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Il lungo inseguimento di Isaac Baron: il braccialetto è finalmente al polso di “westmenloAA”

Negli anni in cui il poker online muoveva i primi passi in Italia, chi vi scrive faceva altrettanto con questo lavoro. All’inizio non credevo neanche io che potesse succedere, quindi per anni ho compreso lo scetticismo di chi meravigliava sentendo che mi guadagnavo da vivere raccontando il poker. Raccontare un gioco di carte, e farlo tutti i giorni. Se dopo 12 anni sono ancora qui con voi il merito è anche di personaggi come Isaac Baron. Proprio lui, che ha appena coronato il suo lungo inseguimento al braccialetto WSOP nell’event #16, 1.500$ No Limit Hold’em 6-handed.

Isaac Baron oggi

Quando eravamo nickname

Sì perché quando iniziai a occuparmi stabilmente di poker online le concessioni italiane non erano ancora nemmeno un progetto di legge, si stava tutti sotto un unico bacino mondiale e l’unico modo per avere quasi sempre notizie fresche era aprire la lobby di PokerStars o Full Tilt e cercare alcuni nickname. Ovviamente tra questi c’era “dariominieri”, ma i nickname segnati in rosso sul taccuino virtuale del neo cronista di poker erano nella quasi totalità stranieri. Per esempio, quando aprivi il client di PokerStars cercavi subito westmenloAA e te lo ritrovavi regolarmente in late stage di qualche grosso torneo. Dietro quel nick c’era un ventenne californiano, precisamente di Menlo Park: Isaac Baron. Vinceva tanto e vinceva spesso, così era già uno dei torneisti più “railati” (seguiti, per chi non accetta intrusioni dal pokerese) dagli appassionati e anche dagli addetti ai lavori.

Erano gli anni in cui i forum viaggiavano verso il boom, ti relazionavi con migliaia di nickname e avatar. Facebook non aveva ancora preso piede, quindi la cosa che capitava più spesso era chiederti come fosse fatta quella persona con cui avevi stretto amicizia virtuale, meravigliandoti poi quando si rivelava diversissima da come l’avevi immaginata. Ecco, è qualcosa di simile a quanto successe quando conobbi la prima volta di persona Isaac Baron.

Isaac Baron, gli EPT sfiorati e quella caccia al braccialetto

Abituato a vedere “westmenloAA” comandare tra i tavoli online, quando al primo EPT Sanremo mi ritrovai davanti questo ventenne americano timidissimo e un po’ tarchiato provai una breve e strana sensazione di smarrimento. Dal canto suo era tremendamente normale, del resto, ignorare di poter essere riconosciuto da un europeo durante un torneo di poker, ma lui era stato da subito sorridente e disponibile a raccontare qualche mano importante di cui si era reso protagonista. La sua cavalcata si concluse poi vicinissima a un final table che avrebbe sicuramente meritato. Un tavolo finale che vide Gregory Genovese e soprattutto Dario Minieri protagonisti, ma che infine celebrò la nascita di un altro eroe destinato a entrare nella storia contemporanea del poker: Jason Mercier.

Isaac Baron nel 2008, al tavolo finale dell’EPT Montecarlo

Rincontrai Isaac Baron appena un paio di settimane dopo a Montecarlo, e stavolta il tavolo finale lo centrò davvero. Quarto posto da 589.000€ per lui, con vittoria da 2.3 milioni di euro per il carneade Glen Chorny. Dopo allora, il focus di Baron si spostò più che altro sui tornei statunitensi come WPT e soprattutto WSOP, a caccia di quel braccialetto che è nei sogni od obiettivi di chiunque ami questo gioco. Era il 2009 ed era la prima edizione che poteva giocare, avendo compiuto 21 anni nel luglio precedente.

Ci ha provato diverse volte, andandoci vicino in qualche occasione come nel PLO Championship del 2014, quando chiuse quarto. Nel frattempo aveva anche centrato il miglior risultato economico della sua carriera, con un terzo da 1.2 milioni (con deal) nel PCA vinto da Dominik Panka.

Online invece ha smesso di “grindare duro” MTT da ormai diversi anni, limitandosi ai grandi eventi e continuando a giocare cash game ai mid stakes, come ha fatto a lungo. Di fatto, però, Isaac aveva smesso i panni di “Menlo”, l’eroe che nel 2007 aveva vinto il primo “online player of the year award” mai assegnato. Sparito, ma solo dai radar dell’informazione pokeristica.

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Isaac Baron
Isaac Baron la notte scorsa, con il suo primo meritatissimo braccialetto

L’agognato braccialetto, 10 anni dopo

Ce lo ritroviamo oggi, trasformato nel fisico (d’altra parte chi di noi non è cambiato dai 20 ai 30 anni?) e autore di una bellissima deep run WSOP ell’evento 6-max, una tipologia di torneo che ha sempre adorato. Un torneo lunghissimo, che lo ha visto quasi fuori quando erano rimasti in 4 e c’era stato un super cooler tra lui e Ong Dingxiang: con un board che disegnava una scala (10-J-7-9-8),  Isaac si è ritrovato a pagare i massimi con AQ in mano, per poi scoprire che Ong aveva KQ. Second nuts contro nuts e l’asiatico volava in testa con 23 milioni, quasi metà delle chips totali in gioco, mentre Baron rimaneva con 2 milioni. “Eppure, anche allora sapevo che se fossi riuscito ad arrivare in heads up qualcosa poteva ancora succedere”, confessava Isaac ai blogger delle WSOP. Così è stato.

Il torneo ha infatti avuto bisogno di un giorno supplementare perché lui e Ong Dingxiang, giunti in heads up, non erano riusciti a superarsi quando si era fatta ormai tarda notte del venerdì, a Las Vegas. “Lui avrebbe voluto continuare, anche perché aveva appena raddoppiato ed era in fiducia. Io però ero esausto e non ero affatto convinto di essere in grado di giocare al meglio, così abbiamo deciso di posticipare al giorno dopo. Avevo bisogno di dormirci su e infatti ha funzionato”, confessa Baron ai microfoni di Pokernews.

Via da Las Vegas (per ora)

Così il giorno dopo bastano un paio di mani per arrivare a proclamare un vincitore: Isaac Baron. I 407mila dollari vinti e il traguardo raggiunto non spingeranno però Isaac a rituffarsi subito nel tripudio di tornei di Las Vegas: “Non ho mai amato giocare tutte le WSOP e non lo farò nemmeno quest’anno, ho bisogno di staccare”. Dunque Baron torna a casa nella sua Los Angeles, ma non per molto: giusto una decina di giorni per disintossicarsi dalla vita frenetica e alienante di Las Vegas e poi sarà di nuovo alle WSOP.

Ah, dimenticavo un segno del destino: la mano che ha coronato il lungo inseguimento di Isaac Baron a un braccialetto WSOP è AA. Con quel vecchio nickname e dopo un’attesa così lunga, non poteva essere altrimenti.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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