo? Ha almeno 10 milioni di motivi per preoccuparsi…

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