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L’incredibile storia di Men “The Master” Nguyen: dalla fuga dal Vietnam ai milioni vinti a poker

Negli ultimi tempi Men “The Master” Nguyen ha fatto parlare di sé per una serie di episodi poco piacevoli. Il professionista vietnamita (ma residente da anni negli Stati Uniti) era già noto per le sue bravate al tavolo e per alcuni comportamenti decisamente sopra le righe, ma soprattutto per la sua passione per l’alcool. Una passione che lo ha portato, quest’estate, a ricevere una penalità in un torneo del WPT in California dopo “una serie di situazioni controverse” di cui avevamo parlato in un articolo dedicato. Da quel momento, molti professionisti americani hanno denunciato altri episodi che non rendono molto onore a Nguyen, accusato da più parti di essere un esperto di angle-shooting.

Ma “The Master” è davvero solo questo? Un furbetto al tavolo? Chad Holloway di Pokernews.com ha provato a scoprirlo seguendolo nelle sue avventure (al tavolo e fuori) per alcuni giorni, scoprendo invece un uomo con una storia personale da film.

Men Nguyen: la fuga dall’orrore del Vietnam

Men Nguyen è nato in Vietnam nel 1955 ma il suo passaporto indica come data di nascita il 1954. Alla richiesta di spiegazioni di Holloway, Nguyen ha risposto semplicemente così: “Il calendario cinese è diverso da quello americano”. Il suo luogo di nascita è certo: la cittadina costiera di Phan Thiet, a 213 km da Ho Chi Minh City. Una località molto povera, che negli anni della sua infanzia e adolescenza basava la sua crescita economica solo ed esclusivamente sulla produzione di salsa di pesce e l’esportazione del Dragon Fruit (un frutto tropicale molto amato dai cinesi).

Un contesto nel quale Nguyen, come la maggior parte dei coetanei, si ritrovò presto a dover dire addio alla scuola. A 13 anni mollò gli studi e iniziò a svolgere lavori e lavoretti di ogni tipo per aiutare la numerosa famiglia (12 tra fratelli e sorelle). Non appena maggiorenne prese la patente di guida e divenne un autista di bus. Poi, dopo la caduta di Saigon nel 1975 e l’avanzata del regime comunista, la famiglia Nguyen si ritrovò in pericolo. Il padre, infatti, era un soldato che aveva combattuto per anni contro i comunisti. Una circostanza che, ora che i comunisti avevano vinto, poteva essere una vera e propria condanna a morte per lui e i suoi figli.

“Mia madre morì e mio padre e uno dei miei fratelli mi dissero di scappare e andarmene lontano. Ricordo che mio fratello mi disse: “Puniranno la nostra famiglia perché papà li ha combattuti. Quando arriveranno qui ci puniranno duramente“. Così io e un mio amico ci imbarcammo su una piccola imbarcazione che trasportava 88 persone e dopo cinque giorni passati in mare sbarcammo sulle coste della Malesia“.

L’approdo negli Stati Uniti e la gang

Negli stessi anni in cui Paul Phua provava a farsi strada nella comunità cinese di Kuala Lumpur stringendo amicizia con personaggi poco raccomandabili, a pochi chilometri di distanza Men Nguyen era in un campo profughi. La sua intenzione non era di restare in Asia ma di andare a costruirsi una nuova vita nella culla dell’Occidente: gli Stati Uniti d’America.

Nguyen arriva a Los Angeles sei mesi dopo essere scappato dal Vietnam. L’impatto non è facile per un ragazzo tra i venti e i trent’anni che non conosce una parola di inglese. Men si iscrive a un corso per imparare la lingua e inizia a lavorare come operaio. Guadagna poco, vive situazioni di grande degrado e a un certo punto, nel tentativo di provare a migliorare le sue condizioni di vita, si unisce a una gang. Una scelta di cui oggi si pente ma i tatuaggi che porta sulle mani sono il ricordo di quegli anni disperati. Anni in cui Men divenne anche padre ma solo per vedere sua moglie scappare con il figlio poco dopo la nascita.

