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Matt Affleck: 'Il mio peccato capitale? La troppa sicurezza'

Matt Affleck mentre va a stringere la mano a DuhamelMatt Affleck, per chi gioca regolarmente tornei, è uno dei professionisti eletti ad esempio, non soltanto perché si tratta di un giocatore straordinario, ma anche perché quanto capitatogli al Main Event WSOP fotografa perfettamente cosa possa significare dedicarsi agli MTT.

Come certo ricorderete, dopo essere giunto 80esimo al Main Event del 2009 giusto l'anno seguente sembrava che il tavolo finale fosse ad un passo, quando una sfortunata mano contro Jonathan Duhamel gli fece perdere l'intero stack, assieme probabilmente all'occasione della vita.

"Nella mia carriera ho avuto la fortuna di vincere da subito molto - confida - quindi non ho mai vissuto sulla mia pelle cosa davvero significhi scalare i vari livelli, e questo credo mi abbia portato ad una sorta di sicurezza eccessiva, che non mi ha consentito di comprendere davvero che cosa significhi la varianza". Almeno fino a quel terribile momento.

Matt sperava che fosse l'occasione giusta per arrivare sino in fondo, avere una seconda chance appena un anno dopo pareva un chiaro segno del destino, poi l'incredibile scoppio e la sensazione di star vivendo un incubo.

Nonostante questo, Affleck trovò la forza per tornare indietro e stringere la mano all'intero tavolo, compreso Jonathan Duhamel: "Per venti minuti sono stato sotto shock, poi mi sono reso conto che quella fosse la cosa giusta da fare".

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L'onda lunga di un'esperienza simile per un giocatore è forse ineliminabile, e "mcmatto" spiega quali situazioni siano ancora oggi difficili da digerire: "La cosa peggiore è incontrare alcune persone che dicono di capire quello che hai provato, e poi ti raccontano la loro bad beat ad un tavolo finale da 100 dollari...".

Matt continua comunque a giocare tornei, nonostante adesso si dedichi anche al cash game, cercando di cancellare quei punti deboli che neppure a lui mancano: "A volte sento di giocare più concentrato quando ho un piccolo stack, mentre quando ne ho uno grande e magari perdo un grosso piatto tutto diventa più difficile, nonostante magari abbia ancora un buon numero di big blinds. Nei tornei l'aspetto mentale è perfino più importante che nel cash game, perché può bastarti anche un solo errore per gettarlo via".

Quanto al futuro, Matt pensa a quando il poker online tornerà negli Stati Uniti, sperando di riuscire allora a cogliere una sponsorizzazione, perché se devono sbatterti fuori da un torneo in malo modo, che almeno i soldi persi non siano i tuoi...

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