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Andrea Dato

Andrea Dato: “non mi piacciono i turbo. Voglio partecipare alla GPL”

Prosegue la nostra intervista con Andrea Dato. Nella seconda parte abbiamo parlato con lui delle nuove tendenze dell’online e live (tornei con strutture verticali), del Big Game e delle nuove iniziative del Global Poker Index, con la nuova lega voluta e ideata da Alex Dreyfus.

I turbo sono sempre più amati dai giocatori, sia live che online. Durante le tappe dell’European Poker Tour, il palinsesto è ricchissimo di MTT con strutture verticali. Ti piacciono?

Ad essere sincero, preferisco strutture più tecniche. Non gioco volentieri i turbo che per l’80% della loro durata sono in modalità push or fold. C’è sempre abilità ma molto meno rispetto ad altri format e poi, se devo essere onesto, non sono bravissimo in quelle fasi a 30x o 20x.

Sono un bene o un male per il poker secondo te?

Hanno un’affluenza incredibile, quindi tutto quello che diverte la gente, per me, è positivo.

Passiamo al cash game. So che segui con interesse l’Italian Big Game: è vero che si giocano sessioni brevi di sole 4 ore, però questo show appassiona sempre di più i fan di poker.

Calcola che in 4 ore di sessione di giocheranno 100-120 mani dal vivo. Online, con 6 tavoli aperti, ci metti 10 minuti. Non si possono giudicare i players, però è un formato che a me piace, sono d’accordo che esista: ha un sacco di seguito e quindi è un format vincente. Però non può essere preso come riferimento.

In che senso?

Quelle sessioni non sono troppo rappresentative per farsi un’idea sui giocatori. Faccio un esempio generico: ‘Christian Favale ha giocato un totale di mani xy in quattro sessioni, quindi è un player chiuso o loose’. Sarebbe sbagliato affermarlo. Non si può giudicarlo in 100 mani. Però sono favorevole all’Italian Big Game e spero che si spinga sempre di più sull’aspetto della spettacolarità. E’ un buono spot per il poker.

Passiamo ad un’altra iniziativa che potrebbe essere un bene per il nostro mondo: la Global Poker League. Tu sei stato protagonista della prima edizione del GPM: con l’Italia hai vinto il primo titolo. Che idea ti sei fatto di questa nuova iniziativa GPI?

Io ho una stima infinita per Alex Dreyfus. Il suo motto è ‘Sportify Poker’, ovvero rendere il poker uno sport. Il grande pubblico vuole un connubio stretto tra poker e soldi. Quindi rendere il poker solo una pura competizione sportiva non sarà semplice però è anche vero che i formati che crea Dreyfus sono facili da seguire per il pubblico da casa. Perché sono format molto intelligenti, fatti ad hoc per mantenere viva l’attenzione dello spettatore.

Ti piacerebbe partecipare alla GPL?

Certo, molto. E’ bello perché non c’è quel veleno per i soldi. In genere nelle fasi finali di un torneo viene fuori quella cattiveria… Invece se c’è pura competizione, emerge un poker più rilassato ma divertito.

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Magari si giocano le mani in meno tempo e viene valorizzato un format più veloce ed emozionante.

Si, certo.

Lati negativi, difetti?

Difficilmente i giocatori high stakes aderiranno. Conosco molti players che non hanno partecipato alla GPM perché non c’erano premi in palio. Il loro atteggiamento può essere criticabile ma anche comprensibile.

Credi che il poker possa diventare anche una sorta di competizione sportiva pura?

Il progetto di Dreyfus è interessante anche se è rivolto ad un tipo di giocatore diverso. Ma se piace al grande pubblico perché non farlo?

Può essere un progetto parallelo, non deve certo monopolizzare il mondo del poker.

Esatto. Può contribuire a combattere certi luoghi comuni, tipo che nel poker puoi perdere tutto in un giorno. A me piace l’accostamento con gli scacchi, come se fosse uno sport della mente. Pensiamo ad una mamma di un ragazzino di 16 anni: senza dubbio è più contenta se suo figlio gioca a scacchi. Per questo motivo sono più propenso a promuovere il poker come uno sport della mente, deve esserci questa percezione comune in futuro.

Leggi prima parte intervista

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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