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Dallo slowplay alle coppiette, le 4 trappole più pericolose del Poker Online

Nel corso della primissima parte del percorso di un giocatore di poker, solitamente la scalata verso una migliore consapevolezza del gioco, inizia dalle regole base, come il riconoscimento della gerarchia dei punti, per poi passare alla conoscenza della posizione, alle mani con cui giocare, ai range di apertura e poi, via via, affinare la tecnica con conoscenze meno comuni che dovrebbero portarci a diventare dei players sempre migliori.

Nella fase iniziale, si impara anche a vitare quelle trappole che ci portano, nel lungo periodo a perdere valore e, dunque, soldi. Sono quelle trappole che dobbiamo evitare diventino solide fondamenta dalle quali poi è difficile staccarsi, i famosi paradigmi dei quali dobbiamo subito fare a meno.

I consigli che leggerete in questo pezzo, sono utilizzabili nei tornei di poker online, come ad esempio quelli dell'ICOOP, su PokerStars Poker Sisal Poker

Trappole del poker online: Slowplay, il meno amico tra i falsi amici

Quando cominciamo a capire alcune dinamiche sul tavolo da poker online, una delle prime cose che notiamo, è di solito quella che, quando puntiamo in modo palesemente esagerato con un punto di estremo valore, siamo soggetti alla lettura dei nostri avversari, che, con ogni probabilità, se non hanno un punto quanto meno medio, saranno portati a foldare.

Da quel momento in poi il nostro cervello lavorerà per prendere delle contromisure, e la più immediata che sarà capace di partorire, sarà quella di consigliarci di andarci piano con le puntate, per non far scappare i nostri avversari e tenerli dentro al piatto più che possiamo.

E' la famosa tecnica dello slowplay, quella che si pone come obiettivo massimo, quello di piazzare delle size, cioè delle misure della nostra puntata, che non spaventino il nostro rivale e lo tengano dentro per massimizzare al river, con la speranza che chiuda un punto inferiore al nostro, o si inventi un bluff bizzarro, e ci paghi.

E' una tecnica che, invece, dopo qualche tempo impareremo ad utilizzare con parsimonia, solo quando abbiamo un punto difficilmente superabile. Con mani forti ma vulnerabili, puntiamo e puntiamo bene: non per “spaventare”, ma per far pagare a chi ci insegue il prezzo corretto.

Lo slowplay ha senso su board asciutti, contro avversari aggressivi che amano puntare da soli. Se il tavolo è passivo, devi essere tu a costruire il piatto, possibilmente fin da subito.

I falsi amici nel poker (foto Shutterstock)

Hero-call: la sindrome del campione in erba

Una tentazione quasi opposta a quella che abbiamo appena descritto, è invece quella di provare a fare gli eroi e chiamare al river con mani che rappresentano solo dei bluff-catcher, dei quali scopriremo il significato sul boxino che troverete in giallo più avanti.

Tra le situazioni di gioco che si imparano più in fretta, l'hero-call è quella che dà più spesso soddisfazione, non fosse altro che per il fatto che quando scopriamo in bluff il nostro avversario, chiamando con una mano di poco valore, come ad esempio high-card ( Asso Alta su un board dove è presente una doppia coppia, per citare la classica situazione ), ci pervade una sensazione di potenza assoluta, come se avessimo toccato il cielo con un dito.

Ebbene: se state giocando da poco, evitate di utilizzare questa tecnica come se fosse un amico fedele, perché, se se ne abusa, state certi che nel lungo periodo saranno più le chips che andranno dall'altra parte, rispetto a quelle che arriveranno verso di noi.

All’inizio dai più credito alla forza che alla creatività: riduci gli hero-call in spot in cui hai blocker importanti ( quando togli le combinazioni più ovvie che ti battono). In caso contrario, il tasto “Fold” è il tuo migliore amico.

Giocare tutte le mani, una delle trappole del poker online

Uno dei termini che si imparano più velocemente quando cominci a giocare a poker online e magari inizi a raccontare le mani a tuo cugino che ha iniziato da qualche anno ed è disposto a darti qualche consiglio, è: "quello lì è una calling station".

Per calling station si intende un giocatore a cui piace partecipare ad un numero gigantesco di colpi, tanto da risultare un libro aperto per chi vorrebbe portargli via chips.

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E' una cosa che dovete assolutamente evitare, non tanto perché sia un delitto o perché vogliamo limitare il vostro divertimento e la vostra voglia di gustarvi tutti i flop di questo mondo, quanto perché, se volete imparare ad essere dei buoni giocatori, capire quali mani giocare, in quali fasi del torneo e in quale posizioni aprirle, sarà assolutamente necessario.

Il significato di Bluff-Catcher

Un bluff-catcher è una mano che batte i bluff ma perde quasi sempre contro le mani di valore dell’avversario.

Con un bluff-catcher non stai “vincendo” il board… stai solo decidendo se pagare perché pensi che l’altro stia raccontando una storia falsa.

Esempi tipici di bluff-catcher:

  • Second pair (tipo hai q j su board A-J-5-7-3 e lui punta forte al river).

  • Top pair debole ( k 10 su K-8-4-9-2 contro puntata grossa).

  • Ace-high quando sono missati tanti progetti (hai a q su 9-9-6-T-3 con scale/colori che non si sono chiusi al river).

Con un bluff-catcher non si rilancia: o chiami o foldi. Se rilanci, trasformi una mano media in un bluff puro per far passare il tuo avversario.

Il valore delle coppiette

Tra le combinazioni più sexy che ci possono capitare in mano, quello della coppia bassa, assume un valore ancor più accattivante, non tanto per il valore in sé, quanto per il fatto che difficilmente prenderemo in considerazione il fatto di foldarla su un'apertura avversaria e, in caso di una 3Bet da parte di un giocatore in posizione, ancora meno saremo disposti ad andare via.

E' un errore da non commettere. Se è vero come è vero che la regoletta del "No Set No Bet" di cui abbiamo parlato nel nostro articolo di strategia, non sarebbe nemmeno sbagliato capire quali sono i costi rispetto ai benefici di questo tipo di giocata.

Non serve “difendere l’onore” della coppietta o di una mano in generale: foldare in tempo prima di lasciare parti importanti di stack, è una skill. La differenza tra chi perde poco e chi va rotto in spot dominati, nasce spesso da qui.

Poker e Sport Editor
Io sono Andrea Borea, sono nato nel marzo del 1973, e non vengo propriamente da una formazione umanistica, visto che i miei hanno sempre spinto per dare seguito agli interessi di famiglia. Dopo aver fatto per qualche tempo ciò che essi mi consigliavano, Assopoker divenne la mia vita, prima che mi chiamasse Luca Pagano per collaborare al sito PokerPoker.it e dare vita alla Pagano Events. Sono stato il primo a bloggare il Main Event delle WSOP per l’Italia da Las Vegas, nel 2008 e nel 2009. Collaborai alla stesura di due collane, “Lo sport del Poker” e “I segreti del Grande Poker”, entrambi per la Gazzetta dello Sport, sempre per Gazzetta cominciai a scrivere per un paio di anni articoli di Texas Hold’Em, prima di passare in pianta stabile con PokerStars.it. Da 6/7 anni, scrivo per ItaliaPokerClub, BetFair, PokerStarsNews, PokerStarsLearn, Ludos Academy.
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