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J-9s meglio di A-A: questa mano mostra quanto è diverso lo Short Deck dal NLH tradizionale

Nell’ultimo anno lo Short Deck Poker ha guadagnato grandissima popolarità grazie ai tornei high roller e alle partite high stakes che si sono giocati in Asia e sono finiti su YouTube totalizzando centinaia di migliaia di visualizzazioni. Si tratta di un gioco dove la componente legata all’azzardo è più forte e proprio per questo è particolarmente amata dalle whale asiatiche, abituate a giocare forte a Baccarat (un gioco dove c’è solo l’azzardo). Allo stesso tempo il fatto che sia amata dai giocatori amatoriali rende lo Short Deck Poker una variante da studiare a tutti i costi anche da parte dei professionisti. Come abbiamo visto, molti nomi noti stanno passando decine di ore ad analizzare le mani e sviluppare le strategie migliori.

Ma è davvero necessario studiare lo Short Deck Poker? È una domanda che si pongono in molti, considerando che alla fine si tratta dello stesso gioco che tutti conosciamo bene (il No-Limit Hold’em) ma con 16 carte in meno.

Andrew Robl e Tom Dwan impegnati nella partita high stakes di Short Deck Poker a Jeju

La risposta è affermativa: sì, per primeggiare nello Short Deck Poker è necessario studiare approfonditamente soprattutto l’aspetto matematico. Perché, anche se a molti potrebbe non sembrare, le percentuali di vincita delle singole mani, specialmente preflop, sono molto diverse da quelle a cui siamo abituati.

Lo dimostra una mano giocata in un high roller di Short Deck Poker che si è tenuto sull’isola di Jeju quest’estate. Una mano nella quale A-A non è favorita preflop

Short Deck Poker: una mano significativa da un high roller asiatico

Non è la partita di cash game high stakes dalla quale abbiamo ripreso numerose mani ma un torneo da 100.000 dollari di Hong Kong. Ad entrare per primo in gioco è un giocatore di nome Cheong (non Joseph) che limpa da UTG per 6.000 con uno stack di 257.000. Da evidenziare che il torneo aveva una struttura ante-only, senza small blind e big blind. Cheong decide di limpare attuando una trappola, visto che in mano aveva a a .

Il poker player Potashnik spilla a q dall’hijack e decide di rilanciare a 25.000 con uno stack rimanente di appena 46.000 chips. La parola arriva a Nick Schulman, che dal cutoff decide di chiamare con j 9 lasciandosi appena 29.000 chips alle spalle.

Qui si può già notare una grande differenza rispetto al No-Limit Hold’em con il mazzo intero: un giocatore esperto come Schulman non avrebbe mai cold-callato con una mano come J-9s dopo il limp di un giocatore da UTG e il rilancio di un giocatore molto short. Ma una mano come J-9s ha un’equity altissima nello Short Deck e il fatto di giocare in posizione rende tutto ancora più profittevole (proprio per il fatto che la posizione ha un valore fondamentale, tanti pro hanno definito questa variante come molto simile al PLO).

Schulman chiama e la parola passa a Mikita “Fish2013” Badziakouski. Il fortissimo pro bielorusso ha in mano 8 6 e per gli stessi motivi che abbiamo già elencato (diverse equity rispetto al No-Limit Hold’em tradizionale e posizione) pensa seriamente di chiamare con uno stack rimanente di 113.000 chips.

Fermiamoci un attimo, perché questa situazione si può notare bene quanto sia diverso lo Short Deck Poker in termini di percentuali.

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Short Deck Poker: quando A-A non è la mano migliore preflop

Se questa mano fosse stata giocata con un mazzo a 52 carte, queste sarebbero state le percentuali:

  • j 9 : 19.27%
  • a q : 5.06%
  • a a : 54.27%
  • 8 6 : 20.76%

La coppia di Assi sarebbe stata quindi la favorita per la vittoria allo showdown con più del 50% di possibilità di successo.

Nello Short Deck Poker, invece, il discorso è molto differente. Ecco le percentuali:

  • j 9 : 32%
  • a q : 12%
  • a a : 30%
  • 8 6 : 22%

Come si può vedere, nello Short Deck Poker la coppia di Assi non sarebbe la mano migliore preflop! Una circostanza impensabile ma che invece si verifica perché non ci sono le carte basse (dal 2 al 5) e quindi una mano come j 9 ha molte più possibilità di hittare vista la mancanza di quelle carte “blank” che demoliscono l’equity street dopo street.

Nick Schulman raddoppia e va a vincere il torneo

Come va a finire la mano? “Fish2013” folda e Cheong, da UTG, completa il suo limp/raise andando all-in (o meglio, mettendo all-in i suoi due avversari). Potashnik chiama con A-Qoff e Schulman mette le ultime 29.000 chips sul pot di circa 140.000 con J-9s.

Si va quindi allo showdown (stavolta, senza la mano di “Fish2013”, A-A parte favorita) e il flop J-J-9 consegna il sorpasso a Shchulman, che trova poi il double-up e alla fine andrà a vincere il torneo per 274.000 dollari americani.

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