Le regole vanno rispettate in quanto tali o sono semplicemente uno strumento di cui ci si serve per cui le cose vadano in quello che dovrebbe essere il migliore dei modi? Se fate questa domanda ad uno come Daniel Negreanu, la risposta rischierebbe di essere fin troppo scontata.
Il canadese è attualmente eliminato nel torneo Super High Roller dell'EPT di Barcellona, e nella giornata di ieri è stato testimone di una scena banale che ha tuttavia rafforzato le sue già note convinzioni circa la necessità di regole che siano al servizio dei giocatori, e non invece il contrario.
In sostanza, nella giornata di ieri - proprio mentre stava giocando il proprio torneo - Negreanu è stato salutato da un player spagnolo che in quello stesso momento era seduto ad un tavolo adiacente dell'Estrellas Poker Tour, ed ha chiesto al giocatore di fianco a lui di scattargli così una foto.
Il problema è che i due player iberici si trovavano in quel momento sui blinds, e nonostante fossero molto vicini al proprio tavolo il dealer non appena ha cominciato a distribuire una nuova mano ha muckato le loro carte, penalizzandoli in questo modo ben oltre il dovuto secondo Daniel.
Il quesito che si pone "KidPoker" è semplice: che cosa cerchiamo di ottenere con penalità così severe inflitte per errori che non fanno del male a nessuno? Come saprà chi già conosce il Negreanu pensiero al riguardo, il risultato a suo avviso è solo quello di allontanare i giocatori occasionali, che invece gli addetti ai lavori dovrebbero far sentire benvenuti ed a proprio agio.
Per spiegare il suo punto di vista Negreanu racconta un aneddotto che coinvolge Alberto Tomba, "colpevole" anni fa di un errore banale durante l'EPT di Sanremo che gli costò un giro di penalità senza neppure un warning: "Era un giocatore inesperto e non conosceva ogni regola del torneo, vogliamo davvero che ogni amatore stia a leggerle tutte? Mostrò le carte al flop credendo di aver vinto il piatto quando un giocatore aveva invece chiamato, e parlandoci l'anno scorso mi ha detto che da allora non ha più giocato un torneo, perché non conoscendo ogni regola non vuole prendere infrazioni continue".
Ingenuità insomma, non tentativi di raggirare qualcuno in malafede o di assicurarsi un vantaggio scorretto: in questi casi per Negreanu la strada maestra dovrebbe essere sempre quella dell'avvertimento verbale, che invece a suo avviso non viene quasi mai percorsa, preferendo passare invece subito alle vie di fatto.
Va detto che probabilmente questo è più vero all'estero che ad esempio in Italia, dove generalmente i tournament director non sembrano così inflessibili quando si trovano di fronte ad esultanze scomposte od errori marginali, proprio perché probabilmente capiscono quanto il buonsenso sia essenziale nel valutare ogni specifica situazione di gioco.
In questa occasione Daniel sembra avere assolutamente ragione: la sua crociata circa la rigidità di certi regolamenti può apparire ripetitiva e quindi stucchevole, ma in realtà "KidPoker" sa bene quanto un approccio "friendly" sia decisivo nel condizionare le scelte future di un player occasionale, per il quale per inciso anche un buy-in da 1.100 € può rappresentare una somma considerevole, e se in cambio di questa non ne ricava un'esperienza piacevole perché in futuro dovrebbe tornare a spenderla in un torneo?