Se fosse un film sul film, il titolo sarebbe di certo "Chi ha paura di Poker Generation?". Nelle ultime ore sembra che il film in uscita venerdì sia diventato una sorta di minaccia per la collettività: interrogazioni parlamentari urgenti, richieste di censura, denunce da parte di associazioni consumatori....Ma di cosa stiamo parlando?
Il senatore - e membro della commissione antimafia - Raffaele Lauro (PDL), ha presentato in mattinata una interrogazione parlamentare urgente al Presidente del Consiglio Mario Monti, allo scopo di sapere "se questo film abbia beneficiato, direttamente o indirettamente, di fondi pubblici, a livello nazionale o regionale", ma anche "se l’ideologia di fondo di quest’opera possa essere inquadrata nell’ambito della libertà di espressione artistica - garantita dalla nostra Costituzione - o, piuttosto, debba essere considerata alla stregua di un’opera promozionale e pubblicitaria del gioco d’azzardo.”
Al di là del resto delle considerazioni, su almeno un punto Lauro ha fatto un buco nell'acqua: il film non ha usufruito in alcun modo di finanziamenti pubblici, ed è stato prodotto interamente (per circa 2 milioni di euro, ndr) da Fabrizio Crimi e Tiziano Cavaliere per Bros Group ltd.
Il fatto che un Senatore della Repubblica non si curi di informarsi prima di inoltrare interrogazioni parlamentari (una delle attività per le quali i nostri politici sono profumatamente retribuiti, ndr) è già qualcosa che indigna, pur se non è certo una novità...
In questo caso, comunque, la premessa è ancora peggio della stessa interrogazione, poichè Lauro aveva introdotto così le sue riflessioni sul film in uscita venerdì e di cui ieri sono iniziate le proiezioni per addetti ai lavori: un film che - a detta di Lauro - "esalta, in forma totalmente acritica e a tratti apologetica, il gioco d’azzardo (poker), come modo per riscattarsi dalle ingiustizie della vita e come percorso esistenziale per uscire dalla miseria (curare bambine e riscattare padri ubriaconi); che presenta il poker come un’opportunità sociale, espressione del merito e della legalità; che incentiverà ulteriormente l’epidemia dell’azzardo in atto nel nostro paese, causa di una devastazione sociale delle famiglie italiane e di una lacerazione del tessuto più debole della comunità nazionale."
Ok, nulla di più del solito brodino riscaldato: tutti si accorgono dei rischi dell'azzardo solo quando si parla di poker, che paradossalmente è l'unico gioco ad avere una componente di abilità a differenziarlo nettamente dai vari Lotto, Gratta e Vinci, Bingo eccetera, ma queste cose le abbiamo ripetute N volte ed è frustrante financo doverle ricordare. Ciò che fa più specie è proprio questa parte "che presenta il poker come un’opportunità sociale, espressione del merito e della legalità": qualcuno, per favore, avvisi il sen. Lauro che la pratica del poker è legale da quasi 4 anni in Italia, che è una delle poche discipline che ancora premiano il merito (in un Paese che naviga in cattive acque anche a causa della sua classe politica) e che sì, in taluni casi può essere anche occasione di riscatto sociale. E poi dimentichiamo che stiamo parlando di un film...
A proposito del film, alla conferenza stampa di ieri alla Casa del Cinema di Roma, è intervenuto tra gli altri Marco Polizzi, presidente dell'associazione di consumatori "Primo Consumo", che ha accusato il film di essere una sorta di ulteriore spot per invogliare al gioco, oltre a risultare fuorviante perchè mostra solo "vincenti". Per queste ragioni, Polizzi ha chiesto che la visione del film venga vietata ai minori di 18 anni.
Su quest'ultimo punto, è lo stesso autore Tiziano Cavaliere a chiarire ai nostri microfoni: "singolare fare queste richieste a due giorni dal debutto nelle sale. E' bene chiarire che il film ha superato - e brillantemente - il visto censura a cui è stato come prassi sottoposto". Anche sulla storia del film che mostrerebbe solo i vincenti, Cavaliere replica "non è vero, anzi quello dei due fratelli è anche un riscatto nei confronti del padre (Pannofino, ndr), che incarna la figura del perdente che gioca nelle bische sotto casa. E anche loro, comunque, quando finiscono nell'illegale perdono tutto, per poi riscattarsi in un contesto pienamente legale".
Certo nè Cavaliere nè Crimi avrebbero mai immaginato di trovarsi a far debuttare il loro film in una tale atmosfera: nell'autunno scorso ancora la situazione del debito pubblico non era ancora quella che ha poi costretto l'Italia a sanguinose manovre economiche, e non si poteva immaginare neanche la recrudescenza delle polemiche strumentali nei confronti del poker da parte di media e classe politica. Nuocerà a Poker Generation tutto questo, o potrà essere una sorta di inattesa pubblicità involontaria? E quale sarà l'impatto di Poker Generation sull'attuale dibattito intorno al mondo dei giochi in Italia?
Sono domande a cui potremo dare risposte solo nelle prossime settimane. Dopo aver visto il film.