Nel primo articolo su Paul Phua abbiamo visto come questo ragazzo malese venuto da una piccola città sull'isola del Borneo sia riuscito a farsi strada nella comunità cinese di Kuala Lumpur, per poi creare un bookmaker con un giro di affari miliardario. Abbiamo anche menzionato l'incredibile episodio della partita di Premier League "manomessa" per consentire ai bookmaker asiatici di incassare vincite per decine di milioni di dollari. Un episodio al quale il gambler malese è stato più volte accostato.
Ripartiamo proprio da qui per raccontare la storia di Paul Phua, perché nell'inchiesta che ESPN.com pubblicò all'indomani del suo arresto a Las Vegas, una fonte anonima sosteneva che grazie a quel match-fixing Phua si salvò dall'andare broke per la seconda volta nella sua vita. Non ci sarebbe invece riuscito qualche anno più tardi...
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In questo Articolo:
"Paul Phua è andato broke due volte"
La fonte interpellata da ESPN è un pezzo grosso nell'amministrazione di un noto casinò di Macao. Una di quelle persone che, dato il ruolo che ricopre, non può non conoscere Paul Phua (dopo vedremo perché).
"Paul è un individuo con una propensione al rischio altissima", dice l'informatore. "È andato broke due volte nella sua carriera. La prima volta tanti anni fa, quando era ancora in Malesia. Non conosco i dettagli. La seconda volta circa una decina di anni fa, quando era a Hong Kong e Macao".
Anche in una terza occasione, Paul Phua avrebbe rischiato di perdere tutto. Secondo la fonte di ESPN, fu proprio lo spegnimento delle luci nel match di Premier League a salvarlo.
"C'è un rumor che circola nel nostro ambiente da anni... pare che Paul abbia messo in atto il famoso "spegnimento" in Premier League per salvarsi il c**o. Non posso dire che sia andata proprio così, ma una cosa è certa: è il tipo di persona che potrebbe farlo".
"Paul Phua perdeva 30-100 milioni di dollari all'anno al Baccarat"
Paul Phua è diventato milionario grazie al suo bookmaker, ma i soldi incassati non lo hanno tenuto al sicuro dall'andare broke. Come abbiamo visto, in due occasioni ha perso tutto ciò che aveva. In che modo? Ovviamente giocando d'azzardo.
Pare che il gambler malese guadagnasse centinaia di milioni di dollari con il suo business nel betting, ma poi li bruciasse quasi tutti ai tavoli di Baccarat. Una circostanza confermata anche dal poker player Tom Hall, un altro personaggio molto interessante, che tanti anni fa lasciò gli Stati Uniti per diventare uno dei pionieri del gambling a Macao.
"Paul Phua e Richard Yong erano le due più grandi whales del mondo", dice Hall. "Perdevano tra i 30 e i 100 milioni di dollari all'anno al Baccarat".
Con questa vita sregolata, le finanze di Phua erano sempre in bilico. Finché a Macao non sbarcarono i colossi di Las Vegas.
Diventare junket a Macao, diventare miliardario
A Macao, nel 2004, fu inaugurato il primo casinò americano. Era il Las Vegas Sands. All'epoca quello dell'ex colonia portoghese era considerato un mercato piccolo ed estremamente rischioso, perché non c'era alcuna history. Era un territorio inesplorato, che i colossi del gambling osservavano da lontano, con molto scetticismo.
Non sapendo come impostare una strategia per portare clienti al casinò, il Las Vegas Sand si affidò ad alcuni personaggi dell'aerea, molto noti nel settore del gambling (legale e illegale). Il nome di Paul Phua era il primo della lista.
Il businessman malese aveva infatti decine di facoltosi clienti cinesi che perdevano cifre irreali sul suo bookmaker. Dal betting ai giochi da casinò, il passo è breve. Il Sands offre una commissione dell'1.1% sulle perdite dei giocatori portati da Phua, e Phua accetta.
Così nasce la leggenda del più grande junket della storia: Paul Phua si occupa personalmente di portare le whale cinesi da Shangai, Hong Kong Pechino e Shenzen a Macao. Si prende cura di loro, organizza il trasporto con le speed boat e gli aerei privati, prenota interi piani degli hotel per le loro famiglie e ingaggia chef personali. Li coccola, li porta nei casinò a perdere e incassa la sua percentuale. Ma soprattutto, gli fa credito. Qualcuno non paga, e i casinò non possono trascinarli in tribunale. La maggior parte, però, paga. E sui tavoli lascia cifre mostruose.
Dal Sands al Wynn
Sheldon Adelson, CEO del Las Vegas Sands, dichiara che l'investimento iniziale di 260 milioni di dollari è stato recuperato nei primi 8 mesi di attività. Il business esiste ed è estremamente profittevole. Se ne rendono conto tutti, così a Macao arrivano anche l'MGM e il Wynn.
Steve Wynn, il rivale di Adelson, apre il Wynn Macau con un investimento di 1.2 miliardi di dollari. Per rientrare in fretta, si affida all'agenzia di junket di Paul Phua, offrendo lo 0.1% in più rispetto a quanto percepisce dal Las Vegas Sands. Phua accetta e negli anni successivi diventa ricchissimo portando gli high roller cinesi al Wynn, dove perdono complessivamente miliardi di dollari.
In questo modo Phua può permettersi di perdere pesantemente al Baccarat ma andare comunque in attivo contando sulle percentuali che riceve come junket. Poi, un giorno, Tom Hall gli chiede perché si ostina a perdere i massimi al Baccarat quando potrebbe giocare a poker e perdere meno. Perché a Baccarat giochi contro il banco, a poker contro altre persone, spiega Hall.
Phua ha solo una domanda: "Come si gioca a poker?"