Vai al contenuto

Valore Disatteso: #8 - Orgoglio e pregiudizio

La prima volta hai mentito. Te la ricordi bene perché era il tuo compleanno ed era la prima volta che ti interessavi a una donna da quando Isabella ti aveva lasciato e lei ti guardava fisso negli occhi mentre te lo chiedeva ed era bella e sorrideva e tu non volevi far brutta figura, perciò ti ha preso il panico e hai mentito. È stato un paio d’anni fa.

Per il giorno del tuo compleanno, per una volta, avevi parecchie cose programmate. Ti eri vestito bene e neanche alle otto eri già al secondo vodka tonic al vernissage che una tua amica organizzava in una galleria in centro. I giovani hipster si aggiravano tra i quadri e le teche con i toys portando a spasso i loro piattini di cubetti di mortadella trafitti da stuzzicadenti e scaglie di parmigiano, sorseggiando cocktail e commenti incerti, come intimiditi dalle opere. Avevi l’impressione che nessuno si sentisse realmente in diritto di esprimere un’opinione, per non fare la figura dello snob o dell’ignorante, perciò tutti pascolavano tra gli spazi ristretti della galleria cercando di non tradire con lo sguardo alcuna emozione, contratti. Sembrava una di quelle impacciate recite amatoriali in cui gli attori sono molto più impegnati a non sbagliare che a recitare bene, ma gradualmente l’alcol e la selezione musicale del deejay stavano migliorando la situazione.

Fu all’incrocio tra un quadro di Mark Ryden, la prima strofa di Friday I’m in Love e uno sguardo al telefono per vedere se Isabella ti aveva fatto gli auguri che ti voltasti e vedesti Lavinia e ti tornò tutto in mente: quando ai primi anni di università ti faceva copiare il piano di studi perché molto più brava di te nelle questioni organizzative, quando ti accompagnava in macchina al seminario di arte contemporanea perché lei aveva la Smart e lì non si trovava parcheggio, i suoi racconti di viaggi esotici fatti, purtroppo, con il suo ragazzo.

C’era qualcosa di particolare nel suo viso e nel suo portamento, come se le mancasse la freschezza esuberante delle giovani donne, ma fosse sostituita da un’eleganza e una sicurezza già pienamente adulte, un equilibrio di toni sfumati e armonie minimali: capelli rossi, ma chiari, tendenti quasi al castano o al biondo scuro, occhi verdi e dolci, labbra chiarissime e sottili e una voce particolare, flebile, acuta.

Parlava di cosa aveva fatto negli ultimi mesi, la laurea, la fortuna di aver trovato subito un lavoro nel campo che più le interessava, le prospettive per il futuro. Poi te lo chiese, d’altronde c’era da aspettarselo, ma per qualche motivo ti colse completamente di sorpresa: “E tu che fai?”. Fu in quel momento, soltanto in quel momento, che ti rendesti conto di non avere una risposta pronta a una domanda come questa. Ora che ti eri laureato da troppi mesi per poter dire ancora “Mi sono appena laureato”, ora che, ad essere onesti, un lavoro ce l’avevi eccome, ti accorgevi che quel nastro pre-pregistrato che abbiamo tutti come risposta alla domanda “che fai?” (“Sono un neurochirurgo al San Giacomo”, “Sono un autista per una compagnia privata”) non voleva proprio saperne di mettersi in “play”. Qualche secondo, troppi per non tradire disagio, poi: “Faccio colloqui, vorrei scrivere per il cinema o per la televisione”. In fondo è una mezza verità, perché no? Ma lo sapevi di mentire, a lei e a te stesso. “Più tardi con gli amici andiamo al Micca. È il mio compleanno oggi. Perché non ci raggiungi?”. “Ma davvero? Auguri! Sentiamoci più tardi, ce l’hai ancora il mio numero?”. Almeno avevi cambiato argomento.

Da allora te l’hanno chiesto mille volte e piano piano, com’è naturale, hai trovato il modo di premere “play” su quel dannato nastro: “Sono un giocatore di poker professionista, ma non lo farò per sempre. Con il cuore sono uno scrittore”. Bisogna pur saper fare dei compromessi. Eppure, anche adesso, non è una domanda facile. A volte ti guardano con sospetto, altre con pena, e allora la rabbia ti costringe a combattere il pregiudizio con l’esibizione del privilegio; in quei casi, ancora oggi, è molto meglio mentire da subito. Altre volte ti scontri con la delusione di chi, chissà poi perché, aveva altre aspettative per te, e li è anche più dura. Devi essere onesto, spiegare l’orgoglio della libertà, confessare i tuoi dubbi. In un caso o nell’altro, la realtà è che non c’è un unico nastro che vada bene per tutti, niente “Sono un pilota di linea per l’Alitalia”. Che ci vuoi fare…

Scopri tutti i bonus di benvenuto

Malgrado il tuo umore, fu un compleanno bellissimo. Avevi un’intensa voglia di divertirti e occupare la notte e dimenticare che Isabella alla fine non aveva chiamato, che il nastro della tua vita era ancora inceppato come quei vecchi walkman che compravi per ascoltare i Pearl Jam andando a scuola a piedi la mattina, che per la prima volta nella tua vita non avevi una risposta di cui fossi fiero alla domanda “e tu che fai?”. Lavinia, però, non l’hai mai più rivista.


[Dario] è uno scrittore, professional poker player e coach di
Pokermagia

seguilo anche sui social network!

Licenza Creative Commons
Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported

Assopoker team è un gruppo di lavoro di 13 esperti editor di poker, scommesse, casinò, lotterie, sport in generale e tutti i giochi legali. Il lavoro del team è quotidiano dal 2006, anno di fondazione del sito.
MIGLIORA IL TUO POKER CON I NOSTRI CONSIGLI