Qualche tempo fa, parlando dei giocatori più forti con cui si era scontrato su Full Tilt Poker, "Kagome Kagome" aveva dipinto Phil Ivey come il boss finale, ma dopo averci giocato a lungo lo specialista tedesco del Limit Hold'em sembra aver cambiato idea.
"Dopo averci giocato conto, mi sono reso conto che non fosse così forte come pensavo, magari le mie aspettative erano troppo elevate - ha dichiarato recentemente - Patrik Antonius era il vero numero uno". Naturalmente parla della sua variante preferita giocata in heads-up, proprio quel Limit Hold'em che i due ex pro di Full Tilt Poker erano disposti a giocare contro di lui.
Del resto è difficile trovare azione ai più alti livelli in questa specialità, specie per chi come lui ha dimostrato di esserne un maestro: non a caso "Kagome Kagome" gioca anche il Deuce to Seven, mentre al momento non sembra intenzionato a partecipare ad i tavoli di 8-game, che pure negli ultimi tempi sappiamo andare per la maggiore ai livelli più alti.
"Non penso che li giocherò prima di un anno - ha ammesso - magari potrei anche decidere di gettarmi nella mischia un po' prima, ma al momento credo sia piuttosto improbabile". Evidentemente, insomma, non si sente ancora abbastanza completo per sgomitare là in mezzo.
Luglio è stato un mese particolarmente duro, visto che per sua stessa ammissione ha perso circa 1.500.000 dollari, chiudendo in negativo una ventina di sessioni di fila: nonostante quindi siano stati probabilmente i trenta giorni peggiori della sua carriera, questo non lo ha allontanato dall'azione, a cui prende parte regolarmente.
Giocando fino al $ 2.000/$ 4.000, quando le cose vanno male il bankroll prende dei brutti scossoni...
D'altra parte fino a poco tempo fa non vedeva l'ora che le World Series Of Poker terminassero perché l'azione tornasse a pieno regime online, e quindi non pare intenzionato a farsi dissuadere dalla bad run, per quanto particolarmente pesante in questa occasione.
In fondo i videogiochi a cui è appassionato - fra questi figurano Dota 2 e Shovel Knight - non possono certo rimpolpare il suo conto in banca, e rimanere a galla nel poker a certi livelli tutto lo si può definire tranne che un passatempo. Ma in fondo, lui è il primo ad esserne consapevole: "Dovendo elencare tre caratteristiche necessarie per essere professionisti di successo direi che sono l'amore per il gioco, la capacità di introspezione ed il sapersi perdonare per i continui errori che si sono commessi e si commetteranno al tavolo".
Visto che il poker si evolve continuamente è impossibile restare al passo senza amare un gioco che va profondamente studiato, ma questo naturalmente non è sufficiente: "Tutti i professionisti hanno speso almeno 10.000 ore a giocare e discutere di poker, ma al tempo stesso dedicare 10.000 ore al poker non basta per diventare professionisti".
"Il tempo e l'esperienza fanno un'enorme differenza fra un cattivo ed un buon giocatore, ma sono praticamente ininfluenti quando si confrontano un buon giocatore ed uno eccellente - prosegue - con il gioco che diventa sempre più duro ai professionisti servono sempre più abilità secondarie per poter rimanere in cima, che vanno oltre il poker giocato". Ma quali siano, questo si guarda bene dal dirlo...