Spesso si guarda a Oriente per trovare il futuro del poker, anche se la quasi totalità degli investimenti riguarda la Cina, Macao (che fa parte del territorio cinese) e ultimamente Manila, capitale delle Filippine. C'è un Paese che invece viene piuttosto sottovalutato da questo punto di vista, nonostante una crescita economica inarrestabile, che gli permetterà di diventare una super potenza nel giro di qualche decennio: l'India.
Secondo recenti statistiche, in India oltre mezzo milione di persone gioca a poker online. Si tratta di un numero enorme, che è destinato a salire non appena il gioco verrà ufficialmente regolamentato, visto che al momento la legge è ancora in fase di stallo. Nonostante questo, comunque, ci sono già più di venti poker room che operano sul territorio senza farsi troppi problemi, e che si stanno contendendo un mercato che nella sua fase embrionale vale già 214 milioni di dollari (fonte: Cardplayer.com).
Ovviamente questi dati non sono trascurabili e diversi colossi del poker online si stanno muovendo verso l'India per cercare di capire quali tipi di investimenti siano necessari per imporsi come protagonisti sul mercato. Non è un caso che Pokerstars abbia fatto piazza pulita di alcuni dei suoi storici sponsorizzati ma abbia deciso di tenere sotto contratto Victor Ramdin, professionista statunitense che non può vantare risultati importanti da parecchio tempo (l'ultimo ITM superiore ai 100.000$ è arrivato nel 2011) ma che ha un buon seguito in India grazie alle sue origini.

Se il poker online sta sbocciando nella nazione da 1.2 miliardi di abitanti, quello live è già bene avviato: a Goa, ad esempio, si sono già giocate diverse tappe dell'Asian Poker Tour (APT), il circuito organizzato proprio da Pokerstars. Sicuramente non si può parlare di boom, ma la buona affluenza ha comunque dimostrato che agli indiani il poker piace e i numeri per quanto riguarda quello online sono ancora più eloquenti.
Ciò che sta rallentando la crescita di questo gioco è uno dei temi più discussi nella storia del poker: si tratta di uno skill game oppure no? Qualsiasi Paese ha dovuto affrontare un lunghissimo iter per giungere a una risposta da parte delle autorità competenti, anche se spesso non si è riusciti ad ottenere una legislazione chiara e precisa e i casi di "ribaltoni" clamorosi non sono stati infrequenti. Al momento l'Alta corte indiana sta studiando il gioco per capire se debba essere considerato "gambling", un punto cruciale per la regolamentazione.
Le ultime indicazioni sembrano essere molto positive e per questo motivo la crescita del mercato ha subito un'impennata, con gli operatori che hanno preso coraggio e hanno deciso di spingere maggiormente con gli investimenti nonostante la situazione ancora tutta da definire. Ciò che è sicuro, è che l'India può rappresentare una terra estremamente fertile per il poker: i dati di Scroll.in"parlano di un giro di affari che potrebbe triplicarsi nelle settimane successive a un'eventuale regolamentazione. Parliamo quindi di 1.5 milioni di giocatori e un mercato da oltre mezzo miliardo di dollari.