Mancano pochi giorni al terzo anniversario dalla scomparsa di Chip Reese, giudicato universalmente come il giocatore di cash game più forte di tutti i tempi. David Edward Reese (il suo nome all'anagrafe) era solito dire: “Smetterò di giocare a poker al mio funerale. E solo Dio sa cosa farò dopo”. Quel giorno è arrivato troppo presto: se l’è portato via una maledetta polmonite all’età di 56 anni.
Alla vigilia di questa triste ricorrenza, a Las Vegas e dintorni, in molti si chiedono se Chip sia stato il giocatore che ha guadagnato in assoluto di più con il poker, grazie al cash game naturalmente. Sono entrate nella leggenda le sue mitiche ed interminabili scorribande al Bellagio di Las Vegas, nella Bobby’s room, dove era solito giocarsi piatti milionari. In un’occasione fece una battuta a Mike Sexton: “Ci sono due momenti nel poker che non puoi dimenticare. Uno è la prima volta che perdi 100.000$ in una notte e l’altro è la prima volta che perdi 1.000.000$ in una notte”.
Proprio Mike Sexton ha raccontato un curioso episodio: “Stavo seduto accanto a lui prima che iniziasse il Big Game (giochi cash high rolller) ed un ragazzo camminava nervosamente davanti a noi e lo sfidò in una partita heads-up 1.500$/3.000$ Stud. Dopo 30 minuti di gioco il ragazzo, tutto sudato, si è inventato una scusa ed è andato via. Chip si è girato verso di me e mi ha detto: molti giocatori sono come lui. Quando vincono, vincono un po’. Quando perdono, perdono tutto. Io sono il contrario”.
Ha dedicato gran parte della sua carriera al cash game ma anche nei tornei live si è difeso, incassando 3,5 milioni di dollari e vincendo tre braccialetti alle World Series, in particolare nel 2006 il torneo inaugurale HORSE: Chip era un fenomeno in tutte le varianti. E’ quasi impossibile quantificare le entrate nei giochi High Stakes, ma secondo i regular del Big Game di Las Vegas, Chip metteva in cassaforte ogni anno dai 2 ai 3 milioni, secondo stime molto prudenti. Moltiplicate questi guadagni per 33 anni di onorata permanenza in Nevada ed uscirà una cifra vertiginosa.
Al momento il giocatore che ha vinto di più nei tornei live è Phil Ivey con 13,8 milioni di dollari, ai quali bisogna aggiungere 18,8 milioni vinti negli High Stakes online su Full Tilt Poker dal 2007 ad oggi. Non si possono quantificare i guadagni nel cash game live ma si può dire che sia sulla buona strada, considerando i suoi 34 anni, per raggiungere in futuro le cifre record di Chip. Daniel Negreanu è in attivo di 12,7 milioni però non si ricordano vincite ingenti nei tavoli cash.
Tra pochi giorni a Las Vegas, potrebbe balzare al comando della All Time Money List per quanto riguarda i tornei, Michael Mizrachi in caso di vittoria o secondo posto nel final table del Main Event WSOP ma anche “The Grinder” partecipa solo saltuariamente a partite High Stakes. Doyle Brunson (5,5 milioni negli eventi dal vivo) è sempre stato un giocatore di cash di altissimo livello ma secondo i regular della Bobby’s room i suoi guadagni sono stati nettamente inferiori a quelli del rivale.
D’altronde si parla di un essere umano che ha sempre avuto il poker nel sangue, fin dall’età di sei anni e quando arrivò a Las Vegas per la prima volta nel 1974, ancora studente universitario, trasformò in pochi giorni il suo bankroll di 4.000$ in 100.000$, vincendo anche 60.000$ in un torneo. Nei primi due anni di permanenza nella città delle luci ha guadagnato più di 2 milioni di dollari. Proprio al college, si vociferava che il suo eccellente rendimento scolastico fosse dovuto al fatto che molti professori si erano indebitati con lui al tavolo verde.
Dotato di un’intelligenza sopra la norma, il suo gioco era considerato molto analitico ma secondo i suoi avversari, Chip Reese sembrava sovraumano al tavolo soprattutto per un incredibile autocontrollo. Era quello il suo vero punto di forza. Giocava con una naturalezza impressionante. Daniel Negreanu ha rivelato: “Grazia è la parola giusta che mi viene in mente quando lo vedevo giocare al tavolo. E’ il termine appropriato per descrivere il suo gioco spontaneo. Non gli ho visto mai fare una giocata senza senso”. Nonostante la morte prematura, il suo nome rimarrà scolpito sui tavoli della Bobby's Room e nella storia del poker ancora per molto tempo.