Se riuscite ad arrivare spesso in zona premio nei tornei di poker, non ditelo a Jonathan Little o potrebbe darvi una grossa delusione. Il noto professional poker player americano, nonché autore e tra i più stimati coach in circolazione, ritiene infatti che quei giocatori che con molta frequenza vanno in the money in realtà sono perdenti nel lungo periodo.
Ma da dove arriva il suo ragionamento?
Scopriamolo subito insieme.
In questo Articolo:
Andare a premio… fa male?
Partiamo innanzitutto dal tweet di Jonathan Little:
Stop worrying about how often you cash in tournaments. It is well known that people who cash the most are the biggest losers in the game! #Poker #Mindset
— Jonathan Little (@JonathanLittle) 21 marzo 2019
La traduzione è abbastanza semplice: “Smettetela di preoccuparvi di quanto spesso andate a premio nei tornei. È risaputo che chi va tante volte a premio è tra i giocatori più perdenti che ci siano!”.
Secondo Little, come spiega poi in una serie di risposte al suo tweet originale, chi va di frequente in the money tende a ottenere soltanto dei mini-piazzamenti. Questi giocatori sono troppo conservativi, uno stile che impedisce loro di puntare ai bersagli grossi.
Per contro, giocatori aggressivi che non mirano semplicemente alla zona premio forse non ci entreranno così spesso come i grinder passivi, ma nel lungo periodo vinceranno di più perché di tanto in tanto faranno il colpaccio.
La teoria di Jonathan Little
Sebbene non abbia fornito dati a supporto della sua tesi (anche se ha affermato di averne), Little ha aggiunto: “Se ottieni tanti mini-cash, significa che raramente vincerai. Se raramente vincerai, avrai difficoltà ad avere successo nel lungo periodo. Facendo un semplice calcolo, immaginate di fare mini-cash il 30% delle volte, ma di non vincere quasi mai”.
Se lo dice Jonathan Little, giocatore da $6,8 milioni vinti in carriera nei tornei live (senza contare l’online), probabilmente c’è da fidarsi. Difficile fare calcoli noi stessi, visto che l’unico metro di giudizio è Hendon Mob, i cui profili però mostrano soltanto le vincite, non i buy-in e le perdite.
Nel suo ragionamento, Little non ha fatto nomi, ma tra le risposte ai suoi tweet è stato menzionato Allen Kessler, giocatore che va spesso a premio ma che raramente vediamo nelle fasi finali dei tornei, specialmente quelli grossi.
Il caso Cousineau
Anche Tony Cousineau, guarda caso allievo di Kessler, è un tipo di giocatore che rientra nella casistica di Little.
I colleghi di Cardschat.com hanno preso in esame gli 84 piazzamenti a premio di Cousineau alle World Series of Poker. Un numero apparentemente pazzesco, ma che se analizzato in profondità ci restituisce una visione un po’ più chiara.
In totale, Cousineau ha vinto $876.608 alle WSOP, cioè circa $10.435 per ogni volta che è andato a premio. Pur non conoscendo l’esatto numero di eventi da lui giocati, né i buy-in spesi, supponendo che sia andato a premio il 40% delle volte (una cifra piuttosto alta), e sapendo che di solito partecipa a tornei da $1.500 fino a $5.000 di buy-in, in 20 anni avrebbe speso circa $840.000.
Se sottraiamo questa cifra al totale vinto in carriera alle WSOP, troviamo la miseria di $36.608 di profit in 20 anni di WSOP.
C’è chi dice no
Tra i commenti al tweet di cui sopra, va detto, ce ne sono tanti che mettono in dubbio la teoria di Jonathan Little.
In particolare, un avvelenato Dara O’Kearney ha accusato il pro americano di averlo addirittura bloccato per impedirgli di commentare “quando sputa queste robe senza senso”.