Il mondo del poker lo ammira e lo adora da anni, ma da oggi il nome di Dario Sammartino è destinato a travalicare gli angusti confini del giochino. Il tavolo finale centrato al WSOP Main Event mette questo 32enne napoletano sulla ribalta dello scenario internazionale, dopo avere scalato tutti i livelli dello star system pokeristico. Ma chi è Dario Sammartino? Ecco un breve profilo per tutti quelli che ancora non lo conoscono.
In questo Articolo:
Da Napoli a Sharm, con charme: chi è Dario Sammartino
Dario Sammartino nasce il 5 aprile del 1987 a Napoli da una famiglia “bene”. Una famiglia che, al di là del benessere economico, non ha mai fatto mancare a Dario non solo affetto, ma anche supporto in qualsiasi cosa facesse. Ancora oggi il padre, che è un professionista nel mondo della finanza, lo consiglia e lo fiancheggia in alcuni investimenti extra-poker che il ragazzo ha avviato, con i guadagni maturati ai tavoli.
La passione per il poker nasce in giovane età quando Dario era già appassionatissimo di tutti i giochi in cui poteva far valere intuito, abilità e quello spirito competitivo che lo accompagna fin dall’infanzia. Una naturale propensione al pensare “out of the box” che sarà una delle chiavi del successo del Dario Sammartino giocatore. Così, quando gli amici gli fanno conoscere il Texas Hold’em, per Dario è amore a prima vista.
Le prime esperienze live, fuori dai primi passi mossi nei circoli napoletani, Dario Sammartino li muove in Egitto. A Sharm El Sheikh c’era un appuntamento ricorrente, per gli appassionati di tutta Italia ma in particolare di Napoli e del sud: la Red Sea Poker Cup. Lì Dario centra i primi piazzamenti e vive le prime esperienze live, tra un tuffo in mare e qualcuno ai tavoli. La disciplina è qualcosa che si impara strafacendo e non è un percorso semplice, per una personalità esuberante come quella di questo brillante rampollo. Un ragazzo a cui non sembra mancare nulla: bello, alto, con possibilità economiche precluse alla stragrande maggioranza dei suoi coetanei, e anche simpatico.
La svolta di Malta e l’inizio del viaggio
Una prima svolta arriva a Malta nell’autunno del 2010. Dario Sammartino arriva terzo in un grande torneo che metteva in palio una sponsorizzazione con una importante poker room italiana, riservata al vincitore. La sponsorship andrà al buon Maurizio Agrello, un buon giocatore che però negli anni non si è confermato. Secondo e terzo giungono due ragazzi di nome Mustapha Kanit e Dario Sammartino, destinati entrambi a riscrivere la storia del poker italiano, oltre che a diventare grandi amici.
Dario diventa un abituale frequentatore dei principali circuiti live italiani e internazionali e tutti pronosticano per lui una grande vittoria a breve. Nel 2013 sembra la volta buona, ma Federico Piroddi lo beffa relegandolo al secondo posto nell’IPT a Sanremo. Tuttavia, la sua esplosione è solo questione di tempo…
L’anno seguente Dario Sammartino decide di trasferirsi all’estero per giocare online contro i migliori al mondo sulle room internazionali, dopo avere vinto tutto quanto c’era da vincere ai tavoli cash delle room online italiane. A ruota, Dario diventa un frequentatore del nascente circuito High Roller live, tornei esclusivi con buy-in che solo poche centinaia di persone al mondo possono permettersi.
La caccia a stimoli sempre nuovi lo porterà via via a girare il mondo. Va a vivere in Slovenia, poi Slovacchia, poi Malta, poi Austria ma lo si trova ovunque: Macao, Australia, Bahamas e ovviamente Las Vegas.
Dario, la caccia al braccialetto e il “semibluff” del 2018
La caccia a un braccialetto delle World Series Of Poker inizia per lui nel 2011 e ancora non si è conclusa. Nel 2017 diventa il primo italiano a centrare il tavolo finale a un torneo ricchissimo come il WSOP High Roller For One Drop, chiudendo al terzo posto. Ormai è una stella internazionale del poker, a cui manca solo l’acuto decisivo. Come l’agognato braccialetto, per esempio, magari proprio nel Main Event. Sempre nel 2017 Dario si rende autore di una prima deep run nel torneo dei tornei, terminato al 43° posto su 7221 iscritti. Un risultato già di per sé straordinario, ma nessuno poteva immaginare che di lì a due anni sarebbe riuscito addirittura a superarsi.
Dall’anno scorso Dario Sammartino ha annunciato una sorta di semi-disimpegno dal poker, ma senza rinunciare a inseguire i suoi obiettivi. Nessun addio, ma un rapporto con il gioco diverso da quello che è stato nei 9-10 anni precedenti, alla ricerca di una vita un po’ più “normale”. L’attrazione di Vegas e delle WSOP è però troppo forte e anche quest’anno il campione napoletano si è presentato a Sin City più agguerrito che mai. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: tre tavoli finali in discipline anche difficili come l’H.O.R.S.E. e il prestigioso 50.000$ Poker Players Championship, chiuso al 9° posto. Tutto questo prima del vero capolavoro: il tavolo finale centrato al WSOP Main Event, in mezzo a 8569 iscritti. Un risultato che gli apre le porte già a due club esclusivi.
L’ingresso in due club esclusivi
Dario Sammartino è solo il terzo italiano capace di centrare il tavolo finale al WSOP Main Event di Las Vegas, dopo Filippo Candio (4° nel 2010) e Federico Butteroni (8° nel 2015). Non solo, perché il napoletano è anche il secondo giocatore nella storia capace di centrare, nello stesso anno, sia il tavolo finale nel 50k Poker Players Championship che quello nel Main Event. Prima di lui ci era riuscito solo Michael Mizrachi nel 2010, vincendo il 50k e terminando al quinto posto (dietro a Filippo Candio) nel Main. Il resto della storia si scriverà domani notte.