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L’approccio al poker di Magnus Carlsen, con parole sue

Invece di andare in Kazakhstan a difendere il titolo di campione del mondo di scacchi, questi giorni Magnus Carlsen è volato a Montecarlo per giocare lo European Poker Tour.

Al day 3 del Main Event nel Principato di Monaco, lo scacchista norvegese si è trovato al tavolo televisivo in compagnia del nostro Dario Sammartino.

Poi ha trovato l’eliminazione in 63° posizione per una moneta di 15 mila dollari, ma in precedenza era stato intercettato dai colleghi di PokerNews: ecco come il numero uno degli scacchi ha raccontato il suo rapporto con le due carte.

“Non è la prima volta a Montecarlo”

Per iniziare Carlsen ha rivelato di aver già presenziato uno European Poker Tour, esattamente 16 anni fa.

“Stavo giocando un torneo di scacchi qui a Montecarlo e venni da queste parti per vedere l’EPT perché Alexander Grischuk, che al tempo era uno dei 10 più forti scacchisti del mondo e che ancora oggi è un giocatore di scacchi veramente forte, stava giocando il Main Event”.

Quando gli chiedono di indicare colleghi scacchisti che potrebbero riuscire bene al tavolo verde, Carlsen non ha esitazioni:

“Penso che l’attuale campione del mondo di scacchi Ding potrebbe essere un pokerista davvero forte. Lo credo perché parlando con lui ho notato che calcola molto velocemente ed è davvero davvero bravo in matematica, quindi sono sicuro che al tavolo verde potrebbe fare bene”.

Profilo basso

Parlando del suo rapporto con il poker, Magnus si pone con un atteggiamento molto umile e sembra cercare soprattutto una cosa: il divertimento.

“Non ho particolari ambizioni per il poker. Mi piace giocare, è una sfida interessante, ma non ho ambizioni di alcun tipo. Non studio il gioco e probabilmente dovrei farlo – dice ridendo – ma mi piace imparare e parlare con altri giocatori delle mani che ho giocato”.

La passione per il poker di Carlsen è sbocciata durante la pandemia, quando ha iniziato a giocare online con gli amici. Oggi dice che delle due carte non gli piace solamente una cosa ed è lo shot clock. A differenza degli scacchi quando gioca a poker non ascolta musica.

“Probabilmente dipende dal fatto che nel poker non sono così sicuro, mi sembra di dover pensare di più perché conosco il gioco meno degli scacchi e quindi avere del rumore di fondo potrebbe distrarmi. A poker non faccio altro che sedere al tavolo e cercare di seguire quello che succede”.

“Sto solo provando a imparare un po’ quindi i giudizi sulle mie linee non mi danno fastidio. Se faccio qualcosa di stupido ce lo si può aspettare, quindi è tutto ok”.

Magnus Carlsen

Una dichiarazione di umiltà

Chi è abituato a stare in vetta sa bene cosa i sacrifici necessari per arrivarci. Forse anche per questo, a poker Carlsen non si sente affatto forte. Il norvegese lo fa capire chiaramente quando gli chiedono conto di una mano giocata una mesata fa a una partita cash game live del casinò Hustler trasmessa in streaming.

“Sto solo provando a imparare un po’ quindi i giudizi sulle mie linee non mi danno fastidio. Se faccio qualcosa di stupido ce lo si può aspettare, quindi è tutto ok”.

In quella mano, con stack molto deep, il norvegese aveva tribettato 4 3 da hijack l’apertura di utg+1 e poi, unico al tavolo, aveva flattato la cold-fourbet di small blind, per poi chiamare la sua bet-bet-bet, su board 8 4 K 9 10, con l’avversario costretto a muckare A J .

Sia sul momento che a fine partita, Carlsen disse che era improbabile che l’avversario andasse in triple-barrel con tante combo di valore, vista l’evoluzione della mano.

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“Ho pensato che l’avversario fosse quel tipo di giocatore che allo showdown poteva mostrare una coppia debole, quindi ho pensato che ci fosse una reale possibilità di vederlo in bluff. Anche da giocatore debole a volte avverti queste cose e a volte hai ragione”.

Affinità e divergenze tra scacchi e poker

Tornando al gioco in cui è visto come il numero uno di sempre (al più assieme a Kasparov), Carlsen sostiene che negli scacchi le cose sotto controllo sono meno di quanto si crede per un gioco “a informazione perfetta“. Ciò aumenta le affinità con il poker che invece, come sappiamo, è un gioco “a informazione imperfetta“.

“Credo che le somiglianze tra scacchi e poker siano molte più di quelle che comunemente tutti credono. Ovviamente negli scacchi si gioca in una condizione di informazione perfetta ma anche lì devi prendere tante decisioni su calcoli che perfetti non sono. In questo senso poker e scacchi sono un po’ la stessa cosa”.

Anche quando gli chiedono chi sia lo sportivo che più lo ha ispirato nel suo percorso, Carlsen dimostra estrema lucidità.

“Generalmente, più che provare ammirazione per le persone in sé, la provo per quello che fanno. Ma penso che lo stile di Rafa Nadal nel tennis sia qualcosa che mi ha ispirato: essere tenace all’estremo e duro da rompere. Quindi credo sia lui”.

Assopoker a Monte Carlo

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Dopo anni passati a scrivere di altro, in un periodo sabbatico mi sono appassionato al poker e dal 2012 è diventato il mio pane quotidiano. Intanto ho scritto un paio di libri che niente hanno a che vedere col nostro meraviglioso gioco.
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