Dopo gli avvisi e i colloqui dei mesi scorsi, sono scattati oggi i controlli a tappeto in tutta Italia da parte della Guardia di Finanza in merito all’operazione “All in” sulle vincite maturate nei tornei all’estero dei players residenti in Italia che avrebbero omesso di dichiarare 97 milioni di dollari (73 milioni di euro), nel triennio 2006-2009.
Nella giornata di oggi, le autorità preposte hanno voluto raccogliere ulteriori prove per la chiusura dell’indagine. Come detto da mesi, l’inchiesta (giunta oramai al suo culmine) riguarda soprattutto i proventi dell’attività dei giocatori fuori dai confini italiani. Proventi che – secondo l’Agenzia delle Entrate – dovevano essere dichiarati come “redditi diversi”. Vi saranno nuove convocazioni da parte delle Fiamme Gialle in modo tale da garantire un regolare contraddittorio tra le parti.
In teoria non vi sono problemi per quanto riguarda le manifestazioni organizzate nei casinò italiani, essendo la tassazione alla fonte, anche se ad alcuni players sono state chieste spiegazioni nei mesi scorsi, sul mancato versamento di alcune ritenute. Si tratta però di casi episodici e somme modeste; sembra che sotto questo profilo tutto sia stato chiarito. Ma sulle somme contestate quanto rischiano di pagare i poker players? L’aliquota richiesta varia dal 20% al 40% e dipende da numerosi fattori.
Inoltre, secondo nostre fonti autorevoli, ad alcuni players in vista sarebbero stati contestati proventi derivanti dai contratti di sponsorizzazione, elargiti in maniera indiretta (ad esempio con versamenti sui conti gioco o altri incentivi) da alcune rooms.
Fonti ufficiose rivelano che sarebbero oltre 4.000 i giocatori coinvolti nell’inchiesta. Il numero però sembra sproporzionato. Come più volte specificato dall’Avvocato Asa Peronace su Assopoker nei suoi precedenti interventi, vi è una specifica norma del Testo Unico sulle imposte sui redditi che sancisce che i proventi legati ad i giochi di abilità, sono da considerarsi sempre come ”redditi diversi”, senza possibilità di detrarre le spese.
Per i giocatori che vogliono partecipare ai tornei live all’estero, l’affare si fa serio, perché oltre a sostenere i costi per il viaggio e l’alloggio, pagare il buy-in, vi è anche il rischio (ma forse sarebbe meglio parlare di certezze) di una contestazione da parte del fisco italiano in caso di esito "fortunato" della trasferta, a meno che non vi sia una convenzione bilaterale fiscale tra l’Italia e il paese che ospita l’evento.
E’ stato istituito uno speciale tavolo tecnico tra l’ufficio centrale per il contrasto agli illeciti fiscali internazionali dell'Agenzia delle entrate e il nucleo speciale della Guardia di Finanza e nei prossimi mesi la task forse renderà noto i primi risultati emersi alla chiusura delle indagini.
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