Non credevano alle loro orecchie, circa 20 giocatori di poker presenti in un'aula di tribunale della contea di Dane, nel Wisconsin, mentre ascoltavano il verdetto del giudice civile Richard Niess.
Quest'ultimo doveva pronunciarsi su un ricorso dei suddetti appassionati, supportati dalla sezione locale della PPA (Poker Players Alliance), circa la liceità del poker fuori dai casinò della riserva indiana, unica sede in cui la pratica del nostro amato gioco è consentito in tutto lo stato del Wisconsin.
"Il poker fa parte del tessuto sociale americano come il Baseball e la torta di mele, ma io non posso ignorare la legge", ha sentenziato Niess.
La cosa divertente è che il giudice cita come precedente un caso del 1964, relativo al proprietario di una taverna in cui si organizzavano partite di poker: nel dispositivo di condanna si faceva riferimento al poker come "gambling", e tanto è bastato a Niess per chiudere il caso.

I poker player avevano raccolto 10mila dollari per assoldare Stan Davis, un avvocato molto esperto in queste vicende, il quale ha inutilmente cercato di far presente al magistrato che le leggi sul gioco sono molto cambiate, nel corso di questi decenni. Davis ha anche portato un precedente recente di un'altra corte del Wisconsin, che si era espressa favorevolmente, ed aveva persino chiamato a deporre un esperto di risk management, il quale ha provato a convincere il giudice che nel poker - sul lungo periodo - l'abilità prevale sulla fortuna. Ma tutto questo è inutile, se un giudice insiste nell'arroccarsi su un precedente di 50 anni fa.
Naturalmente i poker player sono delusi, e hanno già annunciato il ricorso alla Suprema Corte del Wisconsin. In realtà - riferiscono le cronache locali - l'applicazione del divieto è piuttosto blanda, e i tornei di poker continueranno a svolgersi senza troppi problemi un po' in tutta la contea. Ma è anche normale che i giocatori non dormano sonni tranquilli, al pensiero di potere finire in galera per un caso vecchio di 50 anni...