In questo periodo si parla sempre più spesso di Martin Kabrhel e dei suoi comportamenti al tavolo. A volte è un po', a volte molto sopra le righe, ma rimane un grandissimo giocatore e i dati dicono che video e streaming con lui si guardano più volentieri. Cerchiamo allora di capire meglio questo personaggio così particolare e cosa significa per il poker di oggi.
In questo Articolo:
Martin Kabrhel: chi è il più contraddittorio dei campioni di poker
La sua sagoma segaligna e la sua voce stridula sono entrambe ben note da molti anni, nell'ambiente del poker. Chi lo ha avuto al tavolo generalmente si divide, tra chi ne dice tutto il male possibile perché trash talker, tankatore impenitente e generalmente fastidioso e chi invece preferisce un laconico quanto inflazionato "ma ha anche dei difetti". In due parole: Martin Kabrhel.
Nato nel novembre del 1982 a Litomyšl in quella che allora si chiamava ancora Cecoslovacchia, Martin è un matematico e imprenditore, con svariati interessi che spaziano dal trading alla data analysis, fino ovviamente al poker.
La foto epica
Proprio in uno dei circuiti storici del poker live italiano, l'IPT, si fece conoscere al grande pubblico. Quella che vedete è una foto scattata nell'ottobre del 2009 dal nostro "Italian Zar":

Cosa era successo?
Siamo a 32 left dell'IPT Nova Gorica, torneo da 2.200€ che ha avuto 332 paganti. I floormen hanno da tempo chiamato le ultime mani di giornata e quella che state per leggere è letteralmente l'ultima mano del day 2.
C'è fold generale fino ai due blinds, in cui siedono rispettivamente Michele Limongi e Martin Kabrhel. Il molisano e il ceco si sono punzecchiati a lungo durante la giornata e quello che state per leggere potrebbe essere l'ennesima schermaglia tra i due, ma sarà l'ultima.
Sul livello 3.000/6.000, Limongi rilancia a 18.000, ma Martin 3-betta a 58.000. L'italiano vuole probabilmente chiuderla lì e allora piazza una 4-bet a 158.000, lasciandosene dietro meno di 140.000. Kabrhel ci pensa, in uno dei tantissimi tanking che lo avrebbero poi reso famoso, poi fa call.
Sul flop 6 8 3 , Limongi manda resto diretto per 138.500 e Kabrhel snappa, mostrando a 6 . Michele rimane scosso e si alza stizzito, alla vista delle carte avversarie, avendo lui a 10 e scoprendosi improvvisamente indietro. Dopo turn q e river 3 l'italiano e il ceco rimangono uno di fronte all'altro per lunghissimi istanti, in una sorta di duello di nervi di leoniana memoria. Poi Limongi butta le sue chips in mezzo e lascia la sala, con il proverbiale diavolo per ogni singolo capello.
Cosa è diventato Martin Kabrhel e cosa dicono di lui
Quella mano era una sorta di biglietto di presentazione di Martin Kabrhel sulla scena pokeristica internazionale. Una mente indubbiamente geniale, come dimostrano alcune sue giocate ed intuizioni. Più in generale, la qualità del suo gioco non è in discussione ed è stata comprovata negli anni dai risultati: 2 sono i braccialetti WSOP conquistati, 5 gli anelli WSOP messi al dito e quasi 15 milioni di dollari il monte vincite lordo accumulato in soli tornei live. Il tratto decisivo di Martin Kabrhel è però quello comunicativo, che demarca una netta spaccatura tra il suo mondo interiore e quello esterno.
Negli anni, se possibile, il suo table talk si è fatto sempre più marcato, segno di una strategia che Martin ha anche smesso di dissimulare. Inoltre, nel tempo il ceco è diventato sempre più a suo agio nei panni del personaggio che si è costruito, è più rilassato e questo ha ulteriormente innalzato la sua capacità di infastidire gli avversari.
A questo maggiore relax si accompagna sempre quella ampia gamma di comportamenti, gesti e situazioni che si ripetono spesso con lui al tavolo. Nessuno oggi cerca con la sua costanza di allontanare gli avversari dalla loro comfort zone, ora parlandoci, ora scrutandone pleonasticamente lo stack, ora alzandosi.
Texas Mike: "c'è bisogno di villain come Martin"
Chi lo ha avuto al tavolo, generalmente, lo detesta. Molti colleghi top player, invece, hanno imparato ad accettarlo per quello che è. In tal senso, meritano una menzione le parole di "Texas Mike" Moncek, slowrollato e trollato senza ritegno da Kabrhel in una mano non di un torneo qualunque, ma nel 250.000$ Super High Roller.
Tantissimi giocatori non avrebbero preso bene quella scenetta e quel "buona fortuna col prossimo bullet". Invece, Texas Mike non solo non si è offeso, ma ha poi ammesso che il siparietto di Kabrhel era super divertente e non solo: secondo lui, Martin è il "villain" (cattivo) perfetto per molti giocatori e appassionati e il poker stesso ha "bisogno di cattivi", o meglio di personalità che facciano "entertainment".
Il poker nella comunicazione divisiva di oggi
Le considerazioni di Moncek mi sembrano interessanti, ma non sono certo che abbiano centrato il punto. O meglio, si dice da più parti che nel poker manchino personalità forti o divertenti, ma è davvero così?
Hellmuth e Negreanu sono "vecchi" o non bastano più
Il poker ha mostri sacri come Daniel Negreanu e Phil Hellmuth che però, un po' per prolungata sovraesposizione e un po' per ragioni anagrafiche, da soli non bastano più. Diversi giovani campioni sono perfetti per motivare tanti che appassionati lo sono già, un po' meno per interessare platee differenti.
Il problema, però, sta tutto lì: attirare nuovo pubblico, che significa anche nuovi giocatori. Una cosa vitale, per il poker. Ma è davvero per questo che il poker ha bisogno dei Martin Kabrhel?
Il problema principale è quello delle leggi della comunicazione, che per definizione sono mutevoli. Da qualche anno ormai, a essere premianti sono contenuti e personaggi divisivi, polarizzanti, tutto ciò che crea una spaccatura tra un pro e un contro. Per ragioni analoghe, anche in ambiti seri o scientifici si vanno affermando figure meno specializzate ma più abili nel comunicare in video. Il tiktoker che ha accumulato due milioni di follower facendo video stupidi ha sempre un vantaggio enorme rispetto a uno studioso o una studiosa con 2-3 lauree e una conoscenza enciclopedica dell'argomento in questione.
Sulla capacità di attrazione e persuasione di personaggi e contenuti divisivi si sono giocate partite importanti, si sono vinte o perse elezioni politiche. In tal senso, il poker rimane un contesto ludico in cui l'intrattenimento è un valore fondante, irrinunciabile.
Kabrhel e Nik Grieco: l'intrattenimento prima di tutto
Viene in mente un altro caso che ha delle analogie con Kabrhel, che è quello di Nicola Grieco. Anche in quel caso, parliamo di un giocatore che piace moltissimo nel suo essere genuino al tavolo, nel suo mix unico di inglese e dialetto cerignolano. Grieco ha anche capito come sfruttare il fatto di essere un po' personaggio al tavolo, eppure parliamo di un amatore che non ha mai negato di esserlo. La similitudine con Kabrhel finisce infatti qui, perché il ceco è invece un giocatore vero, forte, capace di tenere testa ai migliori al mondo ormai da svariati anni.
In definitiva, perché Martin Kabrhel attrae così tanto?
I dati dicono che i video in cui è presente funzionano benissimo e questo vale anche per gli streaming in cui è al tavolo. Dunque, che Martin Kabrhel piaccia - vogliamo aggiungere un "nonostante tutto" - è un fatto. Proviamo infine a capirne le ragioni, in ordine sparso.
- Perché al tavolo, con lui, non ci si annoia mai
- Perché è il cattivo perfetto per chi ha bisogno di sentirsi migliore del prossimo
- Perché il suo essere senza freni è qualcosa di cui vorremmo essere capaci anche noi
- Perché il suo modo di essere "dito in c...." al tavolo è identico a un torneo da 1.000€ come a uno da 500.000€
- In definitiva, perché è indubbiamente un giocatore forte nonché unico
Immagine di copertina: Martin Kabrhel (Regina Cortina & PokerNews)