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Tresa: 'dal poker live possibili 15-20mila nuovi posti di lavoro'

Domenico TresaIeri avete letto la prima parte dell'intervista a Domenico Tresa, presidente di Italian Rounders e figura importante del poker italiano. Nella seconda parte di oggi Tresa continua la sua analisi sull'attuale momento, non esitando però a dire la sua sul passato (le lotte tra federazioni) e sul futuro (il progetto IR live).

AP: La storia del poker live in Italia è segnata da anni di divisioni tra federazioni, che da un lato hanno fallito nell'obiettivo di diventare interlocutore istituzionale attendibile, dall'altro hanno deluso a più riprese la numerosa utenza. Tu credi che quel tipo di passato possa pesare ancora, o che al contrario abbia insegnato qualcosa a voi operatori di settore?
DT: Guarda, in realtà alcune di queste diatribe non si sono mai sanate, anzi...Senza far nomi, alcune compagini “concorrenti” hanno abbandonato il campo smettendo di essere punto di riferimento informativo per chi ha creduto in loro, e questo credo sia evidente a chiunque sia nella community del poker.

Dal canto nostro, come Italian Rounders abbiamo naturalmente stoppato le attività in ossequio alle disposizioni dopo il 9-9-09, ma a parte l'aver proseguito ad organizzare eventi all'interno dei casinò ci siamo sempre aggiornati. E poi, giusto per fare un esempio, il mio numero di telefono è sempre stato ben visibile sul nostro sito, e sono a disposizione sempre di tanti nostri appassionati per qualunque delucidazione.

La mission per noi è quella di trasferire il concetto di community in un contesto commerciale, quindi è questo ciò che vorrei portare nelle nostre sale in un prossimo futuro.

AP: Al di là di tutti i conflitti, c'è qualche elemento per cui in passato era impossibile pensare a una regolamentazione del poker live?
DT: Fondamentalmente uno. Il poker di una volta rimaneva un discorso di nicchia, mentre oggi invece è a tutti gli effetti un'industria, quindi il modo di percepirlo si è evoluto, anche da parte delle autorità competenti.

Domenico qui all'EPT Sanremo 2010Ad esempio, non vi nascondo che abbiamo saputo come in passato importanti istituzioni non vedessero affatto di buon occhio il live. Oggi è tutto cambiato, perchè è cambiato il significato della parola poker. Questo è merito anche e soprattutto dell'esperienza dell'online, che ha fatto cadere diversi preconcetti.

AP: Quindi il poker live avrebbe beneficiato – nella considerazione istituzionale – dell'esperienza dell'online. Interessante, se si pensa che qualcuno era convinto che si fosse vietato il live per costringere la gente a giocare online...
DT: Sicuramente live ed online si completano a vicenda, è naturale e doveroso che sia così. Sull'ostruzionismo di alcuni, credo sia una considerazione molto sommaria: ai miei occhi non è mai emerso nulla del genere.

AP: Forse perchè il vero problema era rappresentato dalla tracciabilità e dai canoni di sicurezza?
DT: Esatto. Anzi, ti dirò che tuttoggi è questo il principale nodo da risolvere, attorno al quale ancora i Monopoli sono in fase di riflessione. Si parla di unica carta che identifichi il giocatore e su cui si facciano viaggiare le transazioni, e anche qui – senza falsa modestia – si tratta di qualcosa che avevo proposto in tempi non sospetti.

AP: Quest'idea della carta unica, se non erro, è allo studio per l'eventualità di permettere il cash game live. Ma ti risulta che le nuove sale partirebbero subito con questa modalità o – perlomeno per un certo periodo – si limiteranno al tournament?
DT: E' il problema principale. Se guardiamo al futuro dobbiamo pensare a un modello di business: in un'attività di poker live i costi di gestione (personale, materiali etc) sono elevati. Benchè io non sia mai stato un grande amante del cash game per vari motivi, la sua introduzione nelle nuove sale renderebbe da subito sostenibile il business. Senza il cash trovo davvero difficile che si possa impostare profittevolmente un'attività che veda nel poker il focus unico.

AP: Quindi dove va a finire il concetto di "sala da poker"?
DT: Allo stato attuale, non sarebbe sostenibile un modello di sala che si incentri esclusivamente sul poker. Se le cose non dovessero cambiare in questo senso, vedo più probabile l'idea di una sorta di gaming hall che proponga poker, VLT, magari betting, altri tipi di intrattenimento simili e anche una ristorazione interna.

AP: E' strano sentirlo dire a te, nei giorni in cui si parla di IR live...
DT: E' una questione di onestà e trasparenza. Al momento, il business plan che viene fuori è qualcosa di stimolante, ma che non può essere assolutamente affrontato con leggerezza. In questo senso, non rinunciare a nessuna delle redditività possibili appare per adesso come una strada obbligata.

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AP: Parliamo allora di IR live. State preparando il terreno, oltre che con il dialogo istituzionale, anche per quanto riguarda la formazione del personale e l'approntamento di strumenti.
DT: Con il nostro progetto partiremo dalla fase di startup, alla formazione del personale, alla certificazione dello stesso personale e anche della sala. Abbiamo già approntato un sistema di certificazioni di sala che rispetta i canoni della ISO9001. Va da sè che per completare il manuale con tutta questa serie di procedure abbiamo bisogno di vedere il regolamento ultimato.

Poi ci saranno altri aspetti relativi al marketing, che consentiranno alle singole sale di promuoversi adeguatamente. Ci saranno poi software di gestione (sala e torneo), servizi e valori aggiunti come riviste online personalizzabili e stampabili.

A fare la differenza ci saranno anche format come i campionati di network, che vedranno coinvolte centinaia di sale con meccanismi di montepremi talmente alti, da rappresentare un'ulteriore incentivo per il giocatore a venire nelle nostre sale piuttosto che in altre.

AP: Un'idea del genere significa anche occupazione...
DT: Naturalmente. Se il settore Bingo genera 12mila posti di lavoro, nelle mie stime personali credo che noi si possa fare di meglio e arrivare a 15-20mila nuovi posti, quindi rappresenteremo anche un'opportunità di carattere sociale.

AP: Il Tresa giocatore ogni tanto si cimenta e con successo, sia live come online (itacus il suo nickname su Lottomatica)
DT: Mi diverte tanto, amo molto l'aspetto agonistico. Come giocatore live apprezzo più gli eventi internazionali e le platee skillate. All'EPT Sanremo due anni fa mi ritrovai al tavolo del day 2 gente come Grospellier, Hruby e altri molto forti. L'essere riuscito a chiudere la giornata in maniera brillante è qualcosa che per me rappresenta ancora una enorme soddisfazione, forse ancora più del fatto di essere andato a premio nell'unico ept giocato.

AP: E il Domenico Tresa giocatore che si ritrova al tavolo con problemi o lamentele regolamentari, come si comporta con i Tournament Director?
DT: Cerco sempre di tenere un profilo basso, in qualsiasi situazione. Sottostai ad altre regole e a volte rinunci persino a far valere i tuoi diritti. Al limite esprimo il mio parere, ma ci sono circostanze in cui ho preferito evitare anche quello.

Anche il fatto di sedermi a volte al tavolo nei miei tornei e parteciparvi - divertimento a parte - mi serve soprattutto a tenere sotto controllo quello che accade dal punto di vista del giocatore, per vedere se c'è qualcosa da migliorare, qualche modifica da apportare. E' uno degli aspetti che rendono il tuo lavoro meno pesante, se lo fai con grande passione.

Leggi qui la prima parte dell'intervista a Domenico Tresa

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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