Las Vegas e il poker

Nel 1984, Nguyen va a Las Vegas per la prima volta. È insieme a un amico e a Sin City scopre il poker.

“Giocai al Blackjack, alle slot machines, tutto”, ricorda oggi a Pokernews.com. “Poi andai a vedere la poker room. Il floorman si avvicinò e mi chiese se volevo giocare. Io non parlavo bene inglese e dissi che prima volevo guardare. Giocavano a Stud e mi stupì che avessero il mazzo con 52 carte, perché ero solito giocare con mazzi da 28 carte”.

La prima esperienza al tavolo fu ovviamente disastrosa: “Mi buttai in una partita di Stud con blinds $15-$30. Non sapevo quanto erano le puntate, non capivo i punti. Giravo le carte e chiedevo al dealer se avessi vinto. Persi $1.600“.

Nonostante la batosta, il futuro poker pro non si arrese. Ormai era innamorato del gioco e tornò più volte ai tavoli in California. In quel periodo si conquistò il soprannome di “Money Machine” per le sue incessanti corse al bancomat per ritirare altri soldi. Era molto scarso Nguyen, ma pian piano imparava. E sessione dopo sessione, le perdite si trasformarono in vincite.

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“Al successivo viaggio a Las Vegas vinsi tutto ciò che avevo perso in precedenza. Battei tutti i regular e da loro imparai tantissimo. Sono una persona molto intelligente e di questo sono grato”.

Men “The Master” Nguyen ha vinto 7 braccialetti delle WSOP

La nascita di “The Master”

Nel 1986 Nguyen ottenne la cittadinanza americana e galvanizzato da quel traguardo iniziò a giocare con maggiore frequenza. Nel 1987 si iscrisse a un torneo e lo vinse. Il suo primo primo posto, in un evento di Seven Card Stud Hi/Lo, valse $28.600. Nel 1990 ebbe il primo anno con incassi superiori ai $100.000 (incassò $325.270), circostanza che si sarebbe ripetuta nei successivi vent’anni ad eccezione del 1999.

Tra il 1991 e il 1993 vinse dieci tornei e nel 1995 arrivò il primo braccialetto WSOP, in un evento di Seven Card Stud (vinto per $96.000). Pochi giorni dopo ne vinse un altro per $186.000. Così iniziò ufficialmente la sua carriera di “The Master“, il maestro, la superstar del poker che era arrivata dall’Asia per dominare i tavoli di Las Vegas.

Oggi Men “The Master” Nguyen ha vincite lorde nei tornei live pari a 10.9 milioni di dollari. Ha centrato la bellezza di 490 ITM in carriera ed è riconosciuto come un giocatore molto ostico da trovarsi al tavolo, anche per il vizietto dell’angle-shooting. Ma se dal punto di vista pokeristico potrebbe non essere un ottimo esempio di sportività, sul lato umano è difficile non apprezzarlo.

L’uomo dietro al personaggio

Fin da quando ha iniziato a guadagnare i primi soldi con il poker, Men ha inviato denaro in Vietnam. Nel 1991, ad esempio, donò $1.000 per costruire un pozzo vicino al tempio della sua città (è un devoto buddhista). Nel 1998, insieme al collega e connazionale Scotty Nguyen, finanziò la costruzione di una scuola nella sua città natale.

“L’ho fatto perché io sono nato povero”, dice il poker pro 63enne. “Tutti nella mia famiglia hanno lasciato la scuola perché non avevamo soldi per permettercela. Mio padre era un soldato, non aveva abbastanza denaro per sostenerci gli studi”.

In tempi più recenti, Nguyen ha supportato le zone più povere del suo paese acquistando grosse quantità di riso, noodles e attrezzatura medica. Il veterano del poker torna in Vietnam almeno una volta all’anno, perché, nonostante oggi sia milionario, non può dimenticarsi da dove arriva. Forse, per uno con la sua storia, è questa la più grande motivazione per continuare a vincere a poker: aiutare gli altri.

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