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Valore Disatteso: #6 – The fool on the Hille

C’è una storia del periodo passato a Las Vegas l’estate scorsa che avevo omesso di raccontare nel mio blog di allora. In parte perché, al momento, non avevo modo di prevederne gli improbabili sviluppi successivi, in parte perché, diciamocelo pure, non ci facevo una gran figura.

Giorni fa però mi è capitato sotto mano questo articolo sul Main Event delle WSOP e sui ripetuti duelli tra Greg Merson e Elisabeth Hille, puntualmente vinti da quest’ultima, e non ho potuto fare a meno di ripensarci e sorridere e pensare che, ma sì, tutto sommato posso anche raccontarlo. Perciò, come dicono gli americani, here goes…

È notte inoltrata, o almeno io ricordo così, l’ora precisa a Las Vegas è sempre difficile da stabilire. La poker room del Bellagio è piena soltanto a metà, forse era davvero tardi, forse era solo una giornata “pigra”, fatto sta che molti tavoli si sono svuotati e l’action è piuttosto scarsa.
Il tavolo dove stavo giocando (e vincendo parecchio) ha ormai perso ogni interesse, perciò comincio a guardarmi intorno alla ricerca di alternative percorribili: il solito 5/10 con Somfranz e altri reg con le facce da duri che avevo imparato a conoscere, non un granché; un 2/5 con stack microscopici e azione insignificante, assolutamente no. Poi la vedo: seduta a un tavolo 2/5 quasi pieno, una bellissima ragazza dai capelli rossi osserva dai suoi incantevoli occhi chiari l’azione degli altri giocatori, completamente assorta e concentrata sul gioco, giocherellando con le dita con qualche chip dal suo stack per la verità piuttosto imponente.

La scelta diventa piuttosto semplice, tanto più che al tavolo c’è anche un’altra ragazza, per la verità molto meno interessante, una professionista di Las Vegas di cui ho già parlato a suo tempo nel blog.

Immaginatevi la scena: reso goffo ed esitante nei movimenti dai quattro o cinque rack di chips che trasportavo dal mio tavolo precedente (per chi non è stato a Vegas: gli americani fanno pochissimo uso delle chips di grosso taglio, gli piace fare i castelli…) cerco comunque di mantenere una qualche disinvoltura nel sedermi al mio posto, proprio di fronte a lei. Saluto per nome la dealer (Andrea, una minuscola e adorabile americana sulla sessantina) con l’aria spavalda di chi è del posto, saluto cordialmente l’altra ragazza (ma questa è un’altra storia), ma i miei sguardi sono tutti per la straniera dai capelli rossi che mi siede davanti. Le sorrido, lei sorride (non a me, sorride e basta), non dice una parola.

Come ogni professionista dell’online che si rispetti arrivo immediatamente a due categoriche conclusioni:

1) sicuramente lei non giocherà una mano, starà lì ad aspettare le carte, come tutte e

2) il modo più rapido per catturare la sua attenzione, ça va sans dire, è raisare tutti colpi, quest’ultima un’idea assolutamente destituita di ogni fondamento che è però piuttosto diffusa tra i miei colleghi.

Detto fatto, apro a caso le prime due o tre mani vincendo uncontested, alla quarta isolo il limp di quello che scoprirò essere uno pseudo-reg arabo che pensa bene di limp/raisarmi; foldo, ma non perdo occasione di esibirmi in una patetica battuta da nerd dell’online duro e puro “Wow, non vedevo questo livello di aggressività dal 2006!”. Inutile dire che la mia musa non raccoglie e continua a giocherellare con le chips.
La mano successiva sono di bottone e lei è di straddle. Qualche elemento dalla marmaglia alla mia destra limpa, io apro 40$ con un eccellente Q5s. Tutti foldano fino a lei che ci pensa un secondo e poi 3betta a 160$ (ovviamente siamo entrambi molto molto deep). Una volta che il limper ha foldato e la parola torna a me è il momento di esibirmi nel mio sorriso più charmant, guardarla fisso per un po’ come se stessi valutando un contro-rilancio e non come se stessi decidendo che nome dare al nostro primo pargolo, poi finalmente girare le carte quasi a chiederle scusa, quasi a dire “giocherei con te, ma proprio non posso con queste”. Dal canto suo la dolce ragazza dai capelli rossi non solo non ricambia il sorriso, ma pensa bene di mostrarmi T6o e poi sistemare le mie chips nel suo stack. Disastro. Ok, un piccolo incidente di percorso, non buttiamoci giù, si può ancora fare. Accuso il colpo in silenzio, ordino un Grey Goose & Tonic e faccio finta di nulla.

La mezz’ora successiva è estremamente deludente sia dal punto di vista pokeristico che da quello sentimentale. Vinco soldi all’incapace arabo che si atteggia a super-professionista, ma puntualmente li consegno alla bella Elisabeth e alla sua capacità di avere sempre una mano (in realtà gioca piuttosto LAG preflop, ma dopo il flop non è che si inventi chissà cosa, aggredisce quando ha un punto… il problema è che ce l’ha sempre). Il tavolo chiacchiera allegramente, ma lei non partecipa mai, sta sulle sue. Con un trionfale sforzo di socievolezza provo a coinvolgerla e, totalmente a caso, indovino anche da dove viene (“I wonder why our… Norwegian (?) friend is so silent”), cosa che mi conquista immeritati complimenti da tutti il tavolo tranne che da lei, che sta sempre zitta, sorride, gioca a poker.

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Occorre un pit-stop di riflessione, e l’occasione me la offre una delle innumerevoli pause-sigaretta del buon Scienziato, impegnato ad un tavolo vicino. Lo raggiungo subito fuori dalla poker room (nel resto del casinò si può fumare, ma i sistemi di areazione di Vegas sono eccellenti e noi non –fumatori non ne soffriamo affatto) e gli spiego lo spot complicato che mi trovo di fronte: un’algida scandinava che assomiglia (diavolo, finalmente mi era venuto in mente!) a Heather Graham (foto) con i capelli rossi in From Hell, che aggredisce a caso a poker, sorride timidamente ma non dice una parola. Scienziato non è di alcun aiuto dicendomi “boh a me non piace granché, piuttosto senti questo spot…”,   perciò è evidente che devo sbrigarmela da solo.

Ma è proprio allora che avviene l’imponderabile: mentre siamo lì, proprio di fronte alla poker-room, dove c’è lo sportsbar del Bellagio, vedo lei, Elisabeth che si allontana trafelata da i tavoli, la pelle bianchissima arrossata di rabbia, gli occhi quasi lucidi (ok, forse esagero, sono ricordi d’altronde). Corro al tavolo per capire cosa diavolo sia successo, ma non ho neanche bisogno di chiedere: il superpro arabo ha un odioso sorriso di trionfo mentre, con tutta la grazia dei suoi 150 kg, sistema in un enorme castello tutto lo stack della dolce norvegese dai capelli rossi. Il mio cervello cinico e capitalista vorrebbe affrettarsi a prender nota che un ragazzo arrogante, con un’enorme, immotivata fiducia nei suoi scarsi mezzi tecnici ha ora davanti abbastanza denaro da rendere la mia serata davvero memorabile, ma il mio cuore romantico e filoscandinavo non può tollerare lo smacco appena subito. È con parecchia tristezza che, mio malgrado, mi risiedo al tavolo, un nuovo Grey Goose & Tonic davanti e un’ottocentesca sete di vendetta nell’animo. “Ti vendicherò mia Elisabeth, te lo prometto!” (non l’ho vendicata, ho perso due spicci, poi il mefistofelico ciccione si è alzato e io ho abbandonato tavolo e speranze).

Comunque sia, io allora non sapevo chi fosse, nessuno lo sapeva. Lei era soltanto una bella, silenziosa ragazza norvegese dai capelli rossi, troppo aggressiva preflop e tutto sommato straightforward postflop. Quella sera scappò dal Bellagio, forse infuriata per una bad beat, forse rosa dai sensi di colpa per non essere riuscita a foldare quando avrebbe dovuto, forse arrabbiata con sé stessa per aver preso una decisione troppo rapida, per non aver riflettuto abbastanza, non ne ho idea.

Fatto sta che a me dispiaceva per lei, il che dimostra quanto io sia indiscutibilmente scemo, anche alla luce del fatto che lei era a due-tre giorni da una delle più incredibili godrun che possano capitare a questo gioco, andare deep al Main Event WSOP. Soldi, fama, sponsor a non finire, interviste, un’infinità di attenzioni e domande che, non posso fare a meno di pensare, si adattano ben poco con quel fascino timido e introverso che, per una divertente, improduttiva e poco memorabile mezz’ora, mi avevano così intrigato.

[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di Pokermagia

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