L’ultima volta che lo avevo incontrato era stato circa 3 anni fa a Milano, vicino al suo negozio di antiquariato. Mi aveva raccontato della battaglia con l’Agenzia delle Entrate, che aveva colpito anche lui all’interno della famigerata “operazione allin”. Qualche aneddoto sui tempi d’oro e poi un affettuoso saluto, con quella compassata cordialità di uomo d’altri tempi che era un po’ il marchio di fabbrica di Gino Alacqua.
Oggi purtroppo scopro che di lui da ora in poi bisognerà parlare al passato, perchè pare che un cuore ballerino se lo sia portato via. Sembra che un infarto lo abbia colto nel sonno, mentre era in casa a Milano. Nella grande tristezza, il pensiero che possa non aver sofferto regala un certo sollievo.
Dell’epica e prepotente ascesa di Gino “El Diablo” nel panorama pokeristico prima italiano e poi internazionale raccontavamo quasi un anno fa in questo articolo, ignorando che poi sarebbe servito come una sorta di epitaffio, una sintesi per far sapere a chi non c’era cosa è stato in grado di combinare quest’uomo nell’arco di circa due anni.
Con Gino (come qualche anno fa con Gianni Giaroni) se ne va un’icona del poker che fu, un protagonista di primo piano di un poker che era ancora molto più “intuito e passione”, che “rakeback e GTO”. Chi ha vissuto quel periodo meravigliosamente entusiastico, sia dalla parte dei giocatori che di noi addetti ai lavori, avrà tanti ricordi da accarezzare. Che la terra ti sia lieve, El Diablo.