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Matt Savage propone un torneo senza cellulari e tablet al tavolo, ma ne siamo tutti troppo dipendenti

Matt Savage
Matt Savage

La proposta è di quelle, come si dice, "destinate a far discutere". E anche a lungo. Matt Savage, fondatore della Tournament Directors Association ed Executive TD del World Poker Tour, ha lanciato il proverbiale sasso nello stagno: "e se facessimo un torneo in cui è vietato l'uso di cellulari o qualsiasi altro dispositivo elettronico al tavolo?"

Sia su Twitter che soprattutto - come vedete - su Facebook, il post ha avuto una larga risonanza, causando molte reazioni sia di segno positivo che negativo. Sorprende, ma fino a un certo punto, il numero di persone che vedrebbero la cosa di buon occhio. Tra i più favorevoli un pro della vecchia guardia come Lee Markholt, che sottolinea come cellulari e affini abbiano contribuito a un insopportabile rallentamento dell'azione ai tavoli. Altri semplicemente ammettono che non riuscirebbero a giocarlo perchè hanno bisogno di staccare una volta ogni tanto, o di contattare la famiglia e c'è qualcuno che rivendica la libertà di curare il proprio business mentre si trova seduto al tavolo da poker.

Un torneo senza smartphone, tablet, cuffie e occhiali da sole dove però puoi fare...

Più tardi, Savage rilancia con un nuovo post in cui ipotizza il format di questo torneo "cellular free". La proposta è ancora più netta: si parla di un singolo torneo in cui al tavolo sarebbero vietati non solo i dispositivi elettronici ma anche occhiali da sole, felpe con cappuccio e cuffie! A bilanciare questi divieti, in questo evento sarebbero permesse tre cose generalmente vietate:

  • mostrare una o più delle proprie carte
  • commentare le mani
  • parlare con i giocatori durante le mani

Il torneo avrebbe 30.000 chips di partenza (o 3 stack da 10.000 da utilizzare) e verrebbe intitolato "Triathlon".

Nel poker live si socializza...spesso
Nel poker live si socializza...spesso

Più sociale, meno social

L'intento di Savage, al di là dei benefici di avere giocatori meno distratti e più attenti a cosa succede al tavolo, sarebbe quello di rendere il poker più squisitamente "social", e non certo nell'accezione inquinata che siamo abituati a declinare ai nostri giorni, ovvero social come sinonimo di un coinvolgimento di uno o più social network. Qui Matt intende "social" nel suo significato più vero, ovvero qualcosa che favorisca la socializzazione fra persone al tavolo.

La conferma di queste intenzioni da parte del manager statunitense si ha dal suo intervento sulla bacheca del collega di Gioconews Cesare Antonini, che aveva pubblicato un articolo sulla sua proposta. Savage precisa: "Volevo solo sperimentare questa cosa in un evento e sono consapevole che questa non potrebbe diventare in alcun modo una norma generale, al giorno d'oggi. Inoltre ricordo che sarebbe comunque possibile usare telefoni e tablet in ogni momento, allontanandosi dal tavolo e in ogni caso durante le pause."

Poker vs noia

Diciamo pure le cose come stanno: durante i live praticamente tutti giocatori usano tablet e cellulari al tavolo e non certo per far sapere ai propri cari che stanno bene. Nella stragrande maggioranza dei casi, le attività a cui si dedicano i giocatori sono

  • whatsapp o altra messaggistica istantanea
  • giochi e varie app
  • poker online (anche cinese, polacco etc)
  • musica
  • film o serie tv
  • Facebook (molto più raramente Twitter)
  •  navigazione varia

Non si tratta in alcun modo di attività illecite, naturalmente. D'altra parte, il gioco live è per sua natura pieno di tempi morti e quindi i giocatori (soprattutto quelli abituati a grindare online) cercano valvole di svogo per vincere la noia. Normale e comprensibile, anche se questo porta al già citato rallentamento dell'azione.

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Gianluca Trebbi, un altro phone-addicted
Gianluca Trebbi, un altro dei tantissimi "phone-addicted"

Le regole esistenti e il pericolo collusion

Tuttavia, come sottolinea Davide "contebillo" Goffredo commentando lo stesso post di Antonini, le regole in merito già esistono e attendono solo di venire applicate. In questo senso diventa cruciale il ruolo dei dealer, che devono essere autentici vigili della disciplina al tavolo, quando è a rischio la regolarità del gioco.

Qualcun altro, come Max Enrico, sottolinea come l'uso di cellulari e tablet sarebbe strumento importante nelle mani di chi vuole truffare il prossimo magari colludendo. In verità, tuttavia, la collusion esisteva prima dei cellulari e difficilmente cesserà di esistere, purtroppo. In questo senso, vietare l'uso dei cellulari mentre si è coinvolti in una mano sarebbe di grande aiuto. L'ultimo regolamento della TDA vieta esplicitamente di parlare al telefono mentre si è al tavolo e altre atttività che arrechino disturbo agli altri giocatori. Per le altre condotte mobile-related il tutto è in genere demandato alle singole regole della casa o "house rules".

Savage l'educatore

L'aspetto che comunque fa più riflettere dell'iniziativa di Matt Savage è la motivazione più profonda che lo ha spinto a questo: "Trovo triste - e, credetemi, io sono il primo ad essere un pessimo esempio - che nella nostra società non si riesca a vivere un paio d'ore senza rimanere attaccati a un dispositivo".

L'illusione di essere indispensabili e la lentezza perduta

Quest'ultima considerazione è purtroppo veritiera e non è un mistero che il poker sia solo una - e neanche delle più importanti - sfera della vita sociale intaccata da questa sorta di nuova dipendenza di massa. La sola presenza di una rete wireless o di charging station per ricaricare i cellulari è diventata criterio di preferenza per scegliere un posto dove trascorrere la serata, ma anche per un pasto fugace. Non parliamo poi della spaventosa percentuale di incidenti stradali in cui è in qualche modo coinvolto un uso eccessivo o scorretto del cellulare. Viviamo ormai con la spasmodica esigenza di essere sempre raggiungibili, coltivando l'illusione di essere indispensabili per chiunque.

La verità è che spesso siamo più soli che mai, anche avendo 5000 amici su Facebook. Inoltre, tornando alla "noia" che prende un po' tutti durante i tornei live, forse non è solo dovuta all'abbondanza di tempi morti, ma anche alla febbre da multitasking che è così diffusa oggi e alla conseguente disabitudine alla lentezza. Siamo talmente presi dal dire, fare e pensare tante cose contemporaneamente che limitarsi a una - giocare un torneo live e osservare ciò che accade intorno a noi - sembra una sorta di supplizio.

In questo senso, una esperienza pokeristica diversa ed estrema come quella proposta da Matt Savage potrebbe essere uno dei tanti modi per provare a rieducarci,  tornando ad essere persone civili.

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"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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