Nella travagliata storia del poker live italiano e del suo percorso di legalizzazione, siamo vicini allo sperato punto di svolta. Ne è convinto Domenico Tresa, presidente di Italian Rounders, poker manager e una delle figure storiche nel movimento italiano del texas hold'em.
Tresa ci ha rilasciato una lunga intervista che pubblicheremo in due parti, e durante la quale si spazia su diversi temi di grande interesse per il pubblico italiano.
E' un momento di "pre-fibrillazione" per il live e i tanti appassionati italiani che vorrebbero giocare a poker senza doversi recare in un casinò. Anche se i tempi per l'agognato regolamento sembrano ancora non chiari, la sensazione è che siamo in una fase decisiva. Italian Rounders, dal canto suo, ha da poco presentato un progetto che si chiama IR Live, che dopo aver partecipato attivamente dialogando con operatori ed istituzioni, si propone di diventare in prospettiva il principale network di nuove sale da poker sul territorio.
AP: Benvenuto su Assopoker, presidente. Che momento è questo per il poker live?
DT: C'è fiducia, perchè se è vero che ancora i tavoli sono in fase di discussione, ma tutto sembra finalmente procedere verso una conclusione positiva. Noi aspettavamo una evoluzione che consentisse una attività lecita e che desse tranquillità a chi la eroga come operatore e a chi ne fruisce come utente.
Noi come Italian Rounders siamo arrivati a questo punto legittimamente come i latori di un processo, anche perchè essendoci legati ad operatori molto istituzionali (tra cui ad esempio Lottomatica, ndr) ci siamo ritrovati coinvolti anche nella fase analitica del regolamento.
E poi IR arriva preparata anche per il nostro essere da sempre denominata e connotata come network di associazioni, piuttosto che come federazione. Non vorrei apparire presuntuoso, ma l'iter di sviluppo del poker italiano l'avevo in buona parte previsto, fatti salvi alcuni imprevedibili problemi di tempistica.
AP: Quali sono i punti chiave per il futuro regolamento secondo te?
DT: Un punto fondamentale è che il regolamento rispetti canoni di operatività, flessibilità, ma anche che conceda margini di profittabilità, senza i quali non si può pensare di avviare attività che necessitano di investimenti.
Allo stato attuale le associazioni di fatto sono enti no profit, quindi finchè si rimane nella dimensione amicale (partecipare a un semplice torneo, socializzare etc) , ma nel momento in cui tutto rientra in un contesto imprenditoriale, allora prevale la priorità di pagare per avere un servizio di un certo livello.
AP: Dalla tua percezione - diretta e indiretta - prevale l'ottimismo in questo senso?
DT: Ci sono note positive: in qualche modo, direttamente o indirettamente, siamo riusciti a informare le autorità preposte (noi come altri soggetti di questo settore che sono stati interpellati), quindi sui tavoli dei monopoli sono pervenuti documenti ed indicazioni abbastanza lineari.
Rispetto al passato sono stati applicati alcuni correttivi. Ad esempio, la famosa tassazione del 20% sul buy-in dovrebbe essere sparita insieme ad altri elementi palesemente inadeguati alla realtà. Il problema principale è che si andava a regolare attività di profit con alcuni elementi giuridici che si richiamavano alle attività no profit. Oggi mi sento di poter dire per la prima volta che le prospettive sono positive. Ci attendiamo consapevolezza superiore da parte delle autorità e un regolamento conforme alle aspettative di tutti.
AP: E a livello di tempistica, cosa prevedi?
DT: Fino a un paio di settimane fa, avrei detto giugno per la pubblicazione del regolamento e ottobre come possibile mese utile per partire con le nuove sale da poker live. Nell'ultima settimana ci sono state alcune sentenze (come la Costa-Cifone, ndr) che hanno complicato lo scenario. Non parlo di complicazioni da un punto di vista tecnico, ma solo in quanto motivo di distrazione per le istituzioni preposte a decidere sul poker live.
AP: Hai notato differenze di attenzione da parte di questo governo rispetto al precedente?
DT: In realtà lo sblocco sul poker live era già avvenuto con il precedente governo, quindi non ci sono elementi di discontinuità apprezzabili. Da semplice cittadino, mi sembra normale che in una situazione come quella attuale, lo Stato abbia un interesse ancora più alto a regolamentare e fare emergere il sommerso in questo settore.
Finisce qui la prima parte della lunga intervista a Domenico Tresa. Non perdete la seconda parte, che pubblicheremo domani: tra le altre cose, si parlerà dei problemi storici del poker live italiano con le diatribe tra le federazioni, ma anche di alcuni particolari interessanti nel rapporto tra poker live ed online in Italia, e dei dettagli del progetto IR Live.