Gianluca Speranza è stato uno dei primi talenti italiani ad emergere nel circuito internazionale: abbiamo ancora davanti agli occhi il suo heads-up nel 2011, alle WSOP Europe a Cannes, nell'evento 1.090€ NLHE quando il player abruzzese sfiorò il braccialetto. E' reduce da due tavoli finali all'IPT e conta nel live una serie di piazzamenti impressionante. E' senza dubbio uno dei veterani dell'online.
Gianluca però è sempre stato lontano dalle luci della ribalta. Un antidivo per eccellenza, non gli piace parlare molto in pubblico ma quando decide di farlo lascia sempre il segno. Con questa intervista il messaggio sembra chiaro: l'esperienza maturata negli altri mercati e dei nostri players può essere una risorsa preziosa per invertire il trend dell'online.

Il giocatore abruzzese si sta concentrando molto anche nel live, frequenta sempre con regolarità il circuito europeo: "posso permettermi una trasferta al mese a questi livelli".
Possiamo dire che sei un veterano dell'online? Hai iniziato a giocare ancor prima che venisse aperto il mercato italiano. Mettiamo a confronto dot it con dot com. Le strutture ti soddisfano sulle piattaforme italiane?
Sono completamente diverse le strutture in Italia e questo non favorisce i players. Le nostre strutture sono il risultato di quello che è successo in questi anni nel mercato. Forse solo in Spagna abbiamo una situazione simile. In Francia sono molto più evolute. Noi non siamo arrivati neanche al livello del dot com di una volta.
A cosa ti riferisci?
Mi riferisco all'offerta globale nei confronti del cliente, a quello che la room offre al giocatore. Ti posso assicurare che è più difficile fare il player in Italia che all'estero.
Per quale motivo?
Innanzitutto il field è più ristretto e c'è poco ricambio. Ti trovi a giocare sempre contro gli stessi. Ed è un campo molto più duro. Conosco molti players che giocano sul dot com e mi hanno assicurato che è più facile. Field più ampio, più fish che giocano in maniera anche diversa rispetto ai giocatori italiani meno esperti
Le conseguenze quali possono essere?
Essendo un mercato così chiuso e bloccato, alla fine i giocatori si "mangiano" tra di loro. Anche un player vincente sul dot com in Italia rischia di vincere meno, perché è costretto a giocare sempre contro gli stessi.
Secondo te quali interventi e miglioramenti si possono fare?
Alcuni palinsesti, a mio avviso, non tengono conto dell'esperienza di gioco che è maturata in tutti questi anni sul dot com e in Francia. Molte rooms straniere sono arrivate a proporre un'offerta ben definita dopo anni di test su un campione molto ampio, quello stesso campione che noi non abbiamo.
Il tuo personale consiglio?
Guardare quello che fanno all'estero e cosa offrono. Perché non guardare cosa hanno combinato gli americani e i francesi?
Il mercato aperto alla liquidità internazionale può essere una soluzione?
Senza dubbio si. I giocatori italiani vogliono confrontarsi con gli europei. Questo gioco è una continua sfida. Troppi players stanno andando all'estero ma nessuno fa nulla.
Altre soluzioni per evitare questa diaspora?
Una revisione dell'offerta, ma facendo attenzione a quello che succede fuori dall'Italia. Imitare chi ha più esperienza di noi non è sbagliato. Ricordo che Full Tilt copiava PokerStars, Everest pure. Nell'online è giusto copiare le idee che funzionano.
La crisi non aiuta.
Ma potrebbe stimolare un miglioramento. All'inizio tutti guadagnavano parecchio con il poker e non c'era molta attenzione al particolare. Ora i giocatori stanno attenti a come investire i propri soldi. E se una room non offre i tornei con le giuste strutture perché non sono tecniche, dove il fattore fortuna è preponderante, difficilmente un pro sceglierà quella room.
Secondo te la vittoria nel Global Poker Master dell'Italia è un caso?
Per me no, i nostri top 5 possono giocare alla pari con i top 5 delle altre nazioni. Non a caso i nostri portacolori giocano tutti, da anni, all'estero.