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"La guerra delle patch alle WSOP ormai è finita"

Vi ricordate quando le poker room erano disposte a spendere un sacco di soldi, pur di vedere una loro patch sul petto di un giocatore alle WSOP? Ebbene, quei tempi sembrano essere ormai giusto un ricordo.

Ne è convinto Steven McLoughlin, che l'argomento lo conosce bene visto che ricopre un ruolo di primo piano all'interno di PokerTracker: "Credo che negli anni si sia tutto ridimensionato - dice a PocketFives.com - il valore delle patch è molto diminuito. Ora le compagnie usano nuove tecniche, perché era diventato troppo costoso brandizzare un giocatore".

E come esempio cita proprio il sito delle WSOP. Molti giocatori indossano la loro patch al tavolo, gratuitamente o quasi. Ogni tanto infatti viene estratto un giocatore, a cui è assegnato un premio in denaro: se però indossa la patch, la somma è molto più alta.

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Ci sono poi accordi ancora più convenienti, ovvero quelli che assegnano ad un giocatore patchato un premio in denaro solo nel caso in cui riceva una copertura mediatica: "La vera ragione per farlo è di finire sui mezzi di informazione, se questo non succede ecco che mettere una patch su un player non ha alcun valore".

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Ma anche ad un tavolo finale delle World Series Of Poker, e perfino nel Main Event, le cose sono cambiate: "Se si escludono le eccezioni, i giocatori di alto profilo, ormai a nessuno vengono offerti 10.000 dollari per indossare una toppa". E così, o questa fa parte di un accordo ben più ampio di sponsorizzazione, oppure ci si rivolge agli "amici", o a persone che le indossano spontaneamente, senza ricevere alcunché in cambio. In fondo, perché pagare qualcuno che è disposto a fare quella stessa cosa gratis?

Del resto, in passato questa battaglia veniva combattuta specialmente da PokerStars e Full Tilt Poker, che però sono ormai una cosa sola, senza contare che l'oscuramento del mercato USA ha reso tutto più complicato.

Meglio patchare qualcuno qualificato attraverso un satellite, o magari non farlo affatto: di denaro da investire non pare più essercene come un tempo, e quindi puntarlo sui cavalli sbagliati è un lusso che sempre meno attori vogliono e possono permettersi, o almeno così pare.

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