Una coppia di tabaccai di Sulmona, in provincia dell'Aquila, è stata accusata e condannata (in primo e secondo grado) di aver truffato i clienti manomettendo i biglietti del Gratta e Vinci.
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Come avveniva la truffa dei Gratta e Vinci a Sulmona
Secondo la pubblica accusa, i due imputati, nel 2017, avrebbero grattato lievemente i biglietti, appena il necessario per metterli sotto al lettore ottico di Lottomatica che, leggendo il codice a barre del tagliando, ne rivelava la vincita o meno.
Così i biglietti vincenti venivano incassati tutti dalla coppia, in contanti per vincite inferiori a mille euro, e accreditate sul conto corrente per quelle superiori. L'unico dubbio che rimane, leggendo questa narrativa, è che i codici cambiano posizione di continuo e non è così facile individuare sempre dove farlo.
I Gratta e Vinci vengono stampati seguendo delle procedure e delle misure di sicurezza ben definite.
L’operazione della Guardia di Finanza ha portato al sequestro di complessivi 178 biglietti Gratta e Vinci e delle apparecchiature informatiche, alla revoca dell’autorizzazione alla vendita dei biglietti del concorso a premi da parte di Lottomatica.
Nessuno, infatti, acquistando i biglietti si era accorto delle leggere abrasioni sulla pellicola protettiva delle zone da grattare, tanto era la foga di scoprire un’eventuale vincita che gli ignari clienti non si erano accorti della truffa e avevano continuato a dare la colpa alla sfortuna, non sapendo che la dea bendata, stando all’accusa, era pilotata.
La condanna anche in Corte d'Appello
Confermata, in questi giorni, in secondo grado, la condanna per la coppia di tabaccai che si "divertiva" a manomettere i Gratta e Vinci. Oltre alla pena detentiva, è stato confermato il risarcimento del danno alla parte civile per 8 mila euro e pagamento delle spese di giudizio.
E’ una sentenza in “fotocopia” quella che il tribunale di Sulmona ha emesso a C.P. e A.S. finiti in tribunale per la truffa dei Gratta e Vinci.
I giudici aquilani della Corte d’Appello hanno confermato la sentenza di primo grado pronunciata nel febbraio 2022.
L'indagine della Guardia di Finanza e la tesi della difesa
A scoprire i fatti fu un’indagine della Guardia di Finanza .I due esercenti, assistiti in giudizio dall’avvocato Alessandra Baldassarre, si sono difesi sostenendo che la Lottomatica avrebbe fornito loro biglietti che apparivano abrasi anche nella parte numerica. Loro però non se ne sarebbero accorti, tanto da metterli in vendita, fino alla segnalazione arrivata da un cliente.
Subito i due esercenti comunicarono la segnalazione arrivata dal cliente a Lottomatica per ritirare i biglietti abrasi. Nel frattempo, la voce dei tagliandi “contraffatti” si sarebbe sparsa e sarebbe stato un esercente concorrente a denunciare tutto alla Finanza, fino al sequestro del plico. Da cui, però, non sarebbe emerso nulla di anomalo, come ha tenuto a precisare l’avvocato Baldassarre, e neppure dai conti correnti degli imputati, dai quali “non è stata sequestrata alcuna somma”. Per l’accusa invece venivano messi in vendita solo i tagliandi non vincenti e incassati gli altri.
“Ritengo che non ci siano prove per giungere alla condanna degli imputati ma a questo punto attendiamo le motivazioni della sentenza per proporre eventualmente ricorso in Cassazione”, commenta l’avvocato Baldassarre.
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