Tra romanzo e realtà, il prestigiatore Derek DelGaudio ha raccontato nel suo recente libro “Amoralman” di essere stato il regista di una grossa truffa nei giochi high stakes privati a Los Angeles, negli anni d’oro del poker, nello stesso periodo nel quale Molly Bloom organizzava le sue partite con le star di Hollywood.
Ricordiamo che negli home games di Molly Bloom non ci fu mai neanche mezza voce sulla regolarità delle partite e sul comportamento dei mazzieri.
Ben diversa l’esperienza di DelGaudio che però non dà dettagli sullo svolgimento delle partite e non fa nomi, tutti i protagonisti sono descritti con nick di fantasia.
Purtroppo questa è la realtà di alcune partite private. Ben altra cosa è giocare nei casinò ed in location autorizzate.
Il prestigiatore (protagonista di un noto spettacolo teatrale negli Stati Uniti) ha confessato di aver fatto il dealer per 6 mesi negli home games californiani ed ha ammesso la truffa: faceva vincere sempre un giocatore, nel libro denominato in modo beffardo “Honest John“.
Ai tavoli c’erano anche parecchi poker players professionisti pronti a cogliere l’opportunità di spennare qualche ricca star hollywoodiana, ma erano del tutto inconsapevoli della truffa del quale DelGaudio era partecipe.
Gli organizzatori degli home games avevano affittato una lussuosa villa e tutta l’attrezzatura (tavolo verde etc). Oltre a lui c’erano altri dealer che però non erano a conoscenza del gioco fraudolento del quale faceva parte.
All’interno della struttura lavoravano anche un cuoco, un barista e diversi camerieri.
DelGaudio aveva trovato quel lavoro attraverso un amico, Ronnie, un giocatore molto discusso di Las Vegas che avrebbe dovuto essere lui il “CardShark” . I suoi problemi con la giustizia però lo costrinsero a non lasciare il Nevada.
In questo modo è entrato in gioco Derek DelGaudio che, all’inizio, non si è fatto particolari problemi etici: per lui era solo una sfida, una grande prova delle sue abilità da prestigiatore. Con il passare dei giorni però si è reso conto che le persone reali stavano perdendo soldi veri. E da quando ha assunto quella consapevolezza, ha deciso di lasciare. Ci sono voluti 6 mesi ma alla fine ha ceduto.
Per anni è rimasto in silenzio ma con il suo libro “Amoralman: a true story and other lies” ha voluto vuotare il sacco sulla sua breve (ma intensa carriera) di dealer fraudolento e pentito come ha svelato anche al Ney York Times